Quando il 1 dicembre sono tornata, è venuta anche Nadia, nonostante avesse finito di lavorare con noi. Ammetto che ero infastidita perché la trovavo un po' falsa visto che nel mese in cui sono stata a casa, dolorante, lei non si era fatta sentire e per una che addirittura si smuove da casa per venire lì esclusivamente per salutare l'unica collega che non aveva più visto mi sembra un po', come dire, non dico.
Comunque tu ovviamente l'hai seguita quando è venuta da me. Perché tu la seguivi sempre, qualsiasi fosse la sua mossa, tu eri la sua ombra.
Il primo giorno in cui lei non c'era ti sei presentato in lavanderia per la prima volta alle 7 dopo le consegne esclamando: "Ora che non c'è la Nadi che fai? Non vieni più di là? Mah!" e mi fece un piacere assurdo vedere che sì, lei non c'era, ma tu con me volevi passare comunque del tempo.
Da lì ci siamo riavvicinati senza più staccarci un attimo.
Abbiamo affrontato gli stessi argomenti di sempre e visto che eravamo a dicembre una cosa che ci ha fatto parlare per molto tempo sono stati i buoni propositi per il nuovo anno. Volevamo cambiare. Ma io ho sempre messo prima di chiunque te, così mi sono trasformata nella mia versione psicologa e cercavo di capire innanzitutto cosa volessi cambiare di te stesso, poi come agire.
A fatica mi mandavi qualche messaggio. Come quando ti è arrivata la PS5!
Ti ho risposto alla foto con una battuta sul fatto che per la prima volta ti fossi ricordato! E mi hai detto che era tra i buoni propositi quello di essere più presente. Quel messaggio mi lasciò di stucco e sorrisi automaticamente, ti risposi semplicemente dicendoti che ti stavi sofizzando!Hai iniziato a sfogarti con me sul tuo passato (anche se, ad essere sinceri, ti ho un po' costretto, lo ammetto). Quando ho sentito la storia della tua famiglia mi è stretto il cuore ed ho subito pensato tu fossi una delle persone più forti che io abbia mai conosciuto. Ti sei fatto tutto da solo nonostante quello che hai passato. Molti altri – me, ad esempio – si sarebbero solo pianti addosso senza combinare mai niente. Invece tu no! La tua paura più grande è quella di finire come tuo padre, ma io, come ti ho sempre detto, sono convinta che non sarà così. A 26 anni non è da tutti essere indipendenti quanto lo sei tu. Ho sempre invidiato questa tua particolarità.
Non hai mai avuto veramente un posto fisso da chiamare casa. Mi hai sempre citato una casa, quella in cui sei cresciuto, ma è come quando ti parlavo della mia a Quarrata. Per carità, affezionatissima, ma perché ero troppo piccola per capire tante cose. Come te.
Amavo quando mi parlavi di tua madre. Mi sarebbe tanto piaciuto conoscerla, perché hai sempre detto che te la ricordavo. Una delle cose più belle che tu mi abbia mai detto è che io riuscivo a fartela ricordare in modo positivo, al contrario di tutti. Quando ne parlavi con altri ti ricordavi il brutto, ma con me il bello. Mi ringraziasti per questo.Arriviamo poi al famoso Tinder.
Una mattina, sei andato con mamma e Leonardo nell'altra struttura perché dovevi parlare delle tue dimissioni. Dovevi andare a lavorare all'ospedale! Finalmente a dicembre è arrivata quella mail. Ero arrabbiata con te e non perché tu avessi deciso di andare a lavorare in ospedale, ma perché per me non era una tua decisione. Tu ti eri lasciato influenzare da Nadia. Forse già da lì avrei dovuto capire molto di te.Quando sei tornato dalla riunione sei venuto da me e mi hai confessato di aver fatto tutto il contrario: "Eh ti ricordi quello che dovevo dire? Ho fatto tutto il contrario!" e siamo scoppiati a ridere. Tu di te stesso, io del fatto che saresti rimasto con noi.
Ma poi hai tirato fuori una ragazza che avevi visto durante la riunione e che sapevi di averla già vista da qualche parte, così hai tirato fuori Tinder ed abbiamo scoperto di un vecchio match. Ti ho detto di scriverle ma non lo hai fatto.
Allora da quel giorno in poi ti ho un po' stressato su quell'app e su come dovessi mettere più cuori possibili. Abbiamo lavorato sulla tua bio, sulle tue foto. Ti lasciavi guidare da me.Alla fine poi è arrivata lei: Maddalena. Una bella ragazza delle tue parti con cui tu ti sei trovato subito bene. Ci avete messo un po' a vedervi. Alla fine siete andati a cena ed io non vedevo l'ora di sapere come fosse andata. La mattina dopo eri tranquillo, ma solo con me. Agli altri continuavi a parlare di quegli occhi chiari che ti avevano stregato e di quanto fosse bella.
Io nel frattempo stavo cercando di rinnegare i pensieri che avevo su di te. Una prova? Ecco cosa scrissi ad una mia amica per messaggio:
"No amo stamani no, sto riflettendo tanto però. Forse veramente meglio lasciare così e vedere come finirà il tutto. Probabilmente è davvero un'amicizia che forse è destinata a durare oppure molto probabilmente di convenienza. Nel senso che, uno così, instabile, non lo vedo nel mio futuro come un compagno. Ogni mattina arriva e mi dice a qualcosa che ha pensato di fare o che gli piacerebbe fare: uno direbbe "wow, intraprendente!" io invece vedo uno tutto fumo e niente arrosto. Uno che dipende come si sveglia dice qualcosa tanto per dire. Senza riflettere. Certo, quando vuole, sa essere veramente riflessivo e affascinante. Ma prevale il resto, pesa di più. Infatti ci siamo lasciati poco fa con me che lo accusavo di essere instabile. A me dispiace ci resti male ma è così. Devo solo riflettere tra oggi e domani sul fatto: ne vale la pena? merita davvero di sapere che forse potrei provare un interesse? E poi? Come potrei guardarlo in faccia e dirglielo dopo aver saputo che ne so, che si è conservato lo scontrino di martedì sera. Che per lui sono una sorella. È difficile, e lo dico perché mi riferisco al mio orgoglio"
Quando parlo di martedì è quando sei stato a cena con lei, la vostra prima uscita.
Dopo la seconda uscita... delirio.
Eri presissimo dai suoi occhi che ti facevano perdere la testa. Lo dicevi a tutti.
E quando mi hai tirato fuori i dilemmi sul vostro primo bacio? "Allora li facciamo contenti sti nonnini?" e io ti ho detto che eri ridicolo. Che non potevi chiederle un bacio, ma rubarglielo. Che la messinscena dei nonni in struttura non era divertente. Ma a pensarci adesso forse ero solo gelosa dei nonnini che ho sempre sentito come miei e non avevo intenzione di condividerli con lei.
Io stavo cedendo davanti ai tuoi occhi ma tu fingevi di non vedermi. Te ne uscivi con domande come "Ma a te piacciono le sorprese? Così prendo spunto". Calcola che in quel momento pensavo volessi fare una sorpresa a me. Perché sei stato tu a dire che eravamo simili io e lei. Quando me la descrivevi ti lasciavi sfuggire spesso che ci assomigliavamo. Caratterialmente parlando ovviamente. Perché lei fisicamente è il tuo prototipo: bionda, chiara, occhi chiari. Non so ancora perché tu abbia fatto il cretino facendotela scappare. Ah già! Per me.
Io intanto sondavo il terreno per capire se potessi dirti di smetterla di parlarmi di lei perché più provavo a rinnegare i miei sentimenti e più mi logoravo dentro. Ti ricordi quando sono scoppiata a piangere? Quando mi hai chiesto se avessi paura di restare da sola. Io ti dissi di sì piangendo. Ma non piangevo per quella paura che fondamentalmente non ho mai provato ad essere sincera, ma perché soffrivo nel vederti perso di una ragazza che non ero io. Mi dicevi che per te non esiste l'amicizia tra maschio e femmina illudendomi, poi che io ero una sorella per te, quando ti ho messo con le spalle al muro. "Ma se non credi nell'amicizia tra maschio e femmina che siamo scusami!" ti stuzzicai. "Eh ma te sei di famiglia ormai, è come se fossi mia sorella." Il mio cuore non si è spezzato in due, si è letteralmente frantumato. Come potevo io essere una sorella per te?
Quando mamma e la sua amica dovevano sostenere l'esame in infermeria giù e tu mi hai abbracciato in quel modo, tirandomi a te in silenzio, davanti a tutti, non poteva essere fraintendibile. Ti dico solo che la figlia dell'amica di mamma quando ha scoperto più tardi che ci eravamo messi insieme mi ammise di averlo sempre saputo, avendoci visto solo una volta. Ha detto che era palese il desiderio che avevamo l'uno dell'altra.Mi hai detto che la prima cosa che hai notato di me sono gli occhi. Il giorno dopo hai riaperto il discorso e ti sei corretto, specificando che più che gli occhi in sé, la cosa che ti piaceva e che avevi notato era un gesto che facevo. Mi ha fatta impazzire questa cosa, ti giuro.
Era un post di Instagram quello che avevo tirato fuori. Ti dissi di usarlo con lei così da poterla conoscere meglio e tu mi hai detto di leggere le domande, così ce le siamo fatti a vicenda.In quei giorni ti chiesi di aiutarmi per degli esami. Uno era quello di storia sociale, un esame in cui dovevo scrivere tre saggi. Mi hai dato delle belle idee, devo ammetterlo.
Poi ti ho chiesto aiuto per un video visto che te la cavi abbastanza bene. Mi hai invitata a casa tua, ma io non ci volevo venire. Ho usato la scusa di Maddalena e del fatto che non fosse rispettoso, magari lei sarebbe stata gelosa.Poi un sabato mattina abbiamo litigato.
Fatemi un in bocca al lupo per un progettinooooooooo <3
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Coscienza
RomanceSofia è una ragazza che si è innamorata a prima vista di un collega, nonostante lui fosse un concentrato di caratteri che lei odiava. Non è mai stato il suo prototipo eppure c'era qualcosa di lui che la incuriosiva e la attraeva in maniera esagerata...