Forse è la mia ansia.
Un piccolo senso di vuoto che nasce al centro del petto, a livello dello sterno. È così piccolo. Ma è solo l’inizio.
Spesso mi piace pensare che la colpa sia mia, che l’ho coltivato io quel piccolo vuoto. Così nero pece, così vuoto, voglioso di crescere.
Io gli ho dato modo di farlo.
Gli ho dato da mangiare affinché crescesse. Gli ho dato in pasto tutti i miei pensieri negativi, le mie paure, le mie ansie, i miei momenti no. Ma non tutti insieme, piano piano.
Ed è stato così.Forse è la mia ansia.
Un lento ed inesorabile percorso di crescita. Una crescita che si è rivelata logorante.
Non avevo nient’altro da dargli. Così ha iniziato a mangiare ciò che trovava intorno.
Ha cominciato ad inghiottirmi piano piano. Non aveva fretta. Voleva assaporarmi e lasciare di me solo lo scheletro che si riempiva di lui.
Si attaccava a me prepotentemente, ma con dolcezza.
Faceva freddo.Forse è la mia ansia.
Col passare del tempo questo piccolo vuoto era diventato la mia seconda pelle. Una sindone oscura e sottile, impermeabile, infrangibile, intoccabile. Così delicata ma così resistente, mi avvolgeva quasi come se volesse proteggermi.
Mi oscurava. Non entrava luce.
Fa freddo.
Ormai sono lì dentro.Forse è la mia ansia.
Ma lui vuole ancora di più. Non gli è bastato avermi tutta intera.
Vuole cibarsi anche delle mie cose belle. I miei preziosi pensieri, quelli belli, positivi, quelli ottimisti che mi hanno permesso di continuare ad avere gli occhi aperti e a respirare.
Non gli è bastato.
Un unico momento di estrema debolezza e sento di essere scomparsa.
Una crescita così lenta, così degradante.
Sono a pezzi, ma non mi frantumo a terra.Forse è la mia ansia.
Quest’ambigua seconda pelle mi tiene ben salda.
Ora è lei ad essere attaccata a me.
Il gelo mi pervade.
Un costante e leggero nevischio si poggia silenzioso su di me avvolgendomi in questa patina.
Fa freddo. I suoni li sento ovattati e lontani.
Il mio cuore lo sento però. In netto contrasto con il lento cadere dei fiocchi, lui va veloce.
Veloce.
Veloce.
Veloce.Forse è la mia ansia.
Mi sento lasciata indietro. Da tutti, dal mondo.
Dovrei essere felice, mi dicono.
Ma come si fa ad essere felici se i pensieri che ho nella testa sono così sfumati e poco chiari? Ormai è questo buco nero paradossalmente terrestre e ancorato a me che governa la mia mente.
Ho smarrito me stessa e non riesco a ritrovarmi.
Sento che sto vagando in questo incessabile e oscuro mondo parallelo.
Sento solo un fischio continuo.
A volte vedo degli spiragli.
Raramente sto bene. Torno a respirare.Che bello respirare. Quando sono con te lo faccio, come se fosse la cosa più naturale del mondo, e non il fischio stridente dell’aria che entra dentro di me, mi attraversa e poi fuoriesce inquinata da quella dimensione oscura che ha messo le radici nel mio corpo.
È così naturale stare con te.
Di la verità mi hai presa tu.
Io mi ritrovo solo quando sto con te.
Non riesco a ricordarmi come fosse stare bene prima.
Questo pensiero mi ha risvegliata.
Ed è qua che ho ritrovato un pezzo di me stessa.
Un piccolo pezzettino che ha questa volontà intrinseca, quasi nascosta. Si vuole affidare a qualcuno ma non capisce che è se stessa la persona giusta per lei.
Vuoi stare bene? Si, facciamolo allora.
Mi sono detta questo.
Un piccolo pezzettino di me ritrovato.
Eri esattamente dove il piccolo vuoto è nato.
O sei forse tu quel piccolo vuoto diventato ora così grande?
Ma io lo so che sei tu.
Io lo so che sono io.
Sono io ad essermi fatto tutto ciò e sono io a voler stare bene ora.
Va bene stare male, per un po’, ma poi bisogna pulirsi le ferite. E va bene se lo fai da sola. Ne uscirai fortificata, ti fiderai di te stessa. Non è detto che ci sarà sempre qualcuno a farlo per te.
Amati.
Io mi amo. E starò bene.Forse era la mia ansia, ma in realtà ero solo io.