Dunque immaginai subito che fosse stata mia sorella.
Ma come nascondere il mio carattere da vero e proprio fifone? Mi riesce difficile anche quando sono in compagnia di Mary, la ragazza più carina e dolce dell'intera scuola, beh ma queste sono storie di quando ero in Svezia.
Col cuore in gola, il quale potevo ascoltare benissimo mentre il buio mi stritolava lasciandomi senza respiro, e le intestina pulsanti, udibili anche queste, mi feci avanti con le mani sudate e tremolanti, queste tenevano stretto un normalissimo coltello da cucina.
Continuai a chiamare il nome di mia sorella, c'era silenzio, non piangeva più nessuno, quando sentii una mano toccarmi la spalla, mi girai appena sentii appena la mano sulla mia spalla inarcata, portai avanti il coltello.
"Che cavolo combini? Vieni a letto."
Diamine. Mio padre. Sospiro di sollievo, mi scuso ma mio padre non vuole proprio sentirmi, è abbastanza nervoso, credo di averlo svegliato, cerco di spiegargli che Elizabeth si è probabilmente persa, ma mi prende il coltello dalle mani, lo mette a posto e finisce la sua comparsa con la solita frase accompagnata dall'indice puntato alle scale: Fila a letto.
Obbedisco. Credo sia meglio non parlare ancora.
Raggiungo il secondo piano ma mi dirigo prima per sicurezza verso la stanza di Elizabeth, per vedere effettivamente se fosse lei la persona che piangeva. Cosa di cui ne ero sicuro. beh, sono fifone, certo, ma non credo a zombie, fantasmi... Nah, non sono il tipo.
Mi affaccio, lei c'è.
Dorme, e da un bel po', anche perché se si fosse addormentata da poco... sarebbe impossibile, conoscendola so che non prende facilmente sonno, soprattutto in stanze nuove o di altri.
Cerco di non pensarci troppo, raggiungo la mia stanza, mi metto sotto le coperte e apro le tende della finestra, creando più luce.
Mi raggomitolo e chiudo gli occhi...
Sento una botta sulla fronte, apro gli occhi toccandomi la parte colpita, a terra c'è una catena, il ciondolo è un crocifisso, e accanto un gomitolo di lana cremisi.
Guardo per logica avanti a me, avendo colpito la fronte, ma niente, c'è l'armadio, seguito dall'angolo che mi spaventa più di tutti, è vuoto, sì, è un semplice angolo vuoto, ma da lì mi sento osservato.
Mi guardo attorno ma nessuno.
Prendo il gomitolo e noto delle chiazze altrettanto rosse, leggermente più scure, tendono sul marrone, non sono umide o bagnate, ma secche.
Che fosse sangue?
Inizio a ridacchiare, sicuramente è uno scherzo di mia sorella o dei miei genitori, mia madre ama giocare ancora. Dunque sospiro, roteo gli occhi e mi sdraio, chiudo gli occhi.
Buona notte.
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Lamenti dal campo di fiori.
Horror"Una nuova casa. Delle leggende. Dei disegni. Corri. C'è scritto sul muro, col rosso. Sangue? Oops, buio."