Immaginavo l'amore come quello descritto nei romanzi. Lo immaginavo delicato, etereo, come una sinfonia dolce e soave, come un battito di ciglia, come una pioggia leggera. Invece è stato un uragano, un temporale estivo che porta via tutto quello che c'era prima. È stato impetuoso come l'eruzione di un vulcano, rapido come uno tsunami, e come esso ha distrutto tutto quello che ero in passato, trasformandomi in una persona che a stento riconosco.
Quando l'ho incontrato per la prima volta, ho letto subito nei suoi occhi quel dolore, così simile al mio, che non gli permetteva di provare emozioni. Era coperto da un'armatura, d'oro, sì, ma pur sempre una gabbia dal quale non usciva mai.
Per molti sarà stato anche un criminale, un depravato, un mostro, ma per me era molto di più, e molto di meno al tempo stesso. Non posso negare il fatto che non è, e probabilmente mai sarà, una brava persona, ma il dolore che ha passato l'ha reso quello che è oggi. Non lo giustifico, ma lo comprendo, come mai nessun altro, al mondo, ha fatto.
Non mi aspettavo che mi amasse, né speravo di salvarlo, ma ci ho provato con tutte le mie forze. L'ho preso per mano e l'ho diretto verso la luce che tanto voleva, ma che sapeva di non poter raggiungere. Alla fine, è stato lui a condurmi nell'oscurità.
Non tutte le persone possono essere salvate, ma vale sempre la pena provarci. Per amore.
Lui è stato la mia ancora di salvezza, il mio tormento e il mio più incredibile errore, che rifarei altre mille volte.
Ma per lui sono stata solo una vendetta.
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Nasciamo senza un motivo, moriamo allo stesso modo, e nel mezzo, che facciamo?
Facciamo di tutto per goderci la vita, secondo uno standard che ci impongono da quando siamo bambini.
Tutto, nella nostra vita, è standardizzato. Andare a scuola, laurearsi, sposarsi, avere dei figli. E poi, ad un certo punto, ti accorgi che la tua vita è piatta, monotona, e che faresti qualsiasi cosa per provare anche una singola emozione, quel briciolo di adrenalina che ti riporta all'essenza della vita. Il problema è che non proviamo più niente, semplicemente perché la nostra vita non ha un senso. Non sappiamo, in realtà, cosa ci piace, cosa non ci piace, cosa desideriamo e cosa invece non vogliamo. Non ci conosciamo.
Veniamo persuasi, sin dalla nostra nascita, a seguire degli standard predisposti, a farci piacere determinate cose, ad avere degli obiettivi che, a pensarci, bene, anch'essi sono persuasioni di qualcun altro.
Ed ora io mi sento così, come se fossi in un limbo. Voglio con tutte le mie forze provare qualche emozione, avere una via di fuga da questa vita che mi sta tanto stretta, ma non so in che modo fare, non so nemmeno da dove cominciare.
Mi sento un cappio addosso, stretto proprio attorno alla gola, che mi impedisce di respirare.
«Potevi truccarti un po', almeno oggi, Ariel», mi rimprovera mia madre, mentre mi accompagna nella mia nuova università.
Frequento il secondo anno, ma sono stata costretta, da colei che sta guidando l'auto, a cui lancio un'occhiata truce, a cambiare città per il suo lavoro, data la separazione con mio padre.
Dovrei essere felice, a detta sua, di trovarmi in California. Ma la verità è che ho dovuto lasciare tutte le persone che conoscevo a Detroit, ed ora mi sento totalmente persa. Non perché avessi molti amici nella mia vecchia città, ma perché sono una persona abitudinaria, e cambiare di punto in bianco stile di vita mi fa sentire vuota, come se non avessi più nulla tra le mani.
«No, non mi andava, mamma», le dico continuando a guardarla male.
Non la odio, ma a volte provo un istinto omicida per lei. Mi ha costretta ad andarmene, quando potevo benissimo rimanere là con mio padre. Ma poi, quando tua madre ti dice cose del tipo: «non mi vuoi bene, che non vuoi venire con me?» «non vuoi stare con la tua mamma?» allora ti senti costretta ad andare con lei. Anche perché non sono sicura che mio padre mi avrebbe voluta con lui. Non è una persona cattiva, ma diciamo che ha i suoi...impegni.
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Revenge
RomanceAriel Smith, una ragazza semplice, una di quelle acqua e sapone e con mille complessi nella testa. La solita ragazza che non crede di essere abbastanza, che si sente sempre sbagliata. Costretta a cambiare città dopo la separazione dei genitori, si...