Capitolo 7

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Quando alla mia testa arrivò cosa dovrei fare in questo momento, iniziai a muovermi. Tornavo indietro, fino a quando non mi girai e iniziai a correre in direzione del parco. Non sentivo la stanchezza, non ne avevo il tempo. Non passarono nemmeno due minuti, che riusci a percorrere la strada principale del parco di Sidney. Era una delle più grandi, quindi speravo, che gli avrei persi, e dopo sarei tornata a casa, chiudendomici dentro.

Giravo in mezzo agli alberi cercando con lo sguardo un buon nascondiglio. Più o meno due volte ho avuto un vicino incontro con terra, ma velocemente uscì da questa situazione alzandomi in piedi e correndo di nuovo. I miei occhi si accorsero di un muro grande che si vedeva dietro la montagna sulla quale piaceva giocare ai bambini durante le stagioni fredde. Velocemente raggiunsi quel posto. Mi nascosi dietro al muro pieno di graffiti e ogni secondo controllavo discretamente se c'erano i banditi. Non c'era nessuno.

Mi appogiai al muro tenendo le mani sulle ginocchia e respirando irregolarmente. Proprio in quel momento, quando mi fermai per un attimo senti il dolore alle gambe e il tremare. Chiusi gli occhi cercando di calmarmi.

Senti il fruscio dell'erba. Quando apri gli occhi davanti a me c'erano due arti maschili, e vicino altre due gambe. Alzai lo sguardo, e il ragazzo mise la mano sotto il mento stringendo la mano sul mio collo e mettendomi in piedi. Emisi uno strillo di paura, e il ragazzo mise l'altra mano sulla mia bocca fissandomi con i suoi occhi color cioccolato.

-Amica stai andando da qualche parte?- chiese con voce rauca, con un furbo sorrisetto dipinto sul viso -Urla, e ti ucciderò qui- aggiunse minaccioso, dopo di che prese la mano dal mio viso lasciando solo la mano destra sul mio collo strizzandomi leggermente.

Lungo la mia guancia scese una lacrima.

-Perfavore, lasciami- gemetti tenendo suplicamente la mano sul suo polso provando a rispingerlo. Era più alto, formato meglio e più forte di me, nonostante tutto avevo un po di speranza.

-Sai cosa facciamo alle persone che ci osservano?- il ragazzo sussurrò alla mia guancia avvicinando la sua faccia. Non volevo vedere cosa sarebbe successo ora. Guardai il suo compagno che stava lì a fianco con le braccia incrociate guardandomi. Mi squadrò dalla testa ai piedi con i suoi occhi verdi con grande concentrazione, come se mi avesse già visto da qualche parte.

-Lasciala- sbuffo

Il mio sguardo andò sul rapinatore, che inviò un significativo sguardo al suo amico. Aveva i capelli neri con una ciocca azzurra sul ciuffo che cadeva sulla sua fronte. Aveva addosso un cappotto scuro con il cappuccio e tubi che si stringevano sui suoi fianchi. Aveva le mani nelle tasche. Il ragazzo che mi stringeva al muro alzò le sopracciglia in senso di stupore.

-Cosa? Ti sei fottuto?- gli rivolse uno sguardo domandante -Andrà dalla polizia!-

-Semplicemente lasciala, cazzo- impose, chiaramente irritato, il ragazzo caccio la mano dal mio collo, allontanandosi.

-È lei?- gli chiese, il quale annui soltanto.

Sfregai la mano contro il collo, prendendo respiri profondi. Mi prese la tosse, mi sentivo mancare l'aria, e nel mio corpo sentivo un forte calore. Le mie guance diventarono rosse, dei fastidiosi brividi attraversarono il mio corpo. Mi appogiai al muro e guardavo in basso. Mi spaventava guardarli in faccia.

-Non dirai niente a nessuno, vero?- il ragazzo che sembrava un emo si chino guardandomi dritto negli occhi. Diceva piano e calorosamente. Il suo sguardo era leggero mi sembrava, che non volesse farmi del male. Notai una collanina sul collo. La lettera "M" toccava la sua pelle. Il mio sguardo torno sul viso del ragazzo, che era dal colore simile allo smeraldo feci cenno di si con la testa.

Ombra//a.irwin (Italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora