PROLOGO
"Sapeva quello che sapeva: che il mondo reale è pieno di magia, quindi è facile che i mondi magici diventino reali."
(Salman Rushdie)Era notte fonda, i rami degli alberi sembravano artigli pronti a ghermire chiunque vagasse da quelle parti. Il mormorio dell'acqua era l'unico suono udibile. Neanche gli animali notturni emettevano suoni, quasi fossero spaventati dalla presenza dell'ibrido.
Pioveva a dirotto quella sera, il cielo era un manto di nuvoloni grigi che non accennavano ad arrestare il diluvio.
Però Klaus Mikaelson conosceva le paludi del Bayou come le sue tasche, dunque procedeva a passo spedito. Era lì per un solo motivo: riaccendere l'umanità di Artemis.
Erano due settimane che cercava una soluzione per salvare Artemis e solo negli ultimi due giorni sembrava giunto a una conclusione. L'unica persona che poteva aiutarlo era Mabel, la nonna di Artemis.
Sapeva che la sua famiglia non avrebbe acconsentito al suo piano, perciò aveva preferito muoversi da solo. Si spinse oltre le paludi per raggiungere la capanna dove Mabel si era rifugiata.
"Klaus Mikaelson, quale dispiacere ti porta qui?"
La donna sbucò dagli alberi con un fascio di erbe fra le braccia; dall'odore sembravano fasci di eucalipto, gelsomino e anice stellato.
"Sono qui per tua nipote. Immagino tu sappia la ragione della mia visita."
"Vuoi riaccendere la sua umanità. Ardua impresa."
Klaus sospirò, era stanco di sentirsi dire che la sua impresa era faticosa e inutile. Quasi sembrava che a nessuno importasse aiutare Artemis.
"Beh, qualcuno deve pur farlo dato che non interessa a nessuno."
Mabel inarcò un sopracciglio, quella frecciatina non la toccava affatto.
"Quella ragazza si trova nei guai perché ha incontrato te, come del resto tutte le persone a cui ti avvicini. Rovini tutto ciò che tocchi."
Klaus ghignò benché dentro di sé sapesse che quella era la verità: lui da sempre distruggeva chiunque si avvicinava. Forse era quella la sua maledizione.
"Accuse a parte, hai qualche consiglio da darmi per aiutarla?"
Mabel sbuffò e alzò gli occhi al cielo, non era in vena di essere misericordiosa, ma poi ricordò a se stessa che quella comunque era sua nipote.
"Artemis è molto più potente di quello che pensate. La sua magia ha origine dall'oscurità, ma questo lo sanno in pochi."
"Mi stai dicendo che Artemis ha un potere malvagio?"
La donna aprì la porta della baracca e con un cenno del capo lo invitò ad entrare, considerato che non esisteva nessun proprietario. Klaus si appoggiò alla parete mentre lei passava in rassegna le erbe colte.
"Ricordi l'estate in cui la città fu messa sotto inchiesta perché sparivano molti turisti?"
"Non ero qui ma mi è giunta voce. Cosa c'entra?"
Mabel si accomodò su uno sgabello e incominciò a togliere la terra dalle piate.
"Quell'anno Yvette e Oscar avevano sedici anni, era il momento di imparare i primi rudimenti di magia nera. Ciascuna congrega teneva le lezioni nelle proprie cappelle del cimitero. Mentre i nostri ragazzi studiavano i pericoli della necromanzia, la congrega di Oscar insegnava ai suoi ragazzi la storia della nostra specie. Ad un certo punto cominciarono a scomparire numerosi turisti e la polizia non sapeva come procedere con le indagini. Uno sciamano Tremé raccontò di aver visto Oscar aggirarsi nel cimitero con una sacca sospetta. Il giorno dopo scoprimmo la cappella del cimitero in cui erano stati gettati i corpi senza vita."
"E perché Oscar rapiva i turisti?" domandò Klaus.
"Non lo abbiamo mai accusato ufficialmente perché non c'erano abbastanza prove, ma la verità è che la sorella gli fornì un alibi e le congreghe non poterono mettere in atto nessuna azione contro di lui. Il perché dei rapimenti non fu mai spiegato."
"Ma scommetto che tu avevi una teoria al riguardo."
Mabel sospirò e lasciò perdere le erbe, catturata ora in un vortice di ricordi dolorosi.
