Capitolo 2: Un aiuto dal nemico

249 22 4
                                    

Nascosta nell'ombra, con il cuore che batteva frenetico e il respiro pesante, restò in ascolto. Presto sentì i passi pesanti dei Marines, resi ancora più accentuati dalla corsa. Chiuse gli occhi stringendo forte le palpebre, mentre pregava che non svoltassero l'angolo. Qualcuno ascoltò le sue preghiere, perché come erano arrivati i passi svanirono anche, insieme alle voci. Sospirò, mettendo fuori la testa.

Sussultò nel vedere proprio la persona che cercava ferma davanti a quel vicolo, che si guardava intorno con fare sospetto. Tashigi non aveva seguito i suoi uomini, ma continuava a gettare occhiate all'interno del viottolo, come se avesse capito che si trovava esattamente lì. Forse l'aveva addirittura vista entrare, e allora quegli occhiali le sarebbero serviti solo per darsi un'aria più intelligente.

Sapeva che quello era il momento giusto, la sua unica occasione. Doveva mettere da parte la paura.


- Pssss!- fece un sibilo.


Purtroppo la spadaccina non lo sentì, perché il suo sguardo deviò da un'altra parte in mezzo alla folla.


- Psssssssss!!!- provò ad accentuare il suono, prolungandolo.


Questa volta la vide girarsi di nuovo verso di lei. Preso coraggio, uscì dal suo nascondiglio, guardandola dritto negli occhi e facendole segno di avvicinarsi.

La Marine stava già per richiamare i suoi uomini, ma quando ricevette quell'insolito invito restò con la bocca socchiusa a fissarla inebetita. In effetti non doveva capitarle tutti i giorni che un pirata si prendesse tanta confidenza, invitandola a un tête a tête segreto.

Esitò per qualche secondo, guardandola in cagnesco, per poi cedere e avvicinarsi lentamente, senza mai staccare la mano dall'elsa della sua spada. Si vedeva che era pronta ad attaccarla, se solo avesse fatto un passo falso.

Anche lei fece qualche passo in sua direzione, stando attenta a non farsi prendere alla sprovvista.


- Che vuoi gatta ladra?! Non lo sai che stai rischiando grosso?!- le chiese poco garbatamente, guardandola con disprezzo.


Oltre che sembrare un'oca aveva anche un caratteraccio. Chissà cosa ci trovava Zoro in lei! Se fosse stata un uomo sarebbe stato il genere di donna da evitare a priori.

Le venne da chiedersi se la sua fosse solo scena, se facesse la dura perché in realtà era un cucciolo smarrito che aveva paura della sua ombra. In fondo gli si leggeva in faccia che non era la cattivona che voleva far credere.


- So che non mi farai del male, e io non ne farò a te. Se avessi voluto farlo non ti avrei di certo chiamata in un vicolo buio!- le fece presente - Ad ogni modo, ho bisogno del tuo aiuto-


Diretta, senza troppi giri di parole, era andata dritta al punto. Non aveva tempo da perdere, e soprattutto non aveva voglia di perdersi in chiacchiere con lei.

La vide sgranare gli occhi, incredula a quella richiesta. Le stava letteralmente confondendo le idee.

Si riprese quasi subito, tornando ad assumere un'espressione minacciosa (che di minaccioso aveva ben poco).


- Spiegami perché dovrei aiutare un pirata!!! Mi stai forse prendendo in giro?!- le mostrò un pugno chiuso, alterata.

Requiem per una MadreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora