17

411 12 19
                                    

EVELYN'S POV

Mi svegliai sentendo un tonfo che proveniente dalla parte della porta-finestra laterale della mia stanza.

Confusa, mi alzai andandone ad aprire solo una parte, ritrovando un piccolo sassolino ai miei piedi.

Erano le 3 di notte quando mi ritrovai a chiedere chi diavolo era il pazzo che colpiva le finestre della gente mentre dormivano.

Mi misi le ciabatte e percorsi il balcone, mentre il venticello della notte mi sfiorava la pelle, scompigliandomi leggermente alcune ciocche dei miei capelli.

Sebbene fosse estate, il top e i pantaloncini che usavo per dormire non mi proteggevano del tutto dal freddo, quindi mi ritrovai a stringermi nelle mie braccia.

Mi protesi verso la ringhiera che circondava l'estremita del piccolo terrazzo cercando di individuare chi aveva lanciato il sassolino, quando trovai un ragazzo vestito, probabilmente, di nero con un enorme cartellone ai suoi piedi.

Non lo riconobbi subito, a causa della bandana che aveva usato per ricoprire il suo viso e il cappuccio che ricadeva sul lato superiore della nuca.

Rilanciai il sassolino, cercando di farlo accorgere della mia presenza.

Che mossa stupida Evelyn, se fosse stato un assassino gli avresti appena servito il cibo sul piatto d'argento.

Alzò lo sguardo e quando si accorse di me si abbassò il cappuccio.

Non riuscii a capire di che colore fossero i suoi capelli, a causa del buio, ma notai solo che erano scompigliati e ondulati.

Prese il telefono dalle sue tasche, digitando qualcosa, che portò subito dopo all'orecchio.

Mi spaventai quando sentii il mio squillare.
Mi voltai verso quel suono per pochissimi secondi, ma invece di muovermi e andare a prenderlo rimasi immobile, riposando lo sguardo sulla figura sotto il mio balcone.
Tutto questo stava diventando a dir poco inquietante, anche se morivo dalla curiosità.

Non trovai motivazione valide per fidarmi di lui, chiunque sia, perché per quanto potesse valere poteva essere pure un maniaco o cose simili.

Quando però indicò insistentemente dietro di me, come per invitarmi a recuperare il cellulare, decisi di andare a prenderlo, incuriosita di sapere chi fosse.

Esitai a rispondere, vedendo la scritta Numero Sconosciuto sullo schermo, ma alla fine posai il dito sul tasto verde.

Me lo portai all'orecchio mentre la persona dall'altra parte del telefono incominciò a parlare.

X: Ce ne hai messo di tempo per rispondere Ariel...

All'udire quella voce schiusi leggermente la bocca, stupita.
Che ci faceva JJ qui, sotto casa mia,vestito come se fosse un ladro?

E: Ma sei scemo? Mi hai fatto prendere un colpo.
Che ci fai qui? Di notte poi...

Chiesi incuriosita, mentre mille possibili scenari si fecere spazio nella mia mente.

J: Ora vedrai, fidati che ne vale la pena.
Non essere arrabbiata piccola.

Ero arrabbiata con lui, delusa dal suo comportamento, ma quando mi sussurò di restare in linea e sollevò il cartellone, accendendo la torcia del telefono per mostrarmi le scritte al di sopra di esso, non potei credere ai miei occhi.

Mi dispiace per tutto Ariel.
Sono pessimo nel esprimere ciò che vorrei dire veramente.
Quelle cose non le pensavo, perdonami.

𝑻𝒉𝒊𝒔 𝒊𝒔 𝒘𝒓𝒐𝒏𝒈 - 𝑱𝑱 𝑴𝒂𝒚𝒃𝒂𝒏𝒌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora