Chapter 1- Nerissa

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Fin da piccola, fin da quando, per evitare di vedere la mia compagna di banco  il giorno dopo un litigio, fingevo di avere la febbre per assentarmi, il mio modo per risolvere i problemi è sempre stato uno: scappare. A 18 anni, un bel po' di anni dopo, non era cambiato un granché infatti quel giugno mi ritrovai a quasi un migliaio di kilometri da casa pronta a trascorrere l'estate in un luogo dove non conoscevo nessuno se non, tramite un fugace scambio di email, la receptionist del resort che mi aveva assunta per la stagione estiva. Quel settembre avrei iniziato l'università perciò, quel lavoro non rappresentava per me l'apice delle aspettative lavorative ma un mero modo di allontanarmi da casa dove la quotidianità, giorno dopo giorno, mi stava spegnendo. Qualche mese prima trovai un annuncio del resort in cui erano richiesti animatori, bagnini e personale di cucina perciò, senza sperarci troppo, mandai il mio curriculum in cui c'erano varie esperienze da babysitter e da animatrice raccolte durante gli anni di liceo per pagarmi gli sfizi. Cercai solo successivamente le foto dell'isola e del resort, non mi sarei mai aspettata fosse un'isola quasi interamente dedita al turismo. Era davvero piccola, con immense spiagge, un piccolo centro abitato e numerosi resort. Quando comunicai la mia decisione in famiglia non la presero bene, mia madre la prese come "ennesimo modo per dimostrarle che non apprezzo la sua compagnia" ma, dopo il diploma, iniziò ad accettare la notizia. Dopo aver preso l'aereo fino a CHARLESTON, dovetti prendere un traghetto per arrivare a st.john poiché, essendo un'isoletta, era sprovvista di un aereoporto. Giunta al piccolo porticciolo, cercai di seguire le indicazioni di Google Maps, che dopo una breve camminata, mi fecero arrivare di fronte ad una imponente insegna con su scritto "tropical oasi resort" che segnalava cosa delimitasse la lunga recinzione bianca. Entrai dal cancello già aperto e mi diressi,  seguendo diligentemente le insegne attraverso l'ampio giardino, verso la reception. Venni accolta da una receptionist sulla quarantina dalla folta chioma bionda che, essendo alle prese con un gruppo di turisti, si limitò a darmi delle chiavi ed a congedarmi con la promessa che, appena si sarebbe liberata, mi avrebbe dato tutte le informazioni di cui avevo bisogno. Portai su i bagagli fino al terzo piano che era segnalato con un'insegna "riservato al personale" e cercai la stanza "28C", come segnato sulle chiavi. Salendo le scale, oltre ad imprecare per la pesantezza delle valigie, notai che lo stile del resort era davvero tropicale. L'arredamento era per lo più sul bianco e sull'azzurro con la presenza di varie piante e conchiglie che suggerivano l'atmosfera di un'oasi, le ampie vetrate rendevano lo spazio in tutt'uno con l'esterno e dai piani più alti, si vedeva proprio l'estensione dell'oceano. Camminai lungo il corridoio e cercai la stanza che riportava quel numero, trovai la stanza e cercai di girare le chiavi ma non girarono, riprovai a forzarle ma senza alcun risultato. Al terzo tentativo la  porta si aprì, ma senza che io abbia fatto nulla infatti, davanti a me si materializzò la figura di un ragazzo con l'espressione di una persona che è appena stata svegliata che mi guardò con aria interrogativa. Fui colta talmente alla sprovvista che non seppi cosa dire, alzai le chiavi e mostrai il numero scritto sopra.
-Mi hanno dato queste per la mia stanza- cercai di spiegare l'accaduto senza averlo capito neanche io.
Il ragazzo si limitò a guardare le chiavi con aria accigliata.
-Ah, sono le chiavi sbagliate- disse semplicemente.
-Nel senso che, è in realtà la 29 ma c'è scritto 28, sono invertite da anni-  spiegò notando la mia espressione confusa. 
-Torno a dormire- aggiunse poi, dopo uno sbadiglio e mi fece un cenno di saluto portandosi due dita alla fronte a mo' di marinaio e richiuse la porta.
Proprio socievole. Pensai sarcasticamente e mi diressi verso la porta accanto.   Entrai nella mia stanza. Non è molto grande: ha un letto posto al centro alle cui spalle è presente una grande finestra, un grande armadio occupa il lato destro mentre il sinistro è occupato da una piccola scrivania e una cassettiera su cui poggia una piccola TV. Mi avvicinai alla finestra e osservai il cortile interno del resort occupato da una grande piscina accerchiata da lettini, una piscina più piccola alla periferia con degli scivoli e un chiosco. Allungando lo sguardo, oltre la siepe di recinzione del resort, è possibile vedere l'oceano che si staglia oltre le lunghe spiagge. Sorrisi a quella vista. Un'euforia mai provata prima si impadronì di me, feci in piccolo salto e girai un paio di volte su me stessa. Mi sentivo realizzata: avrei vissuto sola, badando a me stessa, guadagnandomi ciò che avrei speso senza dover rispondere a nessuno. Sorrisi nuovamente. Decisi che avrei sistemato tutto subito e mi sarei diretta di sotto, non vedevo l'ora di conoscere qualcuno. Quell'estate era mia, mi sarei goduta ogni attimo. Aprì l'armadio e capì, da una prima occhiata che non avrebbe contenuto tutte le mie cose ma fui felice di avere uno spazio tutto mio. Svuotai i vestiti, erano tutti abbigliamenti estivi: t-shirts, top, pantaloncini, gonne, vestitini, costumi, qualche felpa ma mi sembravano tutti così adatto al contesto, tutti così da spiaggia che ne fui estasiata. Lasciai nella valigia solo le felpe e le tute poiché non ci entravano nel piccolo armadio e mi sembrarono fuori contesto in mezzo a quei abbigliamenti così estivi. Andai nel bagno, era davvero piccolo ma aveva un cassetto dove misi la pochette con i trucchi e le maschere. Posai in un cofanetto aperto la spazzola, gli elastici, le fasce per capelli e infine sistemai lo shampoo e il bagnoschiuma nella doccia. Quello spazio era totalmente mio. Fu la voglia sfrenata di rendere quello spazio totalmente mio a portarmi a svuotare subito i bagagli altrimenti, conoscendo la mia pigrizia, ci avrei messo mesi a svuotare tutto. Sentivo una stanchezza fisica devastante addosso ma la mia mente era totalmente sveglia, non mi sarei potuta addormentare neanche con tutto l'impegno del mondo. Dovetti presto accendere la luce poiché il sole che entrava dalla finestra calò del tutto permettendomi di osservare un bellissimo tramonto che non mancai di fotografare. Amavo fotografare i momenti, immortalarmi per sempre. Ero quel tipo di persona che, qualunque tramonto o alba vedesse sentiva la necessità quasi fisica di fotografarli. Decisi che avrei fatto una doccia veloce e sarei scesa al piano di sotto e così feci. Indossai degli shorts in jeans larghi e una maglietta grigia scura con una grafica arcobaleno sulla schiena che riprendeva una scritta sulla spalla sinistra con scritto "enjoy every moment". La maglietta mi arrivava a filo con l'estremità dei pantaloncini perciò non la trovai fuori luogo o troppo volgare per un primo incontro con il personale, misi le solite Nike court visione bianche  con dei calzini del medesimo colore che arrivavano poco sopra la caviglia dove avevano un piccolo arcobaleno. Non era un chissà grande outfit ma ne fui fiera, presi il cellulare che avevo messo a caricare e uscì dalla stanza portandomi le chiavi in tasca. Scesi al piano di sotto e andai al bancone della reception, la signora di prima mi venne incontro.
-Scusa cara, sono stata impegnata tutto il pomeriggio, sei andata in camera?- mi chiese subito.
-Sisi, ho sistemato i bagagli lì, grazie mille.- le dissi e sorrisi.
-Comunque, piacere io sono Nerissa- le ripetei anche se glielo avevo detto appena arrivata questo pomeriggio.
-Io sono Grace- disse sorridendomi.
-In realtà non c'è molto da sapere, a livello lavorativo ti spiegheremo tutto domani direttamente. Colazione, pranzo e cena sono offerti da noi, la mensa è al primo piano.  Quando la mensa è chiusa ci sono le macchinette nei vari piani- mi spiegò indicando le macchinette di fronte a noi.
-Questi sono i tuoi orari, principalmente devi intrattenere i bambini nell'area gioco o nella piscina per i piccoli ma questo lo vedrai direttamente domani. Inizi domani pomeriggio, è un turno al giorno-  mi disse passandomi un foglio un una tabella di orari.
-Se hai qualunque dubbio puoi chiedermi in qualunque momento - aggiunse poi.
Non mi vennero domande in mente ma sapevo che, più tardi, me ne sarebbero venute in mente tantissime.
-Al momento è tutto chiaro ma sono sicura che domani avrò mille dubbi - dissi accennando un sorriso e lei rise leggermente.
-Ti accompagno alla mensa, staranno servendo la cena infatti sto morendo di fame- disse uscendo dal bancone e andammo nella mensa.
