Una nube scura copriva il sole quella mattina.
Davanti a me c'erano i miei compagni di classe, o meglio, ex compagni di classe. Mi stavo per trasferire a Hikarizaka, una cittadina di campagna lontana. Tutti erano in lacrime, probabilmente non ci saremmo più rivisti.
Io avevo il magone allo stomaco, mi sentivo male ad abbandonare tutti loro, ma allo stesso tempo ero eccitato e curioso di sapere quali avventure avrei vissuto.
Salii sul treno sorridendo: non volevo essere ricordato come quello che piangeva durante gli addii, ma era dannatamente difficile non piangere.
"Torna a trovarci, Sora!", esclamavano i miei amici. Chissà quando sarei potuto tornare da loro a divertirci tutto il giorno.
Il treno partì e si allontanò piano piano dalla mia città natale alla volta di Hikarizaka.
Seduto sul treno ad aspettare la mia fermata, iniziai a pensare alle persone che avrei potuto incontrare. Il mio desiderio era conoscere qualcuno che amasse i manga come li amavo io. Mi sentivo un piccolo otaku fuori posto; nella mia ex scuola nessuno era appassionato, molte ragazze fingevano di leggere solo per entrare nelle mie grazie, e per alcuni ero solamente un ragazzo molto bello. A ripensarci, forse nessuno era davvero mio amico; probabilmente erano insieme a me solo per la mia popolarità. Odiavo esser di bell'aspetto. A causa di ciò, far amicizia mi era sempre risultato fin troppo semplice. Qualsiasi cosa provassi, riuscivo al primo tentativo, qualsiasi cosa volessi, la ottenevo. Ma non era quello che volevo. Non volevo utilizzare il mio aspetto per darmi arie. Le mie azioni erano pure: aiutavo chi era in difficoltà non perché di facciata, ma perché in cuor mio sentivo di dover fare qualcosa per qualcuno.
Gli occhi mi si stavano facendo pesanti; sentivo il bisogno di riposare. Piano piano la vista si offuscò e la mente si annebbiò; non avevo pensieri, stavo solamente entrando nel mondo dei sogni. In un momento di totale buio dinanzi a me si parò una ragazza. Aveva lunghi capelli viola e dalla frangia si poteva intravedere lievemente il colore dei suoi occhi, verde smeraldo. Era meravigliosa; mi sarebbe piaciuto incontrare una ragazza del genere e fare amicizia con lei, magari parlando di manga.
Il sogno finì con il fermarsi del treno. Ero arrivato a destinazione, la cittadina fra le colline di Hikarizaka. Ero innamorato del luogo; era tutto così poetico. Avrei potuto rimanere lì giorno e notte a guardare le colline lontane che facevano lievemente capolino, ma non era il momento. I miei genitori mi attendevano nella mia nuova casa, dove avrei messo le radici per la mia storia d'amore con una futura mangak.
Sono Kato Sora, ho 16 anni e i capelli e gli occhi marroni. Sono alto un metro e settantacinque e la mia unica grande passione sono i manga.
Due giorni dopo.
"Socchan, forza altrimenti farai tardi il primo giorno di scuola!" gridò la mamma mentre un delizioso profumo di cucina raggiunse la mia camera. Non potevo resistere alla sua meravigliosa cucina. "Arrivo mamma!" contrattaccai l'urlo prendendo i miei libri e quaderni. La prima regola era fare la migliore figura il primo giorno. Tra quei libri c'era anche uno sketchbook vecchio, che ogni tanto riutilizzavo per disegnare qualcosa. Dentro c'era la mia storia come artista.
Scesi al piano inferiore e mi apprestai ad andare a scuola, non prima di aver fatto colazione ovviamente. Nel tragitto c'erano molti studenti con le loro divise, tutte uguali alla mia. Come mi avevano già accennato ad Hikarizaka, c'era solo una scuola superiore. La mia divisa mi piaceva, era semplice (color grigio e blu) ma efficace.
Le strade sembravano uscite da un manga, erano piene di verde e rosa, grazie alla presenza delle Sakura. Tutti erano così sorridenti che non potevo fare a meno di esserlo anch'io.
Arrivato nell'istituto, guardai subito in quale classe ero finito: 2-C.
Nel corridoio si sentivano bisbigli e vociferare, c'era chi parlava con gli ex compagni delle medie e chi cercava di fare colpo il primo giorno. Io cercavo di mantenermi il più sobrio possibile.
Ad un certo punto, vicino a me, passò una ragazza davvero bellissima: lunghi capelli rosa, rossetto arcobaleno, unghie estremamente curate dello stesso colore e piena di orecchini. Intorno a lei si era creata una strana atmosfera, tutti cercavano di farsi notare sia maschi che femmine. Intorno a lei c'era un gruppetto di ragazze anonime, probabilmente erano con lei solo per sfruttare la sua popolarità.
"Ehi tu ragazzo." Lei mi chiamò indicandomi in mezzo a tutti quanti nel corridoio.
"Dici a me?" Risposi quasi intimorito. "Non ti ho mai visto, ma sei abbastanza belloccio. Sei nuovo, vero? Bene, io sono Sakura e qui comando io. Non dimenticarti di me, devi avere solo occhi per me." Schioccò le dita come per volermi congedare. Non riuscivo a capire cosa stava accadendo. Il modo in cui mi parlava era davvero inappropriato. Non credevo che in campagna le ragazze fossero così rozze nel modo di esprimersi.
