La ghigliottina

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2. LA GHIGLIOTTINA
 
“Si ha pensiero magico quando insistiamo a voler vedere un collegamento anche quando è dimostrato che non esiste.”
(Henrik Fexeus)
 
Elijah fissava la tazza di caffè senza dire una parola. Era troppo sconcertato da quanto Klaus gli aveva appena riferito.
“Com’è possibile?”
“Non ne ho idea.”
“E se non è morta, allora dov’è?” chiese Elijah.
Klaus buttò giù il bourbon in un solo sorso e sollevò la mano per ordinarne un altro; era già al quarto drink ed erano solo le nove del mattino.
“Non lo so. Freya ha cercato di localizzarla ma non si trova.”
“Forse ha finto la sua morte perché sta scappando da qualcuno, e questo spiegherebbe perché è protetta da un incantesimo di occultamento.”
Klaus bevve e ordinò il quinto drink, aveva bisogno di alcol per affrontare la giornata.
“Ma da chi sta scappando? Da Oscar? Questo vorrebbe dire che lui è sulle tracce di Artemis da prima che io la tirassi fuori dal carcere in Messico.”
Elijah prese la tazza ma ormai il caffè si era raffreddato, dunque lasciò perdere la colazione.
“Questo spiegherebbe anche la comparsa degli Esiliati. Erano svaniti nel nulla e ricompaiono ora che Artemis è a New Orleans.”
“Se gli Esiliati sono l'esercito di Oscar abbiamo un grosso problema perché non sappiamo chi sono e quanti sono."
"Io ed Hayley possiamo provare a fare qualche ricerca." Propose Elijah.
"Sì, qualche nome dovrà pur venire fuori. Però non attirare troppa attenzione, non dobbiamo insospettire le congreghe."
Elijah si alzò, lasciò una banconota accanto al suo caffè e si abbottonò la giacca.
"Ci teniamo aggiornati, fratello."
 
Artemis si abbassò giusto in tempo per schivare la ventesima palla di fuoco che Vincerà le scagliava contro. All'alba lo sciamano si era presentato al motel e l'aveva portata nella palestra sopra la chiesa per allenarla in vista della partenza per il Marocco. Dopo aver evitato lame di coltello, adesso la ragazza cercava di non farsi ustionare dalle fiamme.
"Sei brava, ma non abbastanza da sopravvivere ad un attacco." Disse Vincent.
Artemis si sedette a terra e tracannò l'intera borraccia d'acqua. Era così sudata che i capelli le si appiccicavano al collo.
"Sono una strega, posso difendermi usando i poteri."
"Pensi che sia così semplice? Al Mercato della magia nera può succedere di tutto. Può anche succedere che qualcuno ti soffia in faccia una polvere che ti blocca i poteri e tu resti indifesa."
"Non essere tragico."
Vincent si sedette sulla panca e tamponò la fronte con un asciugamano.
"Sono realista. Il Mercato è pericoloso, rischi la vita ad ogni passo che fai."
"Ci sei mai stato?" Chiese Artemis.
"No. Una volta il Mercato si tenne qui a New Orleans ma ero troppo piccolo e non ricordo nulla. So solo che i miei genitori fecero scorte e restammo chiusi in casa fino a quando il Mercato non levò le tende."
“Perché il complice avrebbe portato il grimorio a Marrakech? Per venderlo? Poco probabile.”
“Scommetto che hai un’opinione al riguardo.” Disse Vincent.
Artemis frugò nella sua tracolla in cerca di qualcosa in particolare. Aveva passato la notte in bianco pur di riuscire nel suo intento. Tirò fuori il grimorio di sua madre e lo aprì alla pagina segnalata da una piega all'angolo.
"Leggi questa nota scritta da mia madre."
Lo sciamano avvicinò il grimorio alla luce e corrugò la fronte.
"Marrakesh, Lena, il Covo."
"Credo che il complice sia uno degli Esiliati e che abbia portato il grimorio di Oscar in una loro tana segreta di Marrakech."
"Teoria interessante."
Klaus sbucò dal buio avanzando verso di loro con le mani dietro la schiena. Artemis lo guardò con un sopracciglio inarcato.
"Avevo sentito puzza di cane morto."
“Sempre delicatissima. Comunque, il Covo a Marrakech è un locale frequentato solo da vampiri ed è gestito da Lena, una donna incredibile.”
“Sei andato a letto anche con lei?” scherzò Artemis.
Klaus sorrise, quella battutina sembrava tanto nascondere un pizzico di gelosia.
“Lena nel Cinquecento ha distrutto mezza corte della regina Elisabetta pur di conquistare la mano di Lady Charlotte. Sono stato io a salvarla dalla forca.”
“Che storiella romantica.” Commentò Artemis con indifferenza.
“Distruzione e morte, tipica storia in cui solo tu puoi essere coinvolto.” Aggiunse Vincent.
“Beh, sono un sentimentale in fondo.” Disse Klaus.
Artemis si alzò e si alzò e controllò il telefono, c’erano chiamate e messaggi di Lauren che lei stava ignorando da quando aveva perso l’umanità.
“Perché mia madre ha scritto l’indirizzo di un covo di vampiri?”
“Non lo so. Non sapevo neanche che Yvette conoscesse Lena.” Disse Klaus.
“Allora a Marrakech faremo due chiacchiere con questa Lena.”
“Ai suoi ordini, milady.”
La ragazza fece una smorfia, odiava quei miseri tentativi di seduzione.
“Io ho un incontro con il sindaco. Ci vediamo stasera.” Disse Vincent.
"Avete già fatto accordi col nuovo sindaco?"
"Beh, suo marito è un lupo mannaro, ovvio che già lo abbiamo inserito nel consiglio." Spiegò Vincent.
Lo sciamano si mise il borsone in spalla, salutò la ragazza con un cenno della testa e lasciò la chiesa.
"Ti serve un costume per stasera." esordì Klaus.
"Ma dai! E io che volevo venire alla festa in pigiama!"
Artemis si infilò la felpa, gettò la borraccia nello zaino e scese al piano terra. Ormai la chiesa era abbandonata, le panche erano polverose, il pavimento era mezzo dissestato e la grossa campana occupava la navata centrale.
"Sei bella anche in pigiama."
"Piantala, Mikaelson. Oppure ti do fuoco con un cerino."
Una candela ai piedi dell'altare prese fuoco e Klaus scoppiò a ridere.
"Ma io amo giocare col fuoco e bruciarmi."
Artemis con un gesto della mano gli lanciò contro la candela ma Klaus si abbassò in tempo con un sorriso compiaciuto.
“A proposito, qual è il tema della festa?”
“La corte di Re Sole.”
 
Erano le otto di sera quando Rebekah sistemò l’ultima ciocca di capelli di Artemis. L’originale le aveva prestato l’abito, le scarpe e gli accessori che risalivano al Seicento; la strega indossava letteralmente un pezzo di storia.
“Sei stupenda.” Disse Rebekah.
L’abito era sui toni dell’oro. Il corpetto era dorato con fantasia floreale color bronzo, la scollatura allargata lasciava scoperte le spalle e il colletto bianco era piatto. Le ampie gonne erano di una intensa sfumatura di beige, la terza aperta sul davanti e ripiegata o gonfiata sui fianchi per mezzo di nastri dorati. Rebekah le aveva arricciato i capelli e glieli aveva legati con uno chignon che, sebbene non fosse l’acconciatura originale, le permetteva almeno di stare comoda.
“Sembro un enorme cupcake.” Disse Artemis.
“Saresti perfetta con le scarpe giuste.”
Artemis sollevò le pesanti gonne e rivelò i suoi vecchi anfibi consumati.
“Ci aspetta una probabile invasione di Esiliati, devo essere preparata alla fuga.”
“Ero amica di una Esiliata, prima che Mikael arrivasse in città e noi scappassimo.”
Rebekah si mise davanti allo specchio e iniziò ad a sciogliersi i bigodini, lo faceva con una tale eleganza che Artemis ne ebbe invidia e ammirazione.
“Come l’hai conosciuta?”
“Si chiamava Cindy. Vendeva incantesimi sotto banco e per questo le congreghe l’hanno esiliata. Si era rifugiata nel Bayou, all’epoca non c’erano lupi mannari, e io spesso andavo alla palude per stare da sola. Un pomeriggio mi ha sentita piangere e mi ha offerto un fazzoletto, così siamo diventate amiche.”
Artemis tirò fuori dalla scatola la maschera che Klaus le aveva spedito al motel e la provò allo specchio. Era dorata e le copriva solo gli occhi, agli angoli era ornata da piume nere e rosse.
“Hai avuto più sue notizie dopo la vostra fuga?”
“No.” tagliò corto Rebekah.
Artemis.”
“Sì?”
Rebekah tappò il rossetto e le lanciò uno sguardo confuso.
“Cosa?”
“Non mi hai appena chiamata?”
La vampira scosse la testa con una risatina.
“No. La mancanza di umanità causa anche le allucinazioni adesso?”
Artemis ispezionò la stanza ma non vide nulla, eppure qualcuno aveva chiamato il suo nome e quel sussurro le strisciava addosso come una vipera.
 
