Capitolo I

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Non sapevo dove fossi: ero in una stanza buia, non c'era nessuno. Ero spaventata e non sapevo cosa fare, l'unica cosa visibile era la mano di una persona appoggiata sulla mia spalla: la mano era calda e la pelle liscia. La toccai, e mi accorsi di un anello che aveva all'anulare: era molto bello ed aveva delle scritte. Lo toccai e nel momento in cui lo feci, la persona tolse la mano e mi girò verso di lei. Non la vedevo bene, l'unica cosa visibile erano i suoi occhi: verdi come un prato fiorito, erano meravigliosi. Allora chiesi:

''Chi sei?'' 

La figura non mi rispose, chiuse gli occhi e mise entrambe le mani sul mio freddo viso. Iniziai a spaventarmi. Il cuore mi batteva forte e iniziavo a sudare freddo. 

''Vedrai, in futuro.''

La figura emise queste parole, e io mi spaventai. Ci fu un attimo di tranquillità, che venne poi interrotto da un dolore proveniente dalla schiena: aumentava sempre di più, e si espandeva per tutto il corpo, fino ad arrivare al collo. Mi toccai la schiena con la mano destra, ed usciva sangue, ma non sangue normale, sangue verde, come gli occhi di quella persona. Il mio corpo si immobilizzò e iniziai a lacrimare di mia spontanea volontà. 

''Non fidarti...'' 

Non capii da dove provenisse la voce, quando guardai la mia mano sporca di sangue: una bocca fuoriuscì dal sangue e capii che quelle parole, le aveva dette quella ''cosa''. Urlai, piansi, tremai. Erano sensazioni che non avevo mai provato assieme. Tutto si fece ancora più buio quando urlai il nome di mia madre. Aprii gli occhi e capii che era un incubo. Mi svegliai piangendo, presi dei fazzoletti e asciugai il mio viso. Cercavo di leggere che ora fosse sull'orologio di fronte il mio letto, e mi accorsi che erano le 4 del mattino. Dopo quell'incubo, non riuscii a prendere sonno, e rimasi sotto le coperte fino ai numerosi squilli della mia sveglia, alle 6:30. Con la mia mano cercai di spegnere la sveglia, e, dopo che stavo per dare un pugno alla sveglia, il rumore si fermò. Mia madre entrò nella mia stanza e mi diede il buongiorno con un bacio sulla fronte ed aprii la grande finestra, facendo entrare un po' di luce.
''Ora alzati, devi andare a scuola. Ti ricordo che la scorsa settimana hai perso l'autobus solo perchè sei stata altri 8 minuti sotto le coperte. Su su, alzati.'' Non mi alzai e, sinceramente, non avevo la minima voglia di farlo. 
''Quindi non vuoi alzarti, eh? Mhm...so come fare!'' mia madre iniziò a farmi il solletico sul collo con una mano e l'altra era già pronta per dirigersi verso la pancia. Sì, soffro il solletico ovunque. 
''Mamma smettila!'' dissi ridendo, anche se ero molto irritata. ''Dai smettila!''
''La smetterò solo se tu ti alzi.''
''Uff, va bene... Che palle.'' bisbigliai. Mi alzai dal letto e, prendendomi la mano, mia madre mi diresse verso la cucina. Bevvi un po' di caffè, accompagnato con dei biscotti al cioccolato. Finii la colazione in fretta e in furia e mi diressi verso il bagno. Mi lavai velocemente il viso, ma feci più attenzione alla pulizia dei denti. Andai nella mia camera  da letto e mi misi la divisa scolastica: la odio! Ho sempre odiato le gonne, non ho mai pensato mi andassero bene, e se dico queste parole a mia madre, lei mi direbbe: ''Ma Jessie, come fai ad odiarle?? Col fisico che hai, proprio le gonne dovresti metterti!'', ma nonostante le sue parole, non ho mai avuto il coraggio di metterle. A malavoglia, mi misi quella stretta beige gonna, almeno il colore mi piaceva. Misi la mia cartella sulle spalle e mi diressi verso la porta d'ingresso.
"Ciao mamma! Io vado." Per farmi sentire, urlai.
"A dopo amore!"