Entrai nella mia classe. Era totalmente vuota se non per una ragazza seduta in fondo a sinistra. Era incredibile... rimasi a bocca aperta: era identica alla ragazza vista nel sogno. Come era possibile? Quale assurda coincidenza.
Provai ad avvicinarmi a lei, ma continuava ad ignorarmi. Sembrava intimorita dalla mia presenza.
Poco dopo entrarono svariati studenti, tra cui anche la reginetta di prima. Arrivò l'appello. A quanto pare la ragazza in questione si chiamava Hanako. Tutti bisbigliavano cose poco carine sul suo conto, mi facevano innervosire.
"Ehi belloccio, non ti ho detto che dovresti avere occhi solo per me? Non sederti accanto a quella rozza fantasma dei cessi e mettiti vicino a me. Magari scopriamo di avere cose in comune!" Urlò nel mezzo dell'appello, provocando delle risate intorno alla povera Hanako.
"No, scusa, preferisco rimanere qui in fondo." Non appena dissi quella frase, tutti si zittirono. Sakura si infervorò proferendo frasi molto cattive contro Hanako. Mentre lei era quasi emozionata, da quel poco che si poteva vedere, era lievemente rossa in volto. Che carina.
Arrivò la pausa pranzo. Tutti erano concentrati a farmi domande sulla grande città: dove ti divertivi nel tempo libero? Dove mangiavi quando uscivi con gli amici? C'era davvero tanto movimento come si dice? Avevo la testa in fumo, informazioni che andavano e venivano. Domande bizzarre e domande più sensate. Avrei dovuto rispondere a tutti indistintamente, ma alcune mi irritavano parecchio. Non ero un animale in uno zoo.
"Andate tutti via, voglio parlare con il nuovo arrivato." Con uno schiocco di dita e un brontolio, tutti iniziarono a dileguarsi. Molti erano infelici e mi salutavano con la mano di nascosto. Intorno a Sakura c'erano due ragazze, ma non mi interessava nemmeno il loro volto, non avevano carattere e ripetevano tutto ciò che diceva la ragazza.
"Allora, Sora, hai davvero tanto carattere sai? Ti ho visto che stavi per insultare quegli idioti che ti riempivano di domande. Immagino che il destino ci abbia fatto incontrare. Dovresti provare a frequentare il mio gruppetto, sei belloccio e anche in fondo come me, no?" - "Scusami, ma non capisco nulla di ciò che dici. Non insulterei mai i miei nuovi compagni di classe." Con un sorriso, mi alzai ed andai via dalla classe per cercare chi aveva delle domande da farmi. Non sarei diventato un bullo.
"Saku!! Quel ragazzo ha davvero grinta!" - "Sakuchan ti ha messo i piedi in testa ahah!" urlavano le ragazze, deridendo il capobranco.
"State in silenzio. Non ho chiesto la vostra opinione," replicò la ragazza con il volto rosso come un peperone. Era davvero arrabbiata per ciò che era appena successo.
A fine lezioni corsi immediatamente al cancello della scuola, notando però una cosa importante: nel mio zaino non c'era il mio libro di storia antica. Seccato, tornai in classe aspettandomi di vederla vuota, ma all'interno, nel solito posto, c'era Hanako a disegnare.
Mi avvicinai silenziosamente alle sue spalle, notando come stesse disegnando un manga. Il suo stile era incredibile, erano i migliori disegni che avessi mai visto in un manga.
"Wow, Hanako, sei incredibile! Anche tu ami i manga?" Sobbalzò alla domanda, era immersa nel disegno. "Sì... ti prego di non dirlo in classe." - "Non lo farei mai. Anche io amo i manga e qualche volta ho provato a fare degli sketch. Non vorresti disegnare con me qualche volta?" Ero certo che quel sogno fosse un segno del destino... dovevo avvicinarmi a lei. Ero certo che solo così la mia vita sarebbe andata nel meglio.
"Va... bene... penso, Sora, no? Io sono Hanako." Balbettava ed era rossa in viso. I suoi bellissimi occhi smeraldo erano visibili, lucidi per l'emozione.
Era meravigliosa, tutto di lei era incredibile. Quella sera primaverile sbocciò qualcosa in me, qualcosa che non avevo mai provato in città. Fu allora che mi promisi di rimanere al suo fianco per capire davvero cosa tutto ciò significasse. Finalmente avevo incontrato qualcuno come me, ero al settimo cielo.
Angolo dell'autore.Questa storia è un grande test, avendone altre incorso che sto programmando di finire volevo provare quest'idea a cui sto lavorando da un mesetto buono. Potrei interromperla da un momento a l'altro ma spero di poter arrivare alla fine anche di questa! Ora però qualche delucidazione: il paese dove si svolge la storia non esiste davvero (ho chiesto ad una AI di crearmi un paese d'immaginazione), non ricordo nemmeno il significato so che tra tutti i nomi questo era quello che da leggere mi piaceva di più.
Nella cover c'è la traduzione Giapponese del titolo.
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Una vignetta e due disegni
Storie d'amoreIn città nessuno mi capiva davvero. Sora dopo essersi trasferito dalla grande città Giapponese finalmente potrà portare avanti la sua vera passione, i manga. Ed è grazie a questi fumetti che incontrerà l'amore, questo è come i due mangaka di punta s...