Introduzione

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mi alzo, mi guardo, inizio a piangere. Questo ogni santo giorno, ogni santissima mattina. Il mio riflesso a tratti mi spaventa, a tratti mi disgusta. Non so cosa provo nei confronti di me stessa, forse odio, forse schifo, o forse paura. Le emozioni mi pervadono dentro come un fiume i piena ed io non so proprio come fermarle. Decido di restringere col cibo, così forse mi piacerò; ciò non accade. Questa è una parte dell’’anoressia, una infinitesimale parte che oramai da un anno a questa parte è in me come il polline in un fiore in piena primavera. Dico una infinitesimale parte perché l’anoressia non è questo, o almeno non è solo questo, anzi; l’anoressia è tanto ma tanto altro. Il restringere col cibo ti porta pian piano a fare venire meno tante funzioni del tuo corpo, come la memoria, come la circolazione del sangue o il battito del cuore. Ti fa perdere il calore del corpo, i capelli, la voglia di socializzare. Ti porta via un pezzo di vita e per uscirne dovrai faticare tanto, ma davvero tanto, dovrai distaccarti completamente dalla tua testa che in questo momento non è in grado di darti le risposte giuste e fidarti degli altri. Ebbene sì, prima o poi dovrai fidarti, in un modo o in un altro. Lo so, fidarsi è complicato, e sembra impossibile, ma si può, ovvio che si può. Bisogna pian piano arrivare a volersi bene e a fidarsi di chi ci circonda, e a quel punto potrai dire di avercela fatta, anche se non del tutto, anche se ogni tanto torneranno i pensieri, anche se ci saranno momenti bui tu fidati, c’è l’hai fatta.

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