CAPITOLO QUARTO - parte 1

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Rouge si avvicinò al portone d'ingresso del palazzo; era piuttosto vecchio, di legno, con una piccola toppa graffiata in cui dovevano entrare chiavi altrettanto piccole. Una serratura semplice, un gioco da ragazzi per Rouge.
La ragazza aveva imparato ad aprire porte e chiavacci parallelamente ad usare gli artigli per uccidere; era stata parte della sua "crescita".
Estrasse dalla tasca dei pantaloni logori un filo di ferro arrugginito e ricurvo, e lo inserì nel buco.
Fece un paio di movimenti lenti e sicuri, muovendo il filo tra gli ingranaggi con esperienza, finché non si udì un leggero "sclock".
La porta si aprì con un cigolio, ed il corridoio illuminato si allungò davanti ai suoi occhi.
La ragazza salì le scale con disinvoltura, giocherellando con le unghie di ferro, fino a raggiungere il terzo piano. Valutando la forma del palazzo, capì subito quale delle quattro porte che vi trovò fosse quella giusta.
Si avvicinò e sorrise sotto alla maschera, mentre premeva il campanello.
Un suono corto ed acuto provenì dall'interno dell'appartamento, seguito dal rumore strido di una sedia che strusciava contro al pavimento.
-Chi è?-. La voce della donna pareva essere molto vicina; probabilmente adesso era in piedi dietro alla porta.
Rouge non rispose; sapeva per esperienza che alla fine la vittima avrebbe aperto ugualmente.
-Chi è?- chiese ancora.
Tre o quattro secondi dopo, la donna girò la chiave nella serratura ed aprì con insicurezza. Non appena vide la raccapricciante maschera di Rouge tentò di urlare e rinchiudere la porta, ma non riuscì a fare nessuna delle due cose. L'assassina le tappò la bocca, graffiandole le guance con gli artigli, e bloccò la porta con i piedi; si fiondò dentro all'appartamento e la sgozzò prontamente, lasciando che il suo corpo cadesse a terra. Con la felpa sporca di sangue, fece un rapido giro della casa per assicurarsi che non vi fosse nessun'altro, poi tornò ad occuparsi del cadavere.
Ridendo follemente si sedette sul petto immobile della donna, ed accarezzò il contorno del suo viso con le unghie; poi, con un gesto lento e preciso, estrasse i suoi bulbi oculari.
Erano marroni, proprio come li aveva chiesti il padrone.
Rouge si alzò in piedi, soddisfatta, ed osservò il cadavere che giaceva a terra. Ormai la sua tecnica era impeccabile, era diventata un'assassina con i controfiocchi.
Sorridendo si diresse nuovamente alla porta ed uscì, richiudendola dietro alla sue spalle, per poi scendere le scale del palazzo.
Quando giunse al primo piano, all'improvviso un rumore attirò la sua attenzione e la fece voltare di scatto. Qualcuno o qualcosa si era appena mosso oltre una porta socchiusa, da cui non filtrava luce. Era una situazione decisamente insolita.
Incuriosita, Rouge si avvicinò con cautela alla porta, con i nervi tesi; sporse leggermente la testa lanciando lo sguardo all'interno, e vide qualcosa che la stupì.
Un uomo, sui cinquant'anni, era accucciato sul pavimento del salotto intento a versare qualcosa di liquido sul pavimento.
Appoggiata accanto a lui vi era una borsa contenente diversi falconi di prodotti per la pulizia, ma anche altri oggetti non ben definiti. L'uomo sembrava agire cautamente, ed osservare con strana attenzione le mattonelle del pavimento sotto di lui, avvicinandovi il viso. La stanza era avvolta nel buio ed era possibile vedere il contorno degli oggetti solo grazie alla fioca luce dei lampioni che filtrava dalla finestra.
Rouge aggrottò la fronte. La situazione la incuriosiva, ma non si sarebbe avvicinata per nessuna ragione.
Tuttavia, senza preavviso, l'uomo scattò agilmente in piedi e si lanciò contro di lei.
Si era già accorto della sua presenza, stava solo fingendo di pulire.

Rouge - Sangue e Ferro (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora