Anima nera

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La morte di Marshall aveva rotto qualcosa in me, le esequie erano state come vivere in un sogno dal quale mi volevo svegliare al più presto, mamma era distrutta ma come sempre e come aveva fatto con me da bambino si faceva vedere forte per Micky ma la sentivo piangere ogni notte.
Venne il giorno del mio ritorno a lavoro e proprio quel giorno ricevetti una telefonata inaspettata.
- Capitano mio capitano!
La voce chiara e cristallina di Fenix arrivò come una ventata d'aria fresca.
- Fenix è un piacere sentirti!
Lui rise di gusto.
- sentire me è un piacere? Ne deduco che la tua non sia una vita piena e soddisfacente!
Aveva colto nel segno e fortunatamente non poteva vedere la mia espressione di disgusto per la mia vita.
- stai degenerando Fenix...a cosa devo questo grande onore?
Sapevo quello che stava facendo in Turchia era un infiltrato davvero in gamba e forse intuivo anche il perché di quella chiamata.
- Sto indagando su tuo fratello e...ho saputo di Marshall condoglianze.
Ci fu quella che io definirei pausa catartica era così naturale per Max farmi le condoglianze per Marshall e non per la morte recente di mio padre dopotutto lui sapeva tutto di me e del mio non rapporto con la famiglia Ozgur.
- Grazie Max che ti serve?
Percepii il suo risolino divertito era da lui sdrammatizzare qualsiasi cosa.
- sei perspicace capitano come già saprai sono in Turchia alle calcagna di tuo fratello Dylan!
Sorseggiai la mia birra per non fare trapelare lo schifo di sentirlo dire tuo "fratello".
- Si lo so...vuoi informazioni giusto?
- ah capitano mio capitano tu mi leggi nella mente!
- no ma ho un fascicolo intero su di lui te lo manderò ma fammi un favore non chiamarlo più "mio fratello"!!!!
- ok capito so quanto ti abbia fatto male la tua famiglia quindi scusa...aspetto la tua mail grazie ancora!
Dopo aver sentito Max mi riproposi di andarlo a trovare ma anche di non fare mai riemergere la mia anima...
Avere un anima nera ti protegge da qualsiasi dolore, l'anima nera è lo scudo migliore per non farsi ferire, l'anima nera ti permette di fare cose che altrimenti non faresti mai, ero un capitano dei servizi segreti e se volevo essere il migliore dovevo per forza adeguarmi a cambiare...dovevo colorare la mia vera anima di nero.
Uscivo poco o nulla e quella sera ero sulla terrazza del mio attico da scapolo quando qualcuno bussò alla mia porta posai la birra e mi diressi alla porta quando controllai dallo spioncino con mia enorme sorpresa vidi una giovane donna in lacrime aprii e lei subito si precipitò dentro.
- Ehiii!!!
Ma realizzai immediatamente il pericolo scartai a destra d'istinto un uomo che era il doppio di me mi mancò per poco con un fendente che prese lo stipite della mia porta, non avevo tempo di chiedere subito lo disarmai nonostante la sua mole io ero decisamente più agile e bastò uno sgambetto per fargli sbattere il naso alla porta e atterrarlo prendere rapidamente le manette dalla tasca posteriore ed ammanettarlo.
- e ora parliamo!
La giovane in lacrime sbirciò da dietro la porta e solo allora mi resi conto del suo viso tumefatto e la rabbia montò in me come uno tsunami misi il piede sulla testa dell'energumeno.
- È stato lui a ridurti così?
La ragazza tremava mentre io premevo il piede e lui urlava chiamai il 911 e spiegai il tutto ma non tolsi mai il piede nonostante gli urli dopo dieci minuti di ingiurie lo affidai ai colleghi e seguii la giovane sino all'ambulanza ma lei non mi lasciava la mano allora decisi di essere quello che mi ero ripromesso un anima oscura e senza sentimenti, forse il mio sguardo divenne duro e freddo perché lei lasciò immediatamente la mano ed io mi allontanai tornando a casa e mi ricordai una frase letta poco prima di Kalil Gibran.
"Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici."
Ed io avevo più cicatrici di mille uomini sicuramente ma mi tornavano in mente gli occhi di quella giovane che avevo soccorso poco prima un pozzo pieno di paura che io non avevo certo rincuorato col mio comportamento, scossi la testa per allontanare quegli occhi e trangugiai la mia corona ma non servì a nulla.
L'indomani mi recai all'ospedale sapevo chi era avevo chiesto al pronto soccorso avevo un mazzo di fiori appena comprati volevo farmi perdonare per la mia freddezza dopotutto forse a volte potevo fare riaffiorare la mia anima reale, mi fermai davanti alla porta della camera che mi avevano indicato era socchiusa e intravedevo la ragazza distesa a letto aveva gli occhi chiusi ed un brutto l'invito sulla guancia ed un taglio sopra all'occhio un moto di rabbia prese il sopravvento, ma non appena si mosse nel suo dormiveglia respirai mi feci coraggio ed entrai nella camera, posai i fiori non la volevo disturbare feci per uscire ma la sua voce mi bloccò.
- Tu...sei tu che mi hai salvato...
La voce flebile era così dolce mi voltai a guardarla abbozzando un sorriso.
- Si ..ecco io..
Lei si illuminò
- grazie...ti devo la vita.
Mi accomodai accanto a lei su una sedia ed iniziò a raccontarmi come suo padre la tenesse prigioniera e delle botte che prendeva era riuscita a sfuggire la sera prima e aveva suonato ad ogni porta ma solo io avevo aperto e questo le aveva salvato la vita le raccontai un po' di me e con mia somma sorpresa lo trovai facile e mi fece sentire leggero.
- allora era destino sai?
Sorrisi
- destino incontrare un agente?
Mi resi conto della sua mano esile sulla mia solo allora e le accarezzai il viso.
- io credo che il tuo destino lo scrivi tu stessa ora hai una vita davanti e troverai una strada bellissima.
Le dissi alzandomi, lei sembrò spaventata...
- Ti prego resta ancora un po'!
Mi sedetti di nuovo e lei si rilassò.
- posso farti una domanda inopportuna?
La guardai ridendo...
- non sono sposato fidanzato o gay!
Lei rise di gusto la sua risata mi smosse qualcosa che non potevo permettermi e mi alzai.
- Scusa ma devo proprio andare!
Forse era una fuga ma lei era tanto bella quanto giovane tornai a chiudere la mia anima dietro lo scudo dell'oscurità più nera.

Un anima nera è libera di ferire ma non di farsi ferire.

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