Capitolo 14: Scontro - ✓

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«Get down!» tuonò Dave.

Afferrò il corpo di Noah dalle braccia e si gettò verso i sedili, tirandolo con sé per sfuggire alle pallottole esplose dalle armi di quelli che adesso il soldato poté definire dei veri e propri terroristi. Non ci volle un genio a capire che quel volo sarebbe dovuto precipitare in mare, cancellando chiunque vi fosse a bordo, persino gli stessi artefici dell'attentato; che fossero lui e Noah i bersagli, adesso era chiaro come il sole. Al rumore degli spari, i passeggeri emisero grida acute di terrore, immobilizzati nei loro posti e divorati da un panico che il movimento tremante dell'aereo aumentava a dismisura.

Nascosti in mezzo ai sedili, Dave si sollevò appena dal corpo di Noah, disteso sul pavimento e con il fiatone per quello che era appena accaduto; scoccò un'occhiata alle sue spalle e si accorse che una donna era stata presa in pieno da un proiettile vagante sul braccio. Stava urlando dall'orrore alla vista del sangue, mentre un uomo – sicuramente il marito – stava tentando inutilmente di fare pressione sul foro per placare la sua agitazione. Doveva fare qualcosa, e alla svelta. Se un colpo avesse erroneamente preso una finestra, l'intera stanza avrebbe rischiato di depressurizzarsi e, se non avesse fermato la discesa a picco del veivolo, non ci sarebbe stato alcun atterraggio d'emergenza per salvare tutti quanti da quella tragedia. Doveva disarmare i quattro uomini, i quali si stavano avvicinando velocemente verso di loro. Ritornò su Noah con occhi decisi e imperturbabili.

«Rimani giù. Non muoverti assolutamente da qui, hai capito bene?» lo avvertì con tono severo, liberando la sua Colt M1991A1 dalla prigione di nome marsupio; lo spostò sul retro dei pantaloni, cosicché da avere i caricatori alle sue spalle. Tolse la sicura e caricò il colpo in canna.

Noah puntellò le mani ai lati dei sedili, sollevando quantomeno il busto dal pavimento. Da dove proveniva quel tono austero e lontano dalle corde di chi non aveva intenzione di smetterla di scherzare e di punzecchiarlo? Il suo volto aveva subito un cambiamento drastico che faticò a registrare, forse per via dell'ansia che si insinuò nelle sue vene da disorientarlo; c'era troppo rumore, troppe urla, troppa confusione. Dave lo stava fissando con lo sguardo di chi non stava avendo a che fare con un suo collega, bensì con un civile da proteggere e da salvaguardare. Avrebbe voluto contestare quel tipo di atteggiamento, ma non ne era in grado. 

Annuì impercettibilmente, deglutendo il nulla, di quanto gli si fosse seccata la gola a causa di quell'episodio fuori programma. Si sarebbe aspettato di tutto, ma non un attentato in aereo. Non osava minimamente osservare l'esterno dal finestrino alle sue spalle; rimase pietrificato sul posto, vedendo Dave mettersi accovacciato per preparare una qualche manovra d'azione. Cosa avrebbe dovuto fare da solo contro quattro persone armate? Doveva proteggere l'intero equipaggio, la donna di fronte a lui stava sanguinando. E se un altro civile venisse colpito, ma mortalmente?

«Abbassatevi tutti! Tenete la testa quanto più nascosta! – ordinò il soldato, il suo vocione alto da sovrastare qualunque altro suono. – Andrà tutto bene! Questo fottuto aereo arriverà in Spagna: avete la mia parola!» dire che era adirato, era dir poco; lo si leggeva dagli zigomi contratti dalla rabbia.

I civili non proferirono verbo, oltre alle urla di panico; obbedirono, chinandosi con il torace per ripararsi. Perfetto. Pensò Dave, serrando le labbra in una linea sottile. Dalle fessure del sedile intravide due di loro venirgli incontro, mentre gli altri due si trovavano nel corridoio al di là della fila centrale; avrebbero dovuto oltrepassare i civili in mezzo, e ciò li avrebbe rallentati, permettendo a lui di farli fuori. E poi stare in cinque in quello spazio ristretto avrebbe compromesso la loro vittoria. Era da solo, era vero, eppure l'ambiente poteva giocare a suo favore, sebbene vi fossero dei civili.

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Il soldato americano era in trappola, questo fu il primo pensiero di Trent. Non appena l'aereo aveva incominciato la sua discesa, lui e i suoi tre compagni, Averil, Nigan e Kean, si erano messi in moto per raggiungere l'obbiettivo che avrebbe potuto ostacolare la loro missione. Dopo che lo aveva visto irrompere nel magazzino dove Barney Gonzales si era rifugiato, Jason aveva impresso nella sua testa quale fosse la sua fisionomia; non aveva avuto il tempo di scattare una foto, tuttavia lo riconobbe a primo impatto in aeroporto, accompagnato da quell'altro ragazzino occhialuto di cui non aveva memoria. Li avrebbero eliminati ad uno ad uno. Se non ci fossero riusciti loro, ci avrebbe pensato l'aereo.

MIND OF GLASS: OPERATION Y [REVISIONATO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora