Capitolo 4

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Una sera ero a casa di mamma, da sola. Luca era rimasto da nostro padre per il weekend mentre io avevo preteso di passare un paio di giorni con mia madre, che però mi aveva chiamata tutta eccitata dicendomi che le era stato assegnato un importante servizio televisivo, ai Caraibi. Tralasciando il fatto che la invidiai per questo, io ero partita comunque, tanto lo zaino lo avevo già fatto e per convincere papà c'era voluto un sacco di tempo.

Quindi, una volta arrivata nell'appartamento, mi venne una gran fame. Posai la roba in salotto e corsi in cucina. L'idea di passare l'intero weekend da sola mi piaceva particolarmente; dopo tanto avrei potuto trascorrere un po' di tempo con me stessa, rilassarmi, leggere libri e girare per la casa scalza.

Magari Lorenzo sarebbe venuto a trovarmi e io mi sarei decisa finalmente a fare l'amore, saremmo rimasti abbracciati nel letto una notte intera e lui mi avrebbe sussurrato in continuazione di amarmi.

Mamma si era dimenticata di fare la spesa prima di partire e in frigo c'era solo un cartone di latte parzialmente scremato e un barattolo di maionese praticamente finito, qualche mela e un succo di frutta all'ananas.

Con la pancia che brontolava mi misi a scavare tra i mille volantini di pizzerie d'asporto che erano impilati sul bancone. Ne tirai fuori uno tutto rosso e guardai cosa c'era scritto: "Pizzeria Italia, 0103568280".

Digitai il numero sul telefono di casa e ordinai una margherita senza formaggio accompagnata da una lattina di coca; il tizio, però, mi disse che la bibita era in omaggio. Tanto meglio.

Dato che la pizza non sarebbe arrivata prestissimo (così mi era stato detto), mi spogliai e mi buttai sotto la doccia. Da qualche giorno ero un fascio di nervi, avevo i muscoli completamente bloccati e la schiena che mi faceva un male cane, tanto che faticai persino a piegarmi per prendere il bagnoschiuma. Ad aggravare la situazione i miei capelli erano un groviglio di nodi indomabili e negli ultimi tempi erano cresciuti a dismisura, rendendomi la vita un inferno quando li dovevo asciugare.

Dopo mezz'ora nessuno aveva ancora suonato il campanello e io stavo morendo di fame, tanto da sentire strane rane saltellanti nello stomaco. Quel giorno non avevo mangiato praticamente niente e, per come ero fatta io, c'era da preoccuparsi.

In camera mia frugai nei primi cassetti dell'armadio in cerca del mio pigiama, tutto rosa con qualche piccolo fiocco sparso, ma quello che trovai fu una maglietta enorme con sopra una stampa dei Beatles. Non la riconoscevo e non ricordavo di chi fosse. La afferrai portandola al viso per annusarla.

Ero nuda, in camera mia, con la maglietta di Lorenzo in mano, la maglietta che mi aveva regalato quando avevamo quasi fatto l'amore. Quasi.

Iniziai inspiegabilmente a piangere e a ricordare quei momenti idilliaci , ormai irrecuperabili. Pensai a quando mi diceva che io ero la sua unica certezza e che mi avrebbe amata per sempre, senza deludermi mai. Quelle promesse mi sembravano lontano anni luce. La vecchia me, per quanto ci stesse provando, era morta nel momento in cui aveva sorpreso Lorenzo, la persona in cui aveva riposto ogni sua singola speranza, tra le braccia di un altra ragazza.

Lui che era una delle mie poche certezze, mi aveva tradita nel modo più orribile di tutti.

<.<.<.<.

Stavo singhiozzando di brutto quando il campanello di casa suonò. Mi soffiai il naso con un fazzoletto di carta e, senza smettere di piangere, mi infilai in fretta e furia la maglia di Lorenzo, che mi copriva abbastanza da sembrare un vestito. Mi passai una mano sotto gli occhi imponendomi di non piangere e presi i soldi per pagare la consegna.

Mi odiavo terribilmente perché non riuscivo mai a trattenermi, eppure c'era così tanta gente capace di nascondere i propri sentimenti e reagire che non capivo il mio essere sempre così fragile. Dovevo essere io, certo, la colpa era soltanto mia; d'altronde ero una ragazza che dalla vita aveva ricevuto tutto e forse proprio per questo perennemente insoddisfatta e debole.

Te lo promettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora