Erano salpati ormai da qualche giorno da Dock Island, e quella brutta avventura con Zephyr sembrava solo un ricordo. Lei aveva riacquistato il suo corpo di donna e non poteva che esserne felice. Non che le dispiacesse l'idea di poter rivivere la sua infanzia, di poter cambiare quegli anni che per lei avevano rappresentato solo dolore; però era consapevole di non poter navigare il nuovo mondo nel corpo di una bambina di otto anni.
Eppure, c'era ancora qualcosa che la turbava, che le impediva di godersi a pieno quella ritrovata serenità. La melodia di quella canzone che aveva udito uscire sia dalla bocca di Zephyr che da quella di Aokiji non volevano lasciare la sua testa.
"Umi wa mite iru sekai no hajimari mo
Umi wa shitte iru sekai owari mo
Dakara izanau susumu..."
(L'oceano vede l'inizio del mondo,
e l'oceano conosce la fine del mondo
perciò ci guida verso...)
Più cercava di ricordare le parole e meno riusciva, struggendosi ogni volta. Aveva memorizzato giusto qualche frase qua e là nel testo, ma non era in grado di ricomporlo nella sua interezza. Si era ritrova a canticchiarla sottovoce molto spesso in quei giorni, quando si trovava chiusa nel suo studio lontano da tutti, mentre scriveva su fogli parole e parole, che puntualmente restavano incomplete.
La frustrazione di non riuscire a ricordare l'aveva resa irrequieta, e spesso si isolava per non trattare male i compagni. Non aveva spiegato loro il motivo, perché confessare di essere in fissa per una canzone che era in tutto e per tutto un requiem per i Marines morti in battaglia l'avrebbe fatta sembrare una pazza delirante.
Anche quel giorno, appoggiata alla balaustra con gli occhi persi a fissare qualcosa di imprecisato, che probabilmente non vedeva nemmeno, rimuginava sul testo di quella canzone. Il motivo di questa sua fissa era da ricercarsi nel fatto che, nonostante lei avesse scelto la vita del pirata, sua madre restava sempre una Marine. Era proprio da lei che aveva sentito per la prima volta quella melodia. Subito non l'aveva collegata alla sua persona, perché le voci di Zephyr e Aokiji erano profondamente diverse da quella della madre, ma poi ripensando al tutto l'immagine di Bellemere si era fatta spazio nella sua mente.
L'aveva rivista nel suo agrumeto, in una giornata grigia in cui il cielo era coperto dalle nubi, mentre raccoglieva in fretta i suoi adorati mandarini prima che la pioggia iniziasse a scendere. Lei e Nojiko la stavano aiutando come sempre, sorridenti e felici di vedersi importanti agli occhi della madre. D'un tratto, Bellemere aveva cominciato ad intonare quelle stesse note, costringendole a fermarsi per ascoltare. Era una canzone triste, e per loro era strano vedere la madre sempre allegra lasciarsi andare a una simile malinconia.
"Che cosa canti, Bellemere?" le aveva chiesto curiosa, come ogni bambina di quell'età.
"Questa è una canzone che cantano i Marines quando un loro compagno perde la vita in battaglia. È un modo per ricordarlo e rendergli onore, accompagnandolo nel suo viaggio verso un mondo ultraterreno" le aveva spiegato.
"E perché la canti? Non è morto nessun Marine..."
"Perché questa giornata così grigia me l'ha fatta tornare in mente!" le aveva sorriso, scompigliandole i capelli.
Ecco perché teneva così tanto a recuperare le parole di quel testo. Da quando Bellemere era venuta a mancare aveva fatto tesoro di ogni minima traccia che potesse ricordarla. Aveva cercato lo stesso profumo che sentiva sui suoi abiti, la stessa risata che aveva, l'odore delle sigarette che fumava. Aveva troppa paura che dimenticandosi anche le più piccole cose avrebbe finito per cancellarla, e ora il suo incubo sembrava si stesse avverando. Non ricordarsi di quella canzone significava dimenticare una parte di quel giorno, una parte di lei.
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Requiem per una Madre
Fanfiction“Che cosa canti, Bellemere?” le aveva chiesto curiosa, come ogni bambina di quell’età. “Questa è una canzone che cantano i Marines quando un loro compagno perde la vita in battaglia. È un modo per ricordarlo e rendergli onore, accompagnandolo nel su...