Uscii di casa e andai verso la fermata del bus, ed incontrai Frank, un mio amico è vicino di casa. Andiamo nella stessa scuola, è molto simpatico, ma non è una persona molto affidabile. Ci scambiammo un paio di parole, finché non si aggiunse a noi Emily. Quando la vidi, un finto sorriso si stampò sulla mia faccia: è la classica pick-me girl, in pratica ha solo amici maschi. L'unica donna con cui parla forse è solo sua madre. Anche con lei non parlai molto. Non so perché, ma quando sto vicino alle persone, il tempo non passa mai, ma in modo negativo: non so bene relazionarmi con gli altri, in realtà, farlo mi mette un po' d'ansia. Finalmente il bus arrivo, entrai e mi sedetti vicino al finestrino. Poiché il bus ci mette circa 15 minuti ad arrivare, decisi di mettermi a ripetere scienze, sarei dovuta essere interrogata. Mentre ripetevo la terza pagina, alla seconda fermata, un ragazzo si sedette vicino a me, e la cosa mi sembrò molto strana. Lo guardai un po' stupita: era alto, capelli rossi e lunghi ed aveva delle labbra bellissime. Guardandole, mi feci un po' rossa e continuai a ripetere. Dopo 2 minuti estrasse un pacchetto di sigarette e ne prese una. La accese e la porse delicatamente sulle labbra, mi guardò.
"Vuoi una?" Mi chiese porgendomi una sigaretta.
"Uh? No,grazie. Sono ancora troppo giovane."
"E allora? Io ho iniziato prima dei 18 anni."
"Preferisco di no. Per come sono fatta io, se ne prendo solo una, mi trovi il giorno dopo a fumare due interi pacchetti."
"Davvero? Vedendoti così, non l'avrei mai detto." Disse e guardò verso il libro.
"Che studi?"
"Il corpo umano,precisamente l'apparato circolatorio... Dovrei anche essere interrogata. Che palle."
"A me la scuola non mi ha mai interessato... Ci andavo solo perché dovevo. Però chissà come sarei ora, se avessi continuato gli studi... Sicuramente non avrei il lavoro di merda che ho ora." disse con tono leggermente triste.
"Comunque posso farti una domanda?"chiesi.
"Certamente"
"Come ti chiami?"
"Dave, tu?"
"Jessie, piacere di conoscerti."
"Il piacere è tutto mio" disse sorridendo leggermente.
"Comunque, scusa se cambio argomento, ma a quale fermata siamo?"
"Ehh... Bella domanda. Aspetta, ora chiedo all'autista." si alzò ed andò verso l'autista e tornò subito.
"La prossima è la quinta."
Io dovevo scendere alla quarta.
"Cazzo! Dovevo scendere alla quarta!"
"Se vuoi ti posso accompagnare io."
"Come?"
"Con la mia macchina, devo scendere ora." Disse estraendo dalla sua tasca delle chiavi.
"Uh... Non lo so."
"Vuoi fare filone?"
"No no, non è per questo."
"Allora per cosa?"
"Sei letteralmente uno sconosciuto, conosco a malapena il tuo nome!"
"Ok, su questo hai ragione. Però non hai molto tempo per scegliere, siamo quasi arrivati."
Non sapevo cosa fare... Se fossi andata con lui sarei arrivata giusto in tempo a scuola, ma se fosse stato qualcuno di cattivo? Anche se non ha proprio la faccia del cattivo...Uffa non so cosa fare!
"Quindi? Che vuoi fare?"
"...Va bene, verrò con te, ma sappi che io mi so difendere se mi farai qualcosa."
"Tranquilla, non sono quel tipo di ragazzo. Comunque siamo arrivati, andiamo."
Uscimmo dall'autobus, camminammo per poco più di un minuto ed arrivammo nel posto in cui la sua macchina era parcheggiata.
"Prego" disse aprendomi la porta.
"Grazie."
Entrò anche lui in macchina, la mise in moto e partimmo.
"Comunque... Che ne dici di parlarmi un po' di te?" mi chiese.
"Uhh ok. Vabbè il mio nome già lo sai, Jessie. Ho 17 anni e...mi piace la musica? Non ho molti hobby, e non so perché ma mi piace stare con i bambini ed insegnare, anche se dopo mi ritrovo con un mal di testa fortissimo."
"Come mai i bambini?"
"Uh... Diciamo che non so bene stare con i ragazzi della mia età o più grandi, già è tanto se sto parlando con te."
"Ah, mi dispiace. Io in realtà sono solo non per scelta, ma per il mio carattere: bevo alcolici a non finire e, a differenza degli altri, quando mi ubriaco, invece di diventare "scemo", ma divento aggressivo, e ciò fa paura agli altri."
"..."
"Comunque, quella é la tua scuola?"
"Si."
"Okay."
Arrivammo fuori scuola alle 8:23.
"Come posso ringraziarti?"
"Non preoccuparti,non ho fatto nulla."
"Si invece che hai fatto qualcosa! Sul serio, come posso ringraziarti?"
"Non so... Anzi, so come potresti farlo!"
"Cosa devo fare?"
"Sorridi"

•Trust• | Dave Mustaine Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora