Il mattino

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♪♪ pëtr il'ič tchaikovsky: SIX PIECES, OP. 51, TH 143 - VI. valse sentimentale.
tempo di valse - daniel lozakovich

Quando aprii gli occhi, parve di essermi appena svegliato da un lungo sogno

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Quando aprii gli occhi, parve di essermi appena svegliato da un lungo sogno.
La sera prima girai per la città come se fossi in compagnia di Kai, ma non fu così. Era partita la mattina, supposi, o magari di pomeriggio - come se il quando fosse accaduto avrebbe davvero annullato il fatto stesso che lei fosse andata via per sempre. Attraversai col cuore in gola il ponte dove l'avevo vista per la prima volta, singhiozzante ma bellissima, anche con gli occhi arrossati dal pianto e il cuore a pezzi; osservai da lontano casa sua, spoglia e al buio, che mai più l'avrebbe protetta dal gelo della città, mai più l'avrebbe seguita passo dopo passo, circondata sempre dai suoi libri e immensa gioia. Arrivai a posare gli occhi su quella panchina dove bevemmo polugar insieme, notando quasi di sfuggita che vi era adagiato un piccolo pacco in cartone. L'uomo che ci vendette il distillato non appena mi vide fece un gran trambusto, tutto per dirmi che quella dolce ragazza gli aveva chiesto di tener d'occhio il pacchetto e di infine assicurarsi di darlo a me, una volta giunto lì. Mi stupii sia perché Kai si aspettava che sarei tornato nei posti che avevamo visitato insieme, sia perché l'uomo non aveva curiosato, per fortuna. Ad ogni modo, mi precipitai a casa quasi tremando per l'emozione e l'attesa di scoprire cosa si celasse in quell'involucro, ma aspettai prima di aprire.
Esattamente fino al giorno dopo, al momento in cui mi destai e credetti che ciò che avevo vissuto e sentito dentro di me fosse stata solo che una visione. Invece il pacchetto, il quale mi accorsi aveva lo stesso profumo della mia compagna, era tangibile così come il suo interno.

Vi era una lettera ripiegata con cura che mostrava su un lato la sigla K.E. e sotto un altro foglio, già aperto, che ritraeva con uno splendido stile di disegno io e la ragazza intenti in una delle nostre passeggiate. Dovetti reprimere l'istinto di piangere, perciò accarezzai il volto disegnato di Kai come se potesse bastarmi. Invece, riservai un'occhiata di traverso alla lettera, timoroso del contenuto. La presi e la aprii con lentezza, affinché ritardassi il momento di leggere. Esso, tuttavia, giunse lo stesso.

"Mio caro e dolce Yulian,quando su questa panchina mi raccontaste di voi fu strano sentire un tonfo al cuore

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"Mio caro e dolce Yulian,
quando su questa panchina mi raccontaste di voi fu strano sentire un tonfo al cuore. Il più brutto mai sentito, se posso esagerare. Vedere chiaramente un dolore che non sia mio è stato come perdersi in una terra inesplorata: mi sono sentita impotente e avrei cercato in tutti i modi di aiutarvi, proprio come mi avete detto che desiderate voi.
La cosa più importante, nonostante il dolore che il vostro discorso mi ha recato, è che siete stato sincero. Non posso dire lo stesso per me, quando la sera dopo è arrivato il mio turno. Più che altro, ho voluto eliminare ciò che davvero mi tormentava in queste settimane e che soprattutto avrebbe fatto del male a voi, se l'aveste conosciuto. Ma ora che non sono costretta a guardare i vostri occhi ambrati ricolmi di avvilimento, da vigliacca e codarda qual sono, vi rivelo ciò che tengo nel mio cuore - sperando possa aiutarvi a capire meglio me e i motivi della mia scelta.

I miei quindici anni, compiuti tanto tempo fa, sono stati movimentati. In un momento di sconforto causato dai miei genitori, i quali non riuscivano nemmeno a stare nella stessa stanza senza litigare, trovai la pace nella dimora dei miei nonni, nelle campagne tedesche. Non dico che passassi diversamente le mie giornate, altrimenti affermerei il falso, ma la libertà suonò così dolce al mio animo da farmi romanticizzare la situazione - una figlia in fuga da urla, ingiurie e lividi sulla pelle. Di mattina dipingevo e aiutavo mio nonno nell'orto insieme agli altri coltivatori della tenuta - non mi spiegavo come mai li aiutasse considerando che li pagava per lavorare - e il resto della giornata lo passavo fuori in giardino, approfittando del clima della bella stagione. Tuttavia, mentre il mio rientro in America si faceva più vicino, un giorno in cui mi alzai dal letto decisamente tardi trovai del trambusto impressionante in giro per la tenuta; le cameriere in subbuglio, bagagli, tele vuote e dipinti magnifici. Diciamo che quello fu l'inizio della mia fine, il motivo per il quale rimembro quei quindici anni con tanto dolore, poiché solo ora riesco a ragionare lucidamente.