"Sì, io e mio marito avevamo una teoria. Alle vittime mancavano il cuore e il fegato, il che indicava un rituale connesso all'anima. Pensavamo che Oscar volesse imparare a manipolare l'anima delle persone. E credo che per questo motivo Artemis sia così forte."
"Quindi secondo te il potere di Artemis sarebbe stato ampliato dai sacrifici compiuti da Oscar?"
"Sì, esatto. Ecco perché sarà ancora più difficile restituirle l'umanità."
Klaus soppesò le parole di Mabel, sembrava che ci fosse dell'altro che andava svelato.
"Ci sono altre informazioni di cui dovrei essere a conoscenza?"
"Io credo che Oscar abbia scelto mia figlia proprio perché sapeva che discendeva da una strega dell'anima."
"Credi che Oscar abbia usato la magia nera su Yvette quando era incinta di Artemis?"
"Può darsi." Rispose Mabel.
"Grazie per le dritte."
Aveva incominciato a piovere, Klaus si coprì col cappuccio e lasciò la baracca di Mabel. Con la velocità da vampiro raggiunse l'auto e si mise al riparo dal diluvio che stava prendendo forma.
"Quindi crediamo alla vecchia?" domandò una voce.
Klaus non sussultò. Guardò attraverso lo specchietto retrovisore e vide Artemis seduta dietro. La ragazza scavalcò i sedili e prese posto accanto al guidatore.
"Mi hai seguito?"
"Ovviamente. Succede questo quando non condividi ciò che scopri."
La ragazza allungò le gambe sul cruscotto e con la punta dello stivale iniziò a picchiettare sul vetro.
"Sono passate due settimane dalla fuga di Oscar, non ho scoperto molto. Stamattina Freya, dopo innumerevoli tentativi, è riuscita a localizzare Mabel e mi sono precipitato."
"In quindici giorni Oscar potrebbe essere arrivato ovunque." Replicò lei.
"Stiamo provando a rintracciarlo ma ha lanciato su se stesso un potente incantesimo di occultamento. Freya, Vincent e Davina tentano in ogni modo di localizzarlo."
Artemis storse il naso, c'era qualcosa che non la convinceva in quella storia.
"Oscar non può aver fatto tutto da solo. Qualcuno deve averlo aiutato ad evadere e lo ha aiutato anche con l'occultamento."
Klaus mise in moto la macchina e si diresse verso la città. Pioveva da ore e il terreno della palude era più fangoso del solito.
"Poche persone hanno accesso alla prigione magica, quindi il o la complice rientra in quella lista."
"Ho esaminato la prigione ma non ho trovato tracce di scie magiche." Disse Artemis.
Klaus imboccò la strada principale e, anziché svoltare per tornare a New Orleans, guidò in direzione del cimitero.
Il La Fayette di notte appariva come l'ingresso all'inferno con i suoi cancelli che rilucevano alla fioca luce delle torce.
"Hai deciso di seppellirmi?" domandò Artemis.
Klaus scese dall'auto e le rivolse un ghigno divertito.
"Mai dire mai di questi tempi."
La ragazza gli mostrò il dito medio e poi lo seguì per entrare nel cimitero. Per fortuna non c'era nessuno e loro potevano agire indisturbati.
"Allora, che ne pensi di quello che Mabel ha detto su Oscar e sulla magia nera?"
"Chi manipola l'anima ha sempre a che fare con la magia nera. Immaginavo che il mio potere derivasse da una fonte oscura."
Klaus lanciò un'occhiata ad Artemis e notò che era tranquilla, aveva parlato come se stessero discutendo del meteo.
"La cosa non ti turba?"
"Ho perso la mia umanità, niente mi turba al momento. Mi dà fastidio che io non riesca a trovare quello stronzo per fargliela pagare."
"La vendetta contro i propri padri è logorante." Disse Klaus.
"Dici così solo perché tu hai fallito."
"Artemis..."
La ragazza si voltò con uno scatto repentino e strinse la mano fino a che non esplosero le vene del cervello di Klaus. L'ibrido cadde a terra con la testa fra le mani e il respiro mozzato dal dolore.
"Non provare a farmi nessuna lezioncina, tu che hai voluto vendicarti di Mikael per secoli."
"O-o-k...okay..." sussurrò Klaus.
Artemis aprì la mano e lui tornò a respirare. Si rimise in piedi e si spazzolò la terra dai pantaloni.
"Che ci facciamo qui?" chiese Artemis.
"Io sono qui per incontrare una persona, tu mi stai pedinando."
La ragazza fece una smorfia, non era in vena di scherzare, e si inoltrò fra le tombe. Passò accanto alla cripta della famiglia Dumont e fu grata a sua madre per non averle dato il cognome di Oscar.
"Quella cripta è tua, puoi entrarci quando vuoi." Disse Klaus.
Artemis stava per replicare quando udì un fruscio fra gli alberi. Sollevò le braccia nel caso avesse dovuto fare ricorso alla magia.
"Klaus, sei t... Artemis!"
Nathaniel stava sorridendo a trentasei denti. Non vedeva la sorella da settimane, da quando le avevano proposto di entrare nella congrega e lei si era rifiutata.
"Ciao." Disse lei.
Non provava nulla nei confronti del fratello. Per lei era solo l'ennesima persona che le passava davanti gli occhi ma non per il cuore.
"Ignora tua sorella, Nate." Suggerì Klaus.
"Che sgarbato!" commentò Artemis con ironia.
"Non avere l'umanità a davvero schifo." Disse Nate.
"Anche non avere la lingua per parlare."
Klaus alzò la mano per intimare Nate a non rispondere e non alimentare il carattere spietato della ragazza.
"Perché mi hai chiamato, Nate? Spero ci siano novità."
"Nelle ultime due settimane abbiamo lavorato sodo per trovare mio padre, ma con scarsi risultati purtroppo. C'è una cosa che va segnalata: ieri mattina ho ispezionato il suo appartamento in cerca di indizi e ho scoperto che il suo grimorio non c'è più."
Artemis si appoggiò ad una colonna e incrociò le braccia mentre nella sua testa vorticavano una serie di riflessioni.
"Qualcosa non torna. Il rischio di essere visto nel Quartiere era troppo alto. Se fosse tornato per riprendersi il grimorio sicuramente qualcuno lo avrebbe visto dato che erano i giorni di carnevale e le strade erano sempre piene di gente."
"Oppure è stato il suo complice a recuperare il grimorio." Disse Klaus.
"Credete che mio padre abbia un complice?" chiese Nate, scioccato.
"Non scappi da una prigione magica con uno schiocco di dita." Disse Artemis.
Nathaniel aprì la bocca per difendersi ma una scossa lo interruppe. Seguì subito una seconda scossa di terremoto che costrinse Artemis a reggersi ad una tomba.
"Che diamine sta succedendo?"
Un'altra scossa la fece scivolare e Klaus l'afferrò in tempo prima che cadesse. La ragazza si divincolò da lui e tornò a reggersi da sola.
"E' opera di Oscar?" indagò Klaus.
"Non lo so, ma di sicuro è un terremoto magico." Rispose Nathaniel.
"Dobbiamo tornare in città adesso."
Artemis sentiva la bile risalire su per la gola. Il viaggio di ritorno in macchina era stato lungo e tremendo perché la terra tremava come se fosse sul punto di esplodere.
Il Quartiere era caduto nel caos totale. Cittadini e turisti gridavano e correvano per mettersi al riparo, i genitori si caricavano i figli in spalla per toglierli dalla strada, la polizia dava indicazioni su dove rifugiarsi.
"Qualcosa non torna." Mormorò Artemis fra sé.
"Artemis, andiamo!" gridò Klaus.
L'Originale cercò di strattonarla ma lei lo trattenne e gli indicò i palazzi.
"Aspetta! I palazzi non stanno crollando. Niente sta crollando. Non c'è pericolo."
"E' solo un modo per spaventarci." Aggiunse Klaus.
"Niklaus!"
Elijah correva verso di loro con il bavero della giacca sollevato per proteggersi il viso dalle raffiche di vento.
"Il resto della famiglia?"
"Freya sta cercando di trovare l'origine del terremoto. Keelin ed Hayley stanno aiutando le persone a nascondersi. E Rebekah sta controllando il Quartiere dai tetti."
Artemis alzò la testa e vide la vampira bionda immobile come una statua con gli occhi fissi sulla folla che scorrazzava e strillava.
"Ma se Oscar è lontano, chi sta scatenando il terremoto?" rifletté Artemis.
"E' magia?" indagò Elijah.
"E' una lunga storia. Ci pensiamo dopo. Adesso fermiamo l'incantesimo." Disse Klaus.
Artemis sobbalzò quando alle sue spalle comparve Rebekah, sembrava un fantasma nella nebbia.
"Freya dice che l'epicentro è il Rousseau. Andiamo!"
Il gruppo si diresse al pub mentre la polizia sfollava i vicoli e tutti i locali del centro. Artemis andò a sbattere contro una bambina che si era nascosta dietro una macchina, piangeva a bassa voce e stringeva il suo peluche. Qualcosa dentro la ragazza si accese e si spense in un secondo. Era un barlume di umanità che si era risvegliato.
"Ehm... c'è una bambina qui, facciamo attenzione."
"Me ne occupo io." disse Rebekah.
La vampira si allontanò insieme alla bambina e Artemis si accodò agli altri due Originali che si preparavano a fare irruzione nel pub.
"Artemis, guarda. Cos'è quello?" domandò Elijah.
La ragazza sbirciò attraverso la vetrina e vide un uomo snello che stava a braccia aperte al centro di un cerchio di sale. Davanti a lui, sul pavimento, c'erano degli strani simboli tracciati col gesso.
"Dobbiamo cancellare quei simboli sul pavimento, sono rune da cui prende energia l'incantesimo."
"Ai suoi ordini, milady." Disse Klaus.
Mise la mano attorno al pomello della porta e una scarica lo sbalzò all'indietro, facendolo finire contro un'auto.
"Si è barricato dentro." Disse Elijah.
"Ma non mi dire!" replicò l'ibrido.
Una scossa particolarmente violenta fece cadere Artemis a terra e con la gamba urtò un cumulo di vetri rotti che le si conficcarono nella carne; il jeans ben presto si impregnò di sangue.
"Questo stronzetto deve essere fermato."
"Sai cosa fare?"
Klaus l'aiutò ad alzarsi e lei si scostò spingendolo via. Nonostante il dolore alla gamba, il vuoto lasciato dall'umanità scomparsa prevaleva su tutto.
"Dobbiamo cancellare quei simboli sul pavimento per fermare il terremoto."
"Io ed Elijah lo distraiamo e tu elimini i simboli."
Artemis si sgranchì le dita e ripassò in mente un incantesimo che Vincent le aveva insegnato tempo prima.
"Sono pronta."
Elijah spalancò le porte del Rousseau e con la super-velocità si avvicinò allo sciamano. Klaus, intanto, prese un coltello dalla cucina e mirò al braccio dell'uomo. Il dolore costrinse l'uomo a bloccarsi e interrompere il rito.
"Ora!" gridò Klaus.
Artemis chiuse gli occhi e fece un respiro profondo per richiamare a sé il potere.
"Supprimer la poussière. Supprimer la poussière. Supprimer la poussière."
Un soffio di vento invisibile fece tintinnare i lampadari e i bicchieri e le bottiglie. I simboli disegnati dallo sciamano furono spazzati via e immediatamente il terremoto si fermò.
Lo sciamano si voltò a guardare Artemis con gli occhi iniettati di sangue.
"Tu! Che tu sia maledetta."
La ragazza sorrise sinceramente divertita da quella minaccia che la perseguitava da quando era arrivata a New Orleans.
"Ops, per maledirmi dovrai metterti in fila e la lista è lunga."
L'uomo cercò di avventarsi su di lei ma Klaus lo agguantò per il braccio ferito e lo obbligò a inginocchiarsi.
"Adesso ci facciamo una bella chiacchierata."
Artemis bevve il tè che Keelin le aveva preparato e che conteneva il sangue di Klaus in modo da guarire il taglio alla coscia.
"Che schifo. E' amaro."
"Colpa del sangue di vampiro." Ridacchiò Keelin.
Artemis sentì la pelle tirare e poi richiudersi in una manciata di secondi; era una sensazione davvero spiacevole.
"C'è qualcuno?"
Keelin e Artemis trovarono Vincent in cortile che si guardava attorno in cerca di qualche membro dei Mikaelson.
"Ehi, Vinc. Tutto bene?" lo accolse Keelin.
"No che non va tutto bene! Un terremoto magico ha appena colpito la città!"
Artemis sollevò le mani per bloccare la raffica di parole che l'uomo era sul punto di riversare.
"Calmati. Abbiamo avuto una giornata difficile, non abbiamo tempo per le tue crisi."
"Scommetto che tutto questo abbia a che fare con te. Dico bene?"
"Non lo sappiamo. Elijah e Klaus stanno interrogando lo sciamano." disse Keelin.
"Lo stanno torturando." La corresse Vincent.
Proprio in quel momento un urlo scosse le pareti del palazzo, al che Vincent sospirò con rassegnazione.
"Andiamo a vedere." Disse Artemis.
"Ascoltami bene perché non lo ripeterò di nuovo: se non ti decidi a parlare mi vedrò costretto a tagliarti la lingua dal momento che non ti serve."
Klaus tirò forte i capelli del prigioniero e gli schiacciò la guancia contro il pavimento.
"Niklaus, non esagerare." Gli intimò Elijah.
Klaus, che non sopportava più il silenzio dell'uomo, staccò dalla parete un lungo coltello dalla lama affilata e la puntò alla gola del prigioniero.
"Mozzarti la lingua ti causerà una emorragia che ti ucciderà entro un'ora. Oppure puoi parlare ed essere libero."
"E' qui la festa?" disse Artemis.
Scese nelle segrete del palazzo insieme a Keelin e a Vincent. I jeans erano macchiati di sangue ma Klaus sentì che la pelle si era risanata.
"Il nostro ospite è reticente." Disse Elijah.
Keelin notò una macchia scura sul polso dell'uomo e si inginocchiò a controllare, essendo protetta dalla barriera magica innalzata da Artemis.
"Questo tatuaggio ha qualche significato?"
Il tatuaggio in questione raffigurava una bocca con una spada fra le labbra e il manico dell'arma era a forma di E.
"Non è un tatuaggio. E' il simbolo di una fratellanza." Spiegò Vincent.
"Spiegati meglio, per favore." Disse Elijah.
"Non ne so molto. So solo che secoli fa a New Orleans nacque un gruppo di sciamani che si facevano chiamare Esiliati. Erano sciamani cacciati dalle congreghe per crimini commessi contro gli umani. Questi uomini, dopo la condanna all'esilio, si rifugiarono nel Bayou e nacque la fratellanza degli Esiliati. Insieme giurarono di fare guerra alle congreghe della città. Erano almeno duecento anni che non si avevano loro notizie. Credevamo si fossero estinti nel corso dei secoli."
"E il simbolo ha qualche significato particolare?" chiese Klaus.
"Non so dirvi nulla sul simbolo. Ripeto, credevamo fossero scomparsi."
Artemis si mise le mani sui fianchi e si prese qualche istante per osservare lo sciamano. Era sereno, non sudava e non tremava, non aveva nessuna paura. Era stato probabilmente addestrato a non fiatare in caso di cattura. Ma perché era lì? E perché sembrava che ce l'avesse con lei?
"Klaus, a questo punto credo che dovresti chiamare la tua fidanzatina di Mystic Falls. Ci servono informazioni su questo gruppo che a quanto pare mi vuole morta."
"Chiamo io Caroline." Disse Elijah.
L'odore di salvia bruciata si diffuse in tutta la cucina, isolandola dal resto della casa. Freya depose la scodella ancora fumante e chiuse la porta per ulteriore precauzione.
"Possiamo ipotizzare che Oscar si sia alleato con questi Esiliati?"
"E' plausibile. Oscar conosce la storia della città e sa come sfruttarla." Disse Klaus.
Artemis intanto si stava versando da bere e sembrava del tutto estranea alla conversazione.
"Tu che ne pensi?" le chiese Hayley.
"Questo vino è davvero ottimo!"
Klaus la fulminò con lo sguardo, era stufo di atteggiamento strafottente.
"Hai perso l'umanità, non la serietà, quindi cerca di non scherzare."
"Uh, il grande lupo cattivo si è arrabbiato. Adesso mi mangerai?" scherzò Artemis.
"Qualcuno ti vuole morta." Le ricordò Hayley.
"Lo so, ma non ho umanità e la cosa non mi può turbare."
"Artemis..." incominciò Klaus.
La ragazza, però, gli aveva già dato le spalle e stava lasciando il palazzo.
Artemis annusò l'odore di tabacco non appena girò l'angolo. Era ormai calata la notte e quell'odore si confondeva con l'alcol e l'incenso. New Orleans assumeva una nuova sfumatura magica quando calava il buio.
"Sei arrivata finalmente."
Brenda gettò a terra il mozzicone di sigaretta e si mise le mani in tasca. Indossava un cappotto nero che la faceva confondere con l'oscurità del vicolo.
"Gli Originali mi hanno trattenuta più del dovuto."
"Perché hai voluto incontrarmi di nascosto?" Indagò Brenda.
Artemis si appoggiò al muro e sospirò, uno sbuffo bianco si librò nell'aria. Era una notte gelida, eppure sembrava che lei senza umanità non sentisse neanche il freddo.
"Perché ho un lavoro per te. Qualcuno ha aiutato Oscar a fuggire dalla prigione. Di certo non può aver fatto tutto da solo dato che aveva le manette che bloccavano i suoi poteri."
"Non mi dici nulla di nuovo. Già sospettavo che avesse un complice."
"Ma non sai che il grimorio di Oscar è sparito."
Brenda sbarrò gli occhi. Il grimorio del fratello per lei era una reliquia. In quel libro erano conservati i segreti sulla magia che Oscar aveva collezionato per anni.
"Quel grimorio contiene incantesimi potenti, tanto da poter radere al suolo l'intera città."
"Ecco perché devi scoprire chi è il complice."
"Potrei essere io." azzardò Brenda.
Artemis rise e scosse la testa. Ovviamente aveva pensato a lei, ma aveva riflettuto anche sul perché non potesse essere lei.
"Non sei tu la complice per tre ragioni: la prima è che Oscar ha ucciso la tua nipote preferita, la seconda è che tu credi nella purezza della magia, la terza è che tu odi tuo fratello perché è sempre stato venerato dalle congreghe mentre tu sei sempre stata in secondo piano. Tu non daresti mai un briciolo di aiuto a quel bastardo."
Brenda abbassò lo sguardo, non per colpevolezza ma piuttosto perché quella ragazzina le aveva sbattuto in faccia la verità.
"Hai ragione. Come intendi procedere?"
Artemis sorrise, alla luce soffusa del lampione sembrava un demone infernale.
"Gli Originali non devono sapere niente. Nessuno deve sapere che noi collaboriamo. Il complice fa parte delle congreghe, può muoversi liberamente senza essere ostacolato e questo ci dice sia che è un membro stimato del Quartiere sia che è ritenuta una persona innocua."
"Controllerò l'alibi di tutte le congreghe, senza dare nell'occhio."
Artemis guardò la piazza illuminata e udì le risate dei turisti; lei non riusciva neanche più a sorridere.
"Bene. Ci aggiorniamo fra due giorni, stesso posto e stessa ora."
Brenda annuì e se ne andò incamminandosi fra i vicoli bui della città.
Klaus era così frustrato che con una pennellata troppo forte bucò la tela. In realtà non sapeva neanche lui cosa volesse dipingere, più che altro sperava che la pittura avrebbe alleviato le sue preoccupazioni. Ma stranamente la figura femminile che stava dipingendo aveva pian piano assunto le fattezze di Artemis. Quella ragazza era la sua persecuzione.
"Fratello, la tua collera sembra impregnare anche le mura."
Elijah gli offrì un bicchiere di bourbon che l'ibrido tracannò in un colpo solo.
"C'è qualcosa che non va in Artemis."
"Beh, ha perso la sua umanità. Ovviamente c'è qualcosa che non va."
"Elijah, non si tratta solo della sua umanità. Io credo che Artemis ci stia nascondendo qualcosa."
Elijah si sedette sul divanetto dello studio e osservò la tela bucata di Klaus. Alle volte New Orleans era come un buco nero che risucchiava la vita dei suoi abitanti.
"Credi che abbia delle informazioni che non condivide con noi?"
"Forse. Oppure sta escogitando un piano per vendicarsi di Oscar. Lo odia e lo ucciderebbe, gliel'ho letto negli occhi."
Klaus iniziò a fare avanti e indietro, il suo bicchiere si riempiva e si svuotava in pochi sorsi; per fortuna per ubriacarsi aveva bisogno di tonnellate di alcol.
"Niklaus, lo sai bene che abbiamo un'unica soluzione." Disse Elijah.
"Artemis deve recuperare la sua umanità ad ogni costo."
Salve a tutti! ❤️💕
Eccomi qua, scusate la lunga attesa ma l'università quest'anno mi ha divorata.
Che dire, gli Originali hanno un gran bel da fare e questa Artemis senza umanità complica le cose.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
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BLOODY WAR 3 || Klaus Mikaelson
FanfictionKlaus Mikaelson ha un solo obiettivo: riaccendere l'umanità di Artemis. Mentre gli Originali si mettono sulle tracce di Oscar, evaso dalla prigione creata dalle streghe, la città cade in preda alla magia nera. Oscar è disposto a tutto pur di rubare...