Mi risvegliai da quel sonno profondo, la ferita continuava a pulsare ma non ce n'era più traccia. Mi guardai intorno e non mi sembrava più di trovarmi in quella catapecchia, ma in un'infermeria, ero sdraiato su un lettino d'ospedale e le pareti bianche di quel posto mi facevano sentire soffocato, ho sempre odiato la luce, ho sempre avuto un rapporto difficile con i posti troppo illuminati, preferivo assai stare nella penombra dove potevo guardare tutti da lontano senza farmi notare.
Improvvisamente la grande porta bianca che portava fuori dalla stanza si spalancò, rivelando una mia vecchia conoscenza delle superiori, si chiamava Federico ed era uno dei ragazzi di 5, facevo una scuola di fotografia e lui era sempre intento con la macchina fotografica ad immortalare ogni attimo, se la portava sempre al collo. Rispetto a me è veramente alto, penso sfiorasse almeno il metro e ottanta, occhi nocciola, biondo capelli corti con il solito taglio con il ciuffo che aveva ogni ragazzo di quella scuola, un naso abbastanza grande e delle labbra non troppo carnose.
Click, un flash mi accecò gli occhi.
<< Stai bene?>> Mi stropicciai gli occhi per colpa della luce della fotocamera
<< spero non la posterai sul tuo blog >> dissi guardandolo di sbieco, a lui scappó un sorriso.
<< Non sei venuto male, potrei farci un pensiero>>.
Accennai una risata e cominciai a fissare il vuoto.
Accanto a me c'era una finestra che sembrava proiettare l'ignoto per via della nebbia, che rendeva uggioso l'ambiente fuori dalla stanza.
Mi ha sempre suscitato delle strane sensazioni l'infermeria, un lettino isolato in una stanza e se ti andava bene veniva qualcuno a tenerti compagnia, altrimenti potevi rimanere anche delle ore da solo a guardare il soffitto, o come in questo caso la finestra, era l'unica finestra della stanza e per risparmiare sulla luce la si teneva sempre aperta essendo sprovvista di luci a led.
Click << questo sole è accecante >> mi girai verso Federico << cosa stai dicendo? non c'è un filo di luce >>
Mi rigirai verso la finestra e la nebbia sembrava scomparsa e al suo posto si trovava un enorme sfera gialla che sembrava spaccare le pietre.
Improvvisamente sentì qualcuno sedersi sul lettino.
<< Sai vorrei non averti mai conosciuto>>.
<< Scusa? >> Federico giró la testa verso di me, il suo viso mostrava un pallidume più malaticcio, rispetto a pochi minuti prima e la sua carne sembrava iniziare a deteriorarsi, quasi come se si stesse invecchiando o sciogliendo, la mandibola lentamente appariva sempre più dislocata dal resto della faccia e come se non bastasse i suoi occhi sembravano intrisi di sangue blu.
Mi saltò addosso e mi morse il braccio con violenza, ma non sentii alcun dolore, chiusi gli occhi dallo shock e adesso l'unica cosa che aleggiava nell'aria erano delle urla, ma non le mie.
Spalancai le palpebre con agitazione e mi risvegliai di nuovo, stavolta nel mondo reale, dove vedevo le pareti fatte di legno, il soffitto logorato e pieno di muffa.
Da un lato avrei preferito stare in un mondo onirico piuttosto che questo nuovo mondo utopico di zombie diventato reale.
Mi sembrava di essermi svegliato nel bel mezzo della notte, vicino a me avevo Sara completamente addormentata su una sedia e l'altra ragazza era messa in posizione fetale per terra, coperta da uno strato di tessuto in cotone rosa.
Cautamente provai ad alzarmi dal lettino, in cui mi trovavo, il braccio continuava a provocarmi un dolore lancinante, che non smetteva mai un secondo di bruciare, per fortuna almeno aveva smesso di sanguinare ed era ben compresso da una garza.
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RED IS BLUE
AdventureL'epidemia zombie è appena iniziata, due amici di nome Giulia e Samuele vengono sorpresi da un'ondata improvvisa di non morti, mentre passavano il fine settimana a casa della nonna del ragazzo per un pigiama party. Cercando di sopravvivere, i due, i...