Si chiamava Lars Heidrich ed era un'artista quasi sulla ventina, promettente ma ancora fin poco conosciuto. Essendo il nipote più piccolo di una carissima amica di mia nonna, ella decise di ospitarlo per tutta l'estate affinché potesse prendere l'ispirazione necessaria, considerando la bellezza dei paesaggi che la dimora della mia famiglia riservava.
Capite dove voglio arrivare, non è cosi? Siete intelligente, dopotutto!
Ebbene sì, il signor Heidrich conquistò quel mio piccolo e ingenuo cuore, sia a causa della convivenza, sia per i suoi amabili gesti. Era infatti solito lasciare dietro la porta della mia camera un piatto con frutti maturi, in base al raccolto della settimana, e si assicurava sempre che mettessi i vestiti che mi regalava, rigorosamente del mio colore preferito - che non seppi mai come fece a scoprire fosse l'azzurro. L'estate passò quindi tra sguardi e gentilezze ricambiate, qualche parola timida, ma mai nulla di eclatante.
Lo so, lo so, vi sembra strano da parte mia...ma dovete capire, caro Yulian, che ancora il mio carattere era pura argilla, in attesa di un vasaio pronto a modellarla: non sarebbe stato semplice, né istintivo, comportarmi nel modo impavido e sfacciato di ora. Per questo la timidezza mi portò al momento del ritorno in patria con in cuore la speranza che la tempesta in casa fosse passata e il timore di non poter più rivedere Lars.

Effettivamente, per due anni non ebbi sue notizie. Non in maniera diretta, perlomeno, perché mia nonna nelle sue lettere parlava sempre di lui quando aveva novità; è inutile sottolineare che lei per prima aveva notato qualcosa tra noi e che non le dispiacesse affatto l'idea di vedermi sposata con il giovane. Eppure, sebbene i pretesti ci fossero, Lars sparì. Proseguii dunque la mia vita da giovane donna, coltivando finalmente un carattere - e che carattere - e dei valori che niente e nessuno avrebbe potuto mutare.

Fino a questo punto, tutto sembra abbastanza chiaro.
Il problema nasce nel momento in cui Lars arriva in America, alla fine del precedente anno, e chiede di essere ospitato dalla mia famiglia. Suppongo non vi sorprenderà il fatto che, per via del mio risentimento, pregai in ginocchio i miei genitori pur di non accettare; mi avrebbero anche accontentata, se solo Lars non avesse proposto di pagare l'affitto della stanza - e i soldi,
dannazione, ci servivano. E così ogni mio buon proposito di dimenticare quel ragazzo e quell'amore giovanile venne ridotto in cenere.

Vi dico che ho sofferto. Averlo avuto intorno ogni giorno della mia esistenza per mesi è stato peggio di una condanna. Lars infatti non ha mai cercato di farsi perdonare, bensì ha fatto finta di nulla, come se i miei sentimenti fossero semplicemente qualcosa di inesistente o di cui lui non avrebbe dovuto preoccuparsi. Ha continuato con la frutta, poi con i dolci, i vestiti non li ho mai messi così è passato ai gioielli, ai guanti. Ma davanti ha visto solo che un cuore di ghiaccio.
Si è scusato un pomeriggio di maggio, mentre leggevo nel salotto. Si è prostrato ai miei piedi e ha chiesto il mio perdono, e mi sono finalmente sentita bene, con me stessa e con lui. Gli ho dato una seconda possibilità, ma nel momento stesso in cui gliel'ho concessa, un pensiero improvviso: Lars mi avrebbe sposata. Perlomeno, sicuramente me l'avrebbe chiesto...e quale sarebbe stata la mia risposta? Temo sia chiara ad entrambi, alla luce di quanto vi ho detto.

Ho tardato il momento il più possibile, fino ad arrivare a quest'estate e al mio viaggio in Russia che mi ha separata per tanto tempo da lui, il quale nel frattempo deve tornare in Germania per riprendere gli studi.
Quando mi avete vista piangere, avevo appena inviato la lettera in cui rifiutavo la proposta di matrimonio. Sarei dovuta rimanere più tempo a San Pietroburgo, proprio per scappare da Lars e dalla mia famiglia che non accetterà mai questa decisione...ma ho incontrato voi.

No, anzi, ho incontrato te, Yulian.
E preferisco fronteggiare i mali della mia vita piuttosto che farmi inghiottire da un amore travolgente come il tuo. Già, è un paradosso degno di nota: mi ami, come in pochi potrebbero amare, ma ti allontano con tutte le mie forze. Vorrei giustificarmi ancora e ancora, ma ti ho detto tutto quando eravamo insieme. Mi auguro basti e che tu abbia capito. Spero con tutta me stessa che non serbi alcun sentimento d'odio per me, p
erò l'amore è strano e io sono stata per tutta la vita solo un'illusa, poiché credevo di poter sopportarne i sintomi.

Pensami qualche volta, anche se forse io sono il tuo Lars. Io ti penserò.
Sei un uomo difficile da dimenticare, Yulian Levashov.
Ti rivedrò nel caldo tepore del fuoco, nel riflesso della luna sull'acqua, nelle nostre amate vie di San Pietroburgo.
Ti auguro la più bella delle vite.

- La tua dolce compagna

𝐍𝐀𝐃𝐑𝐘𝐕Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora