Gennaio, 1891
Il canto del pope riecheggiò per tutta la campagna, sola, abbandonata con la neve che soffoca pure le montagne e il ghiaccio che si può rompere con l'idiozia. Le nuvole avevano smesso di piangere: erano in lutto, ma la sarta delle mie fiabe non si era preoccupata dei vestiti neri. Solo noi rispettavamo l'etichetta.Il mio cuore? Annerito pure lui, non dal dolore, ma da una sorta di freddezza caratteristica di chi, come me, ha visto il caro padre solo una, due, tre, quattro volte. La prima volta nella camera da letto insieme all’ostetrica, la seconda dalla finestra della soffitta, la terza davanti ad una soglia in legno e la quarta, ora.
Ora: mio padre, in quell'istante, era divenuto una bara. La pelle di latte andato a male si era unita al legno pece, i piedi erano andati a nuotare tra gli scogli dell'oblio e i fiori sembravano poltiglia per i vermi. Chissà perchè non piangevo, io, stupido marmocchio di quattro anni. Me ne stavo a fissare la brina volteggiante.
Non sentivo nulla.
Neanche il pianto dei pochi partecipanti.
In quel momento, Ulita mi strinse la mano, con delicatezza.
Ricambiai, affondando le unghie nella carne, che assomigliava alla porcellana. Com'era bella Ulita! Ah, Ulita, Ulita, eri la sola che non volevi essere chiamata mamen'ka, però ti chiamavo mamen'ka lo stesso.
Ti volevo troppo bene.A ventiquattro anni eri la signora della Siberia, sia nell'anima che nel corpo. Come Ondine, le tue trecce si confondevano con le coroncine di fiori bianchi. Occhi blu profondo bruciavano parole enunciate da comari imbecilli, e i cuori dei porci. Indossavi sempre lo stesso vestito. Ah, mi ricordo, quello con la sottana azzurra. Stavi aspettando il tuo amore, proprio come Ondine.
Stava nella Siberia orientale, come mia madre.Dopo l'allattamento non l'avevo più vista: il pope mi aveva detto che Elena la sgualdrina(il nome vero della mamma), era morta di freddo, con le cosce aperte e nelle tette il tesserino giallo da rinnovare. Ma come? Prima faceva la ballerina! Che strano....prima stava facendo trentadue fouettès sul palco e ora era sepolta con i ratti, per giunta con il tesserino giallo nelle tette.
Su papà avevano detto poco: secondo loro l'uomo-bara era stato solo un sarto per donne, nè scemo nè geniale. Un mediocre, praticamente. Eppure mi aveva voluto bene.....
Poveri mediocri: sempre disprezzati e mai apprezzati per le poche virtù che hanno. Un giorno mi vendicherò e salverò i mediocri come il mio papen'ka.Ah! Si deve mangiare il kut'ja, ora? Si, disse Ulita. Il riso che si appiccica ai denti? Si. Se non lo mangi vai all'inferno? Si. Non possiamo invece cercare di dialogare nei sogni con i morti invece di mangiare? No. È la tradizione, che ci puoi fare? Se non la rispetti, Satana ti aspetta.
Oh beh, tutti dicevano che avrei comandato il re del Brutto Posto....vedevano nei miei occhi di cenere il futuro di un raffinato soldato, capace di sottomettere tutti.
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Il dissoluto
FanficMi chiamo Rasputin. Sapete cosa vuol dire? Dissoluto. Hanno avuto ragione i miei genitori a darmi questo nome. Amo e ho sempre amato perdermi nelle tenebre indefinite, fatte di frammenti diversi: di alcol, nicotina, violenza, ghiaccio, polvere, amor...