Al centro dell'ampio spazio, anch'esso ricco di vetrate, c'era un grande tavolo con numerose pietanze e numerosi tavoli sparsi con gruppi di famiglie e non seduti. Si diresse verso una tavolata con vari ragazzi seduti e capì subito che si trattava dei ragazzi del personale.
-Ciao ragazzi, lei è Nessa. La nuova animatrice- disse annunciandomi al tavolo.
-Nerissa- la corressi ma accennando un sorriso per non sembrare brusca. Ero in imbarazzo, non sapevo cosa dire ma fortunatamente tutti, a turno, iniziarono a presentarsi e l'imbarazzo iniziale fu smorzato. Kelvin, Kya, Hunter, Travis, Lisa, Natasha, Liam e una sfilza di altri nomi a cui, dopo due minuti, non avrei più saputo associare una faccia se non alcuni. Kelvin è un ragazzo biondo con gli occhi azzurri e un grandissimo sorriso, Kya è una ragazza con la pelle scura e dei ricci meravigliosi, Hunter è il ragazzo che ho svegliato mentre cercavo la mia stanza. Gli altri nomi con li ricordai.
-Vai a prendere la mangiare, sarai affamata - disse Grace, la receptionist indicandomi il buffet. Fui talmente impegnata durante la giornata che non mi resi conto della fame, presi una cotoletta, delle patate al forno e un po' di pane e tornai al tavolo prendendo posto tra Hunter e Kya. Di fronte a me c'era Kelvin che mi sembrò un ragazzo molto estroverso infatti cercò di intraprendere una conversazione fin da subito chiedendomi di dove fossi.
-Philadelphia, tu?- chiesi a mia volta.
-Clayton- mi rispose ma non avevo la più pallida idea di dove si trovasse.
Parlammo durante tutta la cena, fui felice di trovare compagnia. Kelvin si alzò per fare il bis e Hunter, che sono a quel momento non mi aveva rivolto parola se non nelle presentazioni iniziali, si voltò verso di me.
-Scusa se prima sono stato un po' brusco, mi ero appena svegliato e appena sveglio sono in un universo parallelo.- mi spiegò. Apprezzai davvero quella spiegazione.  Era un ragazzo davvero alto (cosa che notai al nostro primo incontro), dai capelli scuri raccolti in un ciuffo disordinato e gli occhi del medesimo castano chiaro, i lineamenti marcati ma non acuti.
-Non ti preoccupare, anzi scusami per averti svegliato - dissi a mia volta.
-Alla fine sei riuscita a trovare la stanza?- mi chiese.
-Sisi, era quella accanto - dissi portandomi alla bocca una forchetta di patate al forno. Erano davvero buone.
-Prima estate qui, vero?- mi chiese e si prese una forchettata di spaghetti al sugo.
-Si, tu invece sei qui da un po'?- chiesi poiché, per come aveva posto quella domanda, ebbi questa impressione.
-Si, sono anni che passo l'estate qui- mi disse alzando lo sguardo verso di me e scrutandomi il volto. Mi obbligai a masticare in maniera contenuta poiché mi sentì a disagio sotto il suo sguardo.
-Che si fa da queste parti?- chiesi per avere maggiori informazioni sulla vita qui.
-È una piccola isola quindi non c'è grande movida, nel centro ci sono vari pub e un club ma come divertirti lo trovi sicuramente - disse ammiccando e si voltò nuovamente in direzione del suo piatto.
-Noi abbiamo la nostra routine di portare plaid, alcol e spuntini vari e accendere un fuoco il spiaggia, se ti va puoi unirti - intervenne Kya, seduta alla mia sinistra, che suppongo abbia ascoltato la conversazione.
-Oh si, mi farebbe piacere, grazie - le dissi. Sembrava un tipo di serata ideale con la giusta compagnia.
-Che turno hai domani?- mi chiese.
-Di pomeriggio - risposi.
-Ottimo, perché anche io ho quel turno. Mi occuperò di spiegarti come funziona - disse sorridendomi.
-Perfetto, grazie. Anche tu sei animatrice, giusto?- le chiesi.
-Si, anche se l'anno scorso ero una bagnina- mi disse e continuammo a parlare per un po'.
Dopo un'oretta tutta la stanchezza che non sentì fino a quel momento mi crollò addosso e decisi che era ora di andare a dormire, promisi a Kya che il giorno dopo, dopo il turno di lavoro sarei andata con loro in spiaggia e salì al piano di sopra. Tolsi i pantaloncini e le scarpe e mi gettai sul letto addormentandomi in tempo record.

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