“Il sindaco si è proprio dato da fare.” Commentò Freya.
Tutta la piazza di Jackson Square era addobbata con aiuole e candele che illuminavano la strada agli invitati. La musica che proveniva dall’interno era suonata dal vivo da un quartetto di archi. La gente si accalcava all’ingresso in abiti scintillanti che facevano invidia alle stelle.
“Eccole! Esclamò Keelin.
Klaus si voltò e il suo viso si illuminò alla vista di Artemis che saliva la scalinata mantenendosi l’orlo delle gonne, gli anfibi polverosi in bella mostra.
“Ci siamo solo noi?” chiese Rebekah.
“Elijah ed Hayley sono dentro e stanno perlustrando la sala.” Disse Keelin.
“Sono sicura che gli Esiliati siano già qui.” Disse Freya.
Artemis si guardò attorno, aveva la sensazione di essere osservata, sebbene non ci fosse nessuno di sospetto.
“Va tutto bene?” le domandò Klaus.
“Alla grande. Entriamo perché ho fame e quel buffet è gratis.”
La ragazza entrò senza aspettalo e arraffò il primo calice di champagne che le capitò a tiro.
“Non bere, non sappiamo se hanno avvelenato lo champagne.” Disse Klaus.
Artemis gli riservò uno sguardo di sfida e bevve in un solo sorso. Fece spallucce e li fece l’occhiolino.
“Purtroppo sono ancora viva.”
Klaus sospirò. Quella indifferenza per la propria incolumità era preoccupante perché se Artemis non temeva di morire allora era davvero capace di qualsiasi cosa.
“Resta viva almeno per uccidere Oscar.”
“Adesso parliamo la stessa lingua.”
“Abbiamo ospiti.”
Artemis sobbalzò quando vide Brenda alle sue spalle. Indossava un abito blu notte che le conferiva un’area spettrale.
“In che senso?”
Brenda si mise fra Klaus e Artemis e li prese a braccetto per condurli verso il buffet di dolci.
“All’ingresso ho riconosciuto Jacob, uno sciamano della congrega del Quartiere Francese. All’epoca passava molto tempo con mio fratello, poi di colpo è sparito.”
“E’ uno degli Esiliati.” mormorò Klaus.
“Esatto. E’ quello con la maschera bianca e oro, seduto accanto al capo della polizia.”
Artemis azzardò un’occhiata e incrociò il sorriso di Jacob. Lei era chiaramente il suo bersaglio.
“Suppongo che non sia l’unico esiliato qui stasera.”
“E’ difficile riconoscerli poiché molti non so chi siano.” Disse Brenda.
“Beh, attiriamo la loro attenzione allora!”
Il sorriso felino della ragazza preoccupò Klaus, si avvertiva già aria di guai.
 
