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Charles' POV

In tutti questi mesi mi sentivo vuoto, perso, senza nessuno che mi porgesse una spalla su cui piangere. Ma non era così. C'era Pierre, mio padre, Philippe, Arthur, Lorenzo, Daniel... ma soprattutto, c'era Camille.
Camille sopprimeva il dolore, non lo faceva notare, di giorno aveva sempre il sorriso stampato sulle labbra, mentre la notte piangeva. Lo sapevo che piangeva, anche se non lo diceva a nessuno, si teneva tutto dentro.
C'era solo una persona con cui riusciva a sfogarsi, e quella persona... era Jules.
Lei e Jules erano come fratelli, nonostante gli undici anni di differenza, erano innamorati l'uno dell'altra. Quell'amore che va oltre a tutto. L'amicizia più sincera di tutte. Jules diceva sempre che amare è un salto nel vuoto, affidare la propria vita e la propria anima, confidare pienamente nel fatto che l'altro ci sarà sempre, qualunque cosa accada, sapere che nel cuore dell'altro c'è un posto speciale per noi. Loro erano così, il loro rapporto era fatto di amore, quell'amore pieno di stima reciproca e voglia di vedere l'altro sempre sul gradino più alto del podio, perché sapevano entrambi che se lo meritavano.
Da quel maledetto 5 ottobre del 2014, Camille passava tutte le volte che poteva almeno qualche ora in ospedale al fianco di Jules, ed io con lei.
Quando poi lo trasferirono a Nizza, andava tutti i giorni, dopo scuola. Camille frequentava la prima superiore ed il suo sogno era quello di diventare ingegnere di pista, anche se avrebbe voluto fare il pilota.
Sperava sempre di poter rivedere uno dei sorrisi più sinceri ed unici, lo speravamo tutti, ma purtroppo il 17/07/2015, più di nove mesi dopo, il suo cuore cessò di battere.
Nonostante la mia apatia, Camille mi stava vicino, mi portava in tanti posti per distrarmi, ma io non ne volevo sapere nulla, non ci riuscivo. Non riuscivo a capire che facendo così la facevo stare solo peggio, e che quello che faceva, lo faceva per me. O forse lo capivo, ma non riuscivo a comportarmi in modo diverso.
Il giorno del funerale, Camille mi prese per mano, mi aiutò ad abbattere quel muro che avevo costruito e che solo due persone avrebbero potuto abbattere, lei e Jules.
Quella notte, per la prima volta dal giorno dell'incidente, mi sentivo al sicuro, mi sentivo meno solo.
In quel momento capii come mai Jules, nel periodo in cui venne a mancare il padre di Camille, la abbracciava così spesso e capitava anche che dormissero abbracciati.
Dormire abbracciato a Cami mi aiutò a regolare il sonno, mi addormentai anche più velocemente e più sereno rispetto al solito.
Il contatto fisico rilascia ossitocina, che aiuta ad abbassare i livello di cortisolo, ovvero un ormone che aumenta quando si è particolarmente stressati. Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sentivo rilassato e tranquillo.

 Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sentivo rilassato e tranquillo

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 21, 2023 ⏰

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Fino all'ultima staccata | Jules Bianchi & Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora