Parte 2

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La odiava. E odiava lui. Si sentiva presa in giro, perché era chiaro che era stato un misero passatempo per sopperire alla mancanza di lei. E quando il topo era tornato il gatto aveva ripreso a ballare. E lei era stata una stupida che ci era cascata con tutte le scarpe.

Doveva capirlo che lei non era il tipo di ragazza per lui, perché a lui, evidentemente piacevano certi tipi di ragazze. Ragazze che rientravano in una certa etichetta. E lei che non era etichettabile, lei che sentiva di non appartenere a nessuna categoria, faceva paura. Perché sì, era convinta facesse paura non essere classificata in questo mondo dove quello che contasse erano le categorie.

Oppure, altra cosa molto probabile era che lei non era come lei. Attraente, femminile, provocante. Forse era dovuto a quel suo aspetto bambinesco, ma non era mai riuscita ad esercitare il suo potere femminile. Anzi non capiva nemmeno cosa fosse il potere femminile, ma se avesse avuto la facoltà di esercitarlo, lo avrebbe usato per mietere vittime e magari smettere di soffrire. Ma poi si ricordava che lei non era quel tipo di persona e che era troppo una brava ragazza.

Ecco, forse era quello il vero problema: si vedeva che era una brava ragazza, e per questo motivo loro erano incompatibili. Era evidente che a lui piacevano certi tipi di ragazze, le bad girl. E lei non lo era, a differenza di quell'altra.

Quanto la odiava... odiava quella sua faccia da cavallo, sul cui volto era dipinto il classico sorriso di circostanza tutto tirato. "E fattela una risata" le veniva da dire che un giorno senza ridere era un giorno sprecato, come diceva un famoso saggio. Avrebbe tanto voluto toglierlo quel sorrisetto, chissà se avesse avuto ancora voglia di fare la smorfiosa.

Però... capiva che non c'era competizione, lei non era il tipo di ragazza per lui e doveva farci i conti. Era a causa di quel suo aspetto bambinesco, quell'aspetto da eterna ragazzina che non la voleva abbandonare nonostante ormai fosse più vicina agli trenta che ai venti. Non sopportava a volte questo suo aspetto. Lei ci provava anche ad assumere un aspetto più da adulta. E si truccava, e si faceva le unghie, i capelli, indossava abiti più da adulti. Ma nada, sembrava lo stesso una ragazzina. Era nel suo dna. Non che la cosa le dispiacesse – più in là quando avrebbe attraversato la soglia dei famosi quaranta, dieci anni in meno l'avrebbero fatta ancora più contenta – ma essere messa da parte a causa di una ragazzina, faceva tanto male. Ma cosa avevano in più di lei queste dannate ragazzine, che di anticonvenziale non hanno proprio niente?

Le faceva venire tanti complessi e lei di complessi ne aveva fin troppi. Specie per quanto riguardava il suo corpo. O lo odiava o lo amava. Amava... era un eufemismo la parola amore, diciamo che lo accettava il proprio corpo. Era a fasi alterne, certi giorni le faceva schifo, altre si vedeva accettabile. In alcuni si vedeva grassa in altri si vedeva troppo magra. Ma ormai era talmente abituata che non ci faceva più caso. Ma quando il cuore viene spezzato, certi dubbi riaffiorano sempre. E sì che il dubbio serve per migliorarsi, ma quei dubbi lei li vedeva come delle paranoie. Paranoie che affossavano e basta. E ci mancava un altro affossamento per migliorare il tutto!

Non vedeva l'ora che quella dannata corda smettesse di vibrare, perché più vibrava più scopriva nuovi lati. Per esempio quanto era figo. Sembrava un angelo caduto dal cielo o un diavolo tentatore, era indecisa. Ma sapeva che lui contrastava con tutto. Contrastava con l'ambiente deserto dell'università, contrastava con il cielo nuvoloso, contrastava con la biblioteca. Lui era un contrasto. No, lui era un personaggio di una serie tv o di Nana, figo da paura da rimanerti in testa e non uscirne più. E questo era un male, un grosso male perché se iniziava ad esserne attratta fisicamente, oltre che intellettualmente erano grossi guai. Non sarebbe più riuscita a mettere più piede in biblioteca. Ed addio orgoglio da difendere. Addio tutto, la potevano seppellire là e amen, pace all'anima sua!

Magari sarebbe di nuovo risorta dalle sue ceneri chi lo sapeva, ma prima di morire di nuovo avrebbe voluto toglierselo dalla testa. Le davano un mese e mezzo... e per fortuna che l'anno accademico era quasi finito, perché se avesse dovuto vederlo tutti i giorni sarebbe impazzita. Si sentiva una masochista, ma quando l'orgoglio entrava in gioco si faceva di tutto, pure le cazzate. Non che lei sentisse che stesse facendo una cazzata andando ogni giorno in biblioteca, ma aveva mandato a farsi benedire i suoi buoni propositi. Questo perché tra quello che pensava e quello che faceva c'era un grossissimo confine e non sempre tale confine veniva varcato. Alcune cose rimanevano nei suoi pensieri, altre si mutavano in fatti. Se ogni suo pensiero si fosse tramutato in realtà, a quest'ora sarebbe stata una serial killer, una panterona e altre cose che non le venivano in mente. Invece, era solo una patetica, piccola persona che si muoveva in quel mare di gente, senza farsi notare. Ma lei c'era abituata d'altronde. Non le importava nemmeno più. Avrebbe smesso di importargli anche di lui e non vedeva l'ora che questo accadesse. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 14, 2023 ⏰

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