Elijah salutò la consigliera comunale con il baciamano e al volo afferrò un calice di champagne; quelle feste per lui erano solo incontri per pattuire accordi con la fazione umana.
“Elijah, vieni con me. Andiamo a dare spettacolo!”
L’originale fu trascinato verso il pianoforte da Artemis, che per essere solo una strega aveva una spiccata forza fisica. Lo costrinse a sedersi sullo sgabello e alzò la mano per interrompere il quartetto che suonava sul palco.
Artemis si mise al centro della sala e spalancò le braccia, sembrava un sole con quel vestito dorato che brillava sotto i cristalli del lampadario.
“Signore e signori, il nostro illustre e impegnato cittadino Elijah Mikaelson ha deciso di onorare questa magnifica serata con una esibizione. Buon ascolto!”
Tutti applaudirono mentre accerchiavano il pianoforte per assistere alla performance. Le prime note risuonarono e Artemis si appoggiò col gomito allo strumento.
My heart is sad and lonely! For you I sigh, for you dear only. Why haven't you seen it? I'm all for you, body and soul.”
Klaus sorrise perché quella canzone era Body and Soul di Billie Holiday e Ella Fitzgerald, un brano che tutti gli amanti del jazz conoscevano bene.
Artemis si sedette accanto ad Elijah e iniziarono a suonare a quattro mani. Il pubblico era incantato.
“I can't believe it, it’s hard to conceive it that you'd turn away romance. Are you pretending? It looks like the ending! Unless, I can have one more chance to prove dear.”
Klaus era così pero ad ammirare l’esibizione che non si accorse di Rebekah al suo fianco.
“Fratello, chiudi la bocca oppure ricoprirai di bava la camicia.”
“Sei venuta qui per schernirmi oppure ci sono novità?”
Rebekah gli tolse la flute di mano e tracannò il resto dello champagne.
“Freya ha lanciato un incantesimo di contenimento sotto il patio in giardino. E’ lì che dobbiamo spingere gli Esiliati in modo da bloccarli.”
“Sappiamo quanti sono?” chiese Klaus.
“Ne abbiamo contati quattro per adesso.”
Intanto Elijah stava accarezzando le ultime note mentre Artemis girava su se stessa come la ballerina di un carillon.
“My life a wreck you're making!You know I'm yours. For just the taking, I'd gladly surrender
myself to you, Body and Soul.”
Un applauso esplose nella sala, qualcuno osò anche fischiare. Elijah si alzò, prese la mano di Artemis e insieme fecero un inchino di ringraziamento.
“E’ stata un’esibizione senza precedenti.” Esordì una voce.
Artemis si ritrovò davanti una donna che le tendeva un bicchiere di champagne; un notevole serpente era tatuato sul suo braccio, sembrava sul punto di prendere vita.
“Ci conosciamo? Io sono Artemis Dumont.”
“Lo so chi sei. Io sono Jada. Alla salute!”
Jada sfoggiò un sorriso malizioso prima di bere, e in Artemis si accesero tutti i campanelli d’allarme.
“Sai, Jada, lo champagne non maschera l’odore pungente della belladonna.”
Artemis abbandonò la flute sul tavolo più vicino e si allontanò lasciando Jada a borbottare fra sé.
 
Klaus sorrise raggiante non appena Artemis si riunì alla famiglia.
“Sei stata davvero sensazionale. Hai un talento straordinario.”
“Merito della canzone.” Disse lei.
L’ibrido si appoggiò col gomito al bancone del bar e si prese qualche istante per guardarla meglio. Le sfumature ramate dei capelli luccicavano di un rosso vibrante, quasi pareva di assistere alla comparsa della luna rossa.
“E ditemi, milady, voi avete regalato a qualcuno il vostro corpo e la vostra anima?”
Artemis inarcò il sopracciglio e fece una smorfia di disgusto. Si girò verso il barman e ordinò un Martini.
“Klaus, io non provo niente.”
“Quando avevi ancora l’umanità hai confessato di amarmi. Devo solo aspettare che i tuoi sentimenti tornino a farti battere il cuore.”
“Magari nell’attesa muori.” Disse Artemis.
Klaus ridacchiò e finì di bere il suo bourbon in silenzio, lanciando sguardi languidi alla strega.
A interrompere quel momento fu Keelin, era sconvolta e con le mani sporche di sangue.
“Abbiamo un problema.”
 
Brenda era a terra e Freya le teneva la testa mentre Hayley le faceva bere il proprio sangue per curarla.
“Che diamine è successo?” strillò Nathan.
Elijah lo aveva chiamato e lui si era fiondato sul posto con addosso i pantaloni del pigiama.
“Ero uscita in giardino a perlustrare e ho avvertito odore di sangue.” Spiegò Keelin.
Dal cranio di Brenda fuoriusciva un rivolo di sangue che ora si stava riassorbendo. Tra le dita stringeva una catenina d’oro. Artemis si inginocchiò e la raccolse per esaminarla.
“Il nostro aggressore è un fedele, questa catenina raffigura San Lazzaro.”
“Quella appartiene a…”
Nata cadde a terra svenuto, e con lui la possibilità di scoprire chi fosse il colpevole.
“E’ vivo. Sta… dormendo.” Disse Keelin.
Freya si mise alla ricerca di segni magici e trovò il simbolo della maledizione sul palmo delle mani di Brenda e Nate.
“E’ un coma magico.
"Artemis."
Artemis si voltò di scatto ma vide solo il buio. Per la seconda volta sentiva quel sussurro che pronunciava il suo nome, ma non c'era nessuno nei dintorni. Stava perdendo il senno? Gli Esiliati le avevano scagliato contro una maledizione?
"Ma perché gli Esiliati non stanno cercando di uccidere Artemis?" chiese Hayley.
"In verità hanno provato a farmi bevere champagne avvelenato con la belladonna." Disse Artemis, stizzita.
"Sì, ma non hai bevuto e non hanno fatto altro. Qualcosa non torna." Disse Elijah.
Klaus osservò gli invitati attraverso le finestre, ballavano e ridevano, ma fra di loro si nascondeva il nemico.
"Voi portate via Nathaniel e Brenda. Io, Artemis e Freya restiamo qui. Suppongono che l'unico modo per spezzare il come sia uccidere la strega o lo sciamano che ha lanciato l'incantesimo."
"Esatto." Annuì Freya.
Elijah prese Nate in spalla mentre Keelin e Hayley trasportavano Brenda.
 
Artemis seguì Klaus e Freya nella sala principale, dopodiché si separarono per cercare gli Esiliati fra i presenti. L'orchestra iniziò a suonare un valzer e le coppie si disposero sulla pista per le danze. Artemis andò a sbattere contro una coppia e si affrettò a lasciare il centro della sala.
"Balla con me."
Klaus l'afferrò per la mano e la trascinò sulla pista. Artemis tentò di dimenarsi ma la presa dell'ibrido era troppo forte e dovette arrendersi. Danzavano leggeri come foglie, eppure nel cuore della strega non c'erano sentimenti che quella brezza dolce poteva scuotere.
"Ho visto Jacob alle spalle del sindaco, è in compagnia di una donna con un drago tatuato sul braccio."
"È Jada, quella che ha cercato di uccidermi col veleno." 
Klaus la fece volteggiare e a fine giro Artemis si ritrovò schiacciata contro il suo petto. Un millimetro separava le loro labbra. Klaus fece per baciarla ma lei si tirò indietro e riprese a ballare.
"Artemis..."
"Resta concentrato, Mikaelson. Come facciamo a portarli nella stanza che Freya ha preparato?"
Klaus sospirò, per un breve istante negli occhi della ragazza sembrava aver letto un barlume di emozione; non c'era niente, assolutamente niente.
"Passiamo accanto a loro e ci dirigiamo al piano di sopra, sono sicuro che ci seguiranno."
"Va bene."
Artemis agganciò il braccio a quello dell'ibrido e insieme camminarono in direzione dei due Esiliati. Ridevano per fingere di essere ubriachi.
"Beh, di sopra possiamo continuare questa magnifica serata." Disse Klaus.
"Ottima idea, ibrido malandrino!"
Artemis rise e gli scoccò un bacio sulla guancia. Con la coda dell'occhio vide Jacob e Jada che facevano segno di andare di sopra.
 
Klaus e Artemis si appostarono in corridoio in attesa che arrivassero gli Esiliati. Per fortuna il piano era vuoto, nessuno poteva vedere cosa stava per accadere.
“Come capiamo chi ha lanciato la maledizione?” indagò Klaus.
“Non lo so. Non ce l’hanno scritto in faccia. Nel dubbio li uccidiamo entrambi.”
“Per quanto io mi diletti nella tortura e nel delitto, non possiamo uccidere entrambi perché uno ci serve vivo per interrogarlo.”
“Shh.”
Artemis lo spinse in un angolo buio del corridoio e gli tappò la bocca con la mano.
“Strega streghetta, vieni fuori. Avverto la tua magia, lo so che sei qui.” Disse Jada.
Artemis uscì allo scoperto e fece un buffo inchino.
“L’agnello sacrificale è qui. Che cosa vuoi?”
Jacob non era con lei, il che insospettì Artemis. Il piano non stava andando come pensava.
“Il tuo paparino ha una semplice richiesta: vuole i tuoi poteri.”
“E una volta che li avrà ottenuti? Mi ammazzerà?”
Jada estrasse una lettera dal corpetto dell’abito e lo tese verso Artemis.
“Qui c’è scritto tutto.”
Artemis non prese la lettera poiché non le interessavano le assurde richieste di Oscar, né tantomeno voleva dare soddisfazione a quella donna che era lì contro di lei.
“E allora perché mi hai offerto lo champagne avvelenato?”
“Sapevo che avresti rifiutato. Oscar dice che sei una ragazza sveglia.”
Intanto Artemis piano piano aveva indietreggiato e Jada di riflesso aveva avanzato. Ora erano vicine alla stanza che Freya aveva limitato.
“Ti direi di portare i miei saluti a Oscar, ma non ne avrai l’occasione. Motus!
Jada fu sbalzata all’interno della stanza e andò a sbattere contro la parete. Si rialzò a fatica e con un sopracciglio sanguinante.
“Non è finita, Artemis. Il gioco è appena iniziato.”
L’attimo dopo Jada si diede fuoco e ben presto con lei anche tutti i mobili. Artemis se ne stava sulla soglia della porta del tutto indifferente a quella pira umana.
 
Klaus si girò nell’istante in cui captò il cuore di Artemis. Si ritrovarono in cucina.
“Allora?”
“Jada si è data fuoco. Jacob?”
“Non ha avuto una bella fine.”
L’ibrido si fece da parte e Artemis vide un coltello da carne conficcato nel petto di Jacob. Un dettaglio catturò la sua attenzione: la giacca dello sciamano era marrone e c’erano solo bottoni.
“Credo che abbiamo fatto male i conti, Mikaelson.”
Klaus trovò un canovaccio sul ripiano dei fornelli e si pulì le mani dal sangue.
“In che senso?”
“Brenda in mano aveva un fiocco rosa, lo avrà strappato dal costume del suo aggressore. Ma Jacob è vestito di marrone e Jada era vestita di azzurro.”
“C’è una terza persona.” Asserì Klaus.
“Ed è ancora libera là fuori.” Aggiunse Artemis.
“Dobbiamo trovare Freya.”
Sgattaiolarono fuori dalla cucina tramite la porta di servizio in modo da non essere visti. Di sicuro il sindaco si l’indomani si sarebbe lamentato di quei cadaveri alla sua festa.
 
“Freya!” esclamò Klaus.
La strega bionda si trovava a bordo piscina e tra le braccia cullava il corpo di Rebekah.
“Che diamine le è successo?” domandò Artemis.
“Mentre ero in sala ho ricevuto una chiamata di Rebekah che mi aspettava qui perché aveva trovato la terza persona. Quando sono arrivata l’ho trovata in queste condizioni. Anche lei è in coma magico.”
Artemis osservò meglio la vampira – così bella da sembrare una principessa delle favole – e si accorse che fra le mani teneva un nastro rosa.
“E’ una donna. Brenda e Rebekah hanno cercato di difendersi e le hanno strappato alcune parti del vestito.”
“Il fiocco e il nastro, entrambi dello stesso rosa.” Disse Freya.
“Ma perché il coma magico?” chiese Klaus.
Artemis.
Artemis scattò come una molla. Questa volta quel sussurro fu accompagnato da un brivido lungo la schiena.
“Andiamocene. Direi che possiamo riflettere sulla faccenda da un’altra parte.”
 
Artemis uscì dal bagno dopo essersi fatta una doccia bollente. Era esausta dopo una serata ricca di eventi. Si mise il pigiama, si lavò i denti e si infilò a letto. Erano le tre del mattino. Dopo aver lasciato la festa, Klaus aveva deciso che ne avrebbero discusso a colazione poiché tutti erano stanchi e provati dai recenti eventi. 
Artemis si rigirò nel letto e sbuffò. Quel motel era davvero penoso, ma era tutto ciò che poteva permettersi con i pochi soldi che le erano rimasti. Eppure, nonostante tutto, non le importava granché. Alle volte tornava davvero utile non avere sentimenti.
"Artemis."
Si mise seduta in un baleno e accese la luce sul comodino. La stanza era vuota, ma stentava a crederci. Quella voce che la chiamava voleva qualcosa da lei. 
Chiuse gli occhi e respirò a fondo concentrandosi sulla magia che come una scarica elettrica sovraccaricava l'aria. 
"Artemis!" 
Ed ecco una nuova bianca che prendeva forma nel mezzo della stanza. Artemis si mise in piedi e allungò le mani, pronta a dare fuoco a qualsiasi cosa si fosse manifestata.
"Sei una strega delle emozioni senza emozioni. Sei patetica."
Nel buio la nuvola finalmente assunse sembianze umane. Artemis sbarrò gli occhi e trattenne un grido.
"Miriam?!?"
"Ciao, sorellina."
 
Klaus mangiò un bignè ma il gusto non lo entusiasmava come al solito. Erano le quattro del mattino, non riusciva a dormire e sperava di addolcire il fastidio con un pasticcino.
Stava per tornare in camera quando udì un rumore metallico. Pochi secondi dopo Artemis entrò a palazzo con il cappuccino della felpa sulla testa e le mani affondate nelle tasche. 
"Artemis, che succede?"
La ragazza, che non lo aveva notato, sussultò e si mise una mano sul cuore.
"Mi hai fatto prendere un colpo! Comunque, sono qui perché so chi ha causato il coma magico."
Klaus la portò in cucina e mise il bollitore sul fuoco; un tè caldo era quello che serviva.
"Come lo hai capito?"
"Il fantasma di Miriam si è presentato nella mia stanza mezz'ora fa."
L'ibrido sbatté le palpebre un paio di volte nella totale confusione.
"Il fantasma di Miriam? La tua sorellastra?"
"E chi sennò? Quanto è stupido." Commentò Miriam.
Era rimasta accanto ad Artemis per tutto il tempo, insultandola di tanto in tanto.
"Sì, proprio lei. È venuta da me per dirmi chi è il complice di Oscar."
"Quindi il complice che lo ha fatto evadere è la stessa persona che stasera ha scatenato il coma magico?"
"Esatto." Disse Artemis.
"E chi è?"
La ragazza prese il cellulare e sulla tastiera digitò il nome, poi lo passo all'originale.
"Non leggerlo ad alta voce. Anzi, non pronunciare mai il nome."
"Perché?"
"Perché è così che vai in coma. Nate stava per dire il suo nome quando è caduto vittima dell'incantesimo. Rebekah e Brenda avevano scoperto la sua identità e stavano per fare il suo nome. È pronunciare il nome che innesca il coma, è una forma di protezione."
Klaus lesse il nome e aprì la bocca per dire qualcosa ma subito la richiuse. 
"È lei? Siamo sicuri?"
"Sì, idiota!" disse Miriam.
Artemis sorrise divertita per il fatto che Miriam insultava Klaus e lui ne era ignaro del tutto.
"Sì, è lei. È la persona che poteva accedere alla prigione, è la persona che poteva aggirarsi nel Quartiere, è la persona che poteva andare a casa di Oscar e prendere il suo grimorio indisturbata. Inoltre, ho iniziato ad avere sospetti quando Nate ha chiesto informazioni su di lei."
Klaus bloccò lo schermo del cellulare e si sedette, la luna tracciava bagliori argentei sul suo volto spigoloso.
Il bollitore emanò uno fischio ma nessuno osò muoversi.
Il nome della complice rimase sospeso fra loro con una ghigliottina: era Bella.
 
 
Salve a tutti! ❤️
In questa storia nessuno è innocente, tutti hanno delle colpe.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
 

BLOODY WAR 3 || Klaus Mikaelson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora