Il primo ordine

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Solo dopo una lunga trafila burocratica di controllo documenti, impronte digitali e interminabili attese, finalmente mi fanno entrare nella stanza per interrogatori della stazione di Polizia. È una stanza vuota, asettica e senza finestre, proprio come una stanza per interrogatori dovrebbe essere. Seduto a un tavolo c'è quello che quasi certamente è un poliziotto, però in giacca e cravatta. Quando entro non mi degna neanche di uno sguardo, continua a leggere alcuni libri sparsi davanti a lui. Sgarbatamente mi ci fanno accomodare davanti indicandomi un piccolo scomodo sgabello dove sedermi. Rimasto solo con lo sbirro incravattato cerco di far trasparire una certa indifferenza anche se il motivo per cui siamo qui lo sappiamo entrambi. L'incravattato ha quell'aria arrogante da poliziotto, quella che hanno tutti gli sbirri convinti di poter risolvere ogni problema a modo loro. Non dice una parola ma si sistema meglio sulla sedia scrutandomi con interesse, come se mi fossi improvvisamente materializzato davanti a lui. Lo ignoro volutamente sbirciando con aria indifferente i libri sparsi sul tavolo. La maggior parte di questi li conosco, sono testi generici di analisi e sistemi risalenti al paleolitico, roba da liceali. Siamo sulla strada sbagliata, non sono sicuro che questi sappiano con che cosa hanno a che fare. All'improvviso lo sbirro si sporge verso di me e per un attimo mi si stringe lo stomaco, pensando che mi voglia tirare una sberla. Invece mi fissa da più vicino e mormora le parole:

"Nome utente 12000457".

Lo dice soppesando bene la pronuncia e senza smettere di fissarmi. Rimango basito a guardarlo per alcuni istanti. Per un attimo mi chiedo se non stia scherzando e voglia prendermi in giro. Questi dovrebbero essere quelli bravi quelli che sanno risolvere il problema!

"Nome utente 12000457".

Ripete imperterrito con tono ancora più insistente, un ringhio minaccioso, un ordine perentorio perfezionato forse da anni d'interrogatori a delinquenti. Razza d'imbecilli, davvero credono di risolvere tutto con una password? Continua a fissarmi. Trattengo l'impulso di alzarmi e scappare via, non vorrei trovarmi qui questi sono tutti impazziti! Non hanno capito niente! Proprio mentre mi chiedo se la porta sia stata chiusa a chiave questa viene aperta ed entrano altre due persone. Uno è palesemente un poliziotto anche lui in borghese, l'altro lo conosco bene. È una specie di super-guru dell'informatica, nel nostro ambiente è considerato un mito, una leggenda i suoi lavori sono pubblicati su numerose riviste. Vedendolo ho un vago senso di sollievo, forse non siamo messi così male. Entrano e si mettono in piedi uno alla mia destra e l'altro alla sinistra, iniziano a osservarmi con aria accusatoria. È una situazione surreale a quest'ora dovrei essere a casa mia seduto sul divano con il mio laptop in braccio!

"Lei non ha idea" Sboccia l'anziano guru con tono perentorio "Lei non ha la minima idea di quello che sta succedendo". Dal basso del mio sgabello mi prendo il mio tempo, li fisso a lungo uno alla volta e incrociando le braccia dico: "No, in effetti non ce l'ho".

"Adesso basta!" Si alza di botto quello alla scrivania con l'evidente intenzione di menarmi.

"Calma". Dice l'anziano mimando un gesto protettivo. Ovviamente dirigeva lui le indagini.

"Forse è meglio che partiamo dall'inizio"

L'incravattato rimane per un attimo interdetto e fa un passo indietro con malcelata delusione.

"Ci racconti tutto per favore, noi l'ascolteremo" Dice l'anziano alla fine con tono conciliante.

Sbuffando controvoglia quello alla scrivania torna a sedersi come gli altri due che prendono due sedie e mi si mettono a fianco. Come cavolo ho fatto a cacciarmi in questa situazione? Appollaiato sul mio sgabello, con lo sbirro che non vede l'ora di menarmi, non posso fare altro che iniziare a raccontare.

"Come certo sapete sono un programmatore in una nota azienda d'informatica ed ho una certa dimestichezza in analisi di criptazione e sono uno dei più giovani partecipanti al..."

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