Mani in pasta

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Dilettante


Simone non era mai stato un tipo che rifiutava le occasioni che la vita gli dava.

Certo, non era quel tipo di ragazzo che usciva ogni sera il sabato, anzi, a quello preferiva di gran lunga una pizza, del cibo poco salutare davanti a un sano programma televisivo trash. Oppure, se il caso richiedeva, preferiva passare le sere in videochiamata con la sua amica trasferitasi all'estero giusto per sentirla più vicina.
Gli orari dell'università erano troppo asfissianti per concedersi l'energia di uscire se non per qualche drink con qualche collega, una volta al mese. Non rifiutava le occasioni, soprattutto ora che si ritrovava senza un impiego part-time per pagarsi gli studi e non pesare sui suoi, nonostante gli avessero più volte rinfacciato che farsi dare una mano ogni tanto, non fosse poi chissà che peccato mortale. Aveva provato a lasciare il suo curriculum in alcuni posti, ma da più di una settimana nessuno gli aveva ancora risposto. Da orgoglioso e puntiglioso quale era, non aveva ovviamente riferito la cosa ai suoi - sperando che la fortuna avrebbe girato. Era un anno e mezzo che ormai viveva da solo, certo su quell'appartamento aveva intestato un piccolo mutuo che in gran parte i suoi avrebbero aiutato a saldare, ma comunque non voleva pesare sulle loro spalle. Non dopo averli fatti tribolare durante la sua adolescenza.
Simone aveva prontamente inviato il suo cv, quindi, nonostante non avesse ancora nessun titolo. Non che avesse fatto molta esperienza, se non si teneva conto di ripetizioni private e qualche altra piccola cosa, come il volontariato, oltre ad arricchire la sua presentazione con informazioni inutili come la passione per la musica e la cucina. Quelle infatti, erano dettagli che non venivano molto tenuti in considerazione se si voleva assumere uno studente di ventitrè anni per guadagnare un po' di soldi senza risultare sfruttato dal datore di lavoro o altro. Ecco perché, uscito di corsa dalla biblioteca, come ogni singolo giorno, passava da quel vicolo, poggiava i piedi su quel marciapiede, tracciando a mente il posto in cui aveva parcheggiato la vespa bianca, quel cartello affisso sulla porta con un vetro abbastanza sporco - e con delle ditate sopra la maniglia - di una pizzeria, lo aveva incuriosito. L'annuncio era in carta, una carta qualunque A4 e riportava sopra la dicitura "si cerca personale in cucina, si accettano anche principianti". Sotto quella stessa frase, era riportato sotto in maiuscolo e con lettere ripassate più volte "SIAMO DISPERATI".
Ricordava di aver sorriso e pensato che sicuramente era qualcuno di giovane ad avere aggiunto il suo tocco all'annuncio, data la faccina a muso in giù accanto al maiuscolo. Simone aveva scattato una foto inquadrando il numero di telefono.
A quel numero aveva risposto un certo Valerio - sicuramente il proprietario data la voce roca e abbastanza graffiata - a cui Simone aveva chiesto precise informazioni. Il lavoro era per turni, la paga per ogni mese era piuttosto buona e lo avrebbe coordinato con i suoi orari universitari, tutti i giorni eccetto il weekend dove ovviamente sarebbe dovuto rimanere fino a orario inoltrato. Valerio gli aveva spiegato che se iniziava a fidarsi particolarmente dei ragazzi, ogni tanto, lasciava loro le chiavi per poter chiudere la pizzeria e quello consisteva nel rimanere fino a quando ogni banco di lavoro fosse stato pulito e ogni impasto per la pizza incordato per il giorno dopo. Aveva bisogno di un lavoro, quei 1200 euro al mese gli facevano comodo. Simone non ci aveva poi pensato più di un giorno e aveva accettato di conseguenza. Avrebbe cominciato il lunedì seguente.

Si era presentato in orario, sei in punto presso la pizzeria. Era abbastanza teso, con le dita sulla maniglia, un respiro un po' più profondo del normale e un incoraggiamento ripetuto a se stesso. Simone capì subito chi tra i presenti lì dentro, fosse Valerio.
Anche perché non poteva essere la ragazza che stava in cassa , in un piccolo angolo dedicato ai pagamenti. Quello portava sulla parete dei certificati, attestati che riguardavano il locale, era scavato più che altro scavato nel muro - in parte in colori caldi a più riprese - seguiva una forma a semicerchio.
Così come non potevano essere dei ragazzi sullo sfondo, alcuni a braccia incrociate, altri intenti a dedicarsi e lavorare degli impasti.
Valerio era un uomo sulla quarantina, robusto e di spalle larghe, un sorriso da bonaccione, degli occhi scuri, dei capelli corti e un pizzetto a coronare il quadro della sua figura.

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