Aminide

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Aminide era spesso a Roma presso un lontano parente di sua madre che era diventato senatore. Il collegamento di sangue era un segreto a causa del basso rango di Lucretia, semplice sposa di un lanista.

"Mio caro Metedeo, per preservare il segreto della nostra parentela ti chiedo ospitalità per mia figlia Aminide, per farla studiare con l'élite romana" Lucretia gli consegnò una pergamena che l'uomo aprì. "Un contratto?" disse accennando un sorriso. "Si parla di mia figlia. Voglio proteggerla. Alidia e Aminide hanno la stessa età, dunque, potrebbero essere buone amiche. Se dovesse succedere qualcosa a me o mio marito ti chiedo di prendetene cura se non ancora maritata." Concluse la donna.

"Acconsentirò ma non posso concederti il patrocinato a causa del nostro legame di sangue. Sarai sempre benvenuta nella mia casa come una cara amica. Adesso devo ritornare a Roma per questioni più urgenti. Aspetteremo con ansia Aminide." Le diede un bacio sulla guancia e se ne andò. Il piano di Lucretia stava iniziando.

Aminide fu mandata a Roma il giorno seguente con la sua fidata schiava personale Doria. Prima di partire salutò i genitori. "Mi raccomando figlia mia. Comportati come l'elegante e raffinata giovane che sei e il futuro spenderà su di te" disse Lucretia dandole un bacio d'affetto. Anche Batiato le diede un bacio d'affetto.

Appena la giovane arrivò a Roma fu accolta dalla moglie di Metedeo, Evidia e la figlia Alidia.

"Benvenuta nella nostra dimora che sarà anche tua durante la tua permanenza a Roma. Alidia, mia cara, mostra la stanza alla nostra ospite" disse Evidia alla figlia.

Alidia portò Aminide in una stanza della villa che dava uno sguardo sulla città di Roma.

"Mai avuto una vista così appagante" disse Aminide. La sua schiava nel mentre sistemava il vestiario portato da Capua.

"Si, Roma è bellissima. "disse Alidia dandole le spalle e prendendo in mano una veste di Aminide. "Dovrai cambiare i tuoi indumenti.  Troppo di basso rango per stare in questa dimora. Sei a casa di un senatore, sei sotto la sua tutela, dovrai vestirti in maniera adeguata. Ti lascio riposare. Domani andremo alla tua prima vera festa romana a casa di Sesto."

"Una festa romana?" chiese ingenuamente.

"Sei qui per trovare marito giusto? Per trovare marito dobbiamo andare agli eventi sociali." Disse Alidia camminandosi verso l'uscita della stanza.

"Alidia" la chiamò Aminide e si avvicinò alla giovane romana.

"Il mio intento non è solo trovare marito ma anche trovare una cara amica" disse riferendosi ad Alidia.

La giovane in risposta sorrise e se ne andò.

Aminide sospirò e si sedette sul letto triclinare. Pensò alla sua vita a Capua, cullata dall'amore dei suoi genitori che l'avevano cresciuta dandole la vita migliore possibile. Era consapevole che suo padre avesse fatto dei debiti per assicurarle un futuro. "Ti meriti un futuro brillante, mia cara dolce figlia" le diceva sempre. Era grata ai suoi genitori ed era sempre stata considerata come una giovane fanciulla di sconfinata bellezza, elegante e raffinata anche se figlia di un lanista. Suo padre era uno dei lanisti più importanti e famosi di tutta la repubblica grazie a Gannicus.

"Padrona, un po' di cibo" le disse la sua schiava personale destandola dai suoi pensieri. "Grazie Doria" rispose Aminide. "State bene padrona?" le chiese sciogliendole l'acconciatura. "È strano essere in una casa che non è la mia."

"Presto si abituerà padrona e si sentirà a casa"

Il giorno seguente, Alidia aiutò Aminide a vestirsi in maniera adeguata per la festa.

"Sei di una bellezza incantevole. Questi vestiti la evidenziano ancor di più." Disse la giovane. Aminide sorrise. "A te non servono questi vestiti per renderti bella. Venere ti ha già dato tutta la sua bellezza" Alidia sorrise alle parole dell'amica poi si fece seria. "Prima di andare alla festa ti devo spiegare come funziona. La gente ancora non ti conosce. Sono a un rango molto più alto del tuo, dunque, non parlare se non ti viene richiesto. Non dare opinioni se non sai che sono condivise dagli altri ospiti. Sii cortese sempre e sorrisi delicatamente. Sarò io a introdurti agli invitati. Chiaro?" concluse. Aminide annuì.

Le due fanciulle accompagnate da Evidia si recarono alla dimora romana di Sesto, senatore romano. Sesto e sua moglie Emilia accolsero alla porta tutti gli invitati circondati da schiave che davano bicchieri di vino agli ospiti.

Aminide era un passo indietro ad Alidia e Evidia come forma di rispetto del loro rango. "Evidia! Alidia! che piacere vedervi!" disse Emilia "Giovani fanciulli stanno aspettando il tuo arrivo!" disse guardando Alidia.

La giovane sorrise. La madre prese parola "Piacere di vedervi di nuovo, miei cari amici! Grazie dell'invito."

"Mi hai riferito nella tua conferma dell'invito che tua figlia avrebbe portato un'amica. Posso conoscerla?" chiese Emilia.

Evidia fece segno a Aminide di andare di fianco a lei. "Questa è Aminide, figlia di cari amici di famiglia." Emilia e Sesto furono ammaliati dalla bellezza della fanciulla. "Sicuramente farà strage di cuori questa sera fra i giovani romani! Venere ti ha certamente donato la bellezza!" disse Emilia. Aminide sorrise delicatamente. "Di buone maniere anche. Prego godete delle gioie che la nostra casa ha da offrire" disse Sesto.

Le tre donne entrarono e Aminide fu sconvolta dalla grandezza della Villa. I teli e i dipinti murali trasmettevano tutta la ricchezza. 

"Alidia! Che piacere rivederti!" disse un giovane avvicinandosi alle tre donne. Evidia si allontanò dalle giovani per andare con le altre mogli dei senatori.

"Rolonio, che piacere rivederti." Disse la giovane sorridendo. Il giovane le fece un bacio a mano. "E questa bella fanciulla chi sarebbe?" chiese. "Lei è Aminide, una mia cara amica."

"Piacere" disse baciandole la mano "Piacere mio". Due giovani di bell'aspetto si avvicinarono. Aminide fu rapita dalla loro bellezza. "Belle fanciulle, questi sono due mie cari amici, Seppius e Varinio" le due donne abbassarono leggermente il capo come forma di rispetto.

"Piacere io sono Alidia e lei una mia cara amica Aminide."

"Aminide, non ti ho mai visto alle feste romane, da dove vieni?" chiese Seppius.

"Sono originaria di Capua" rispose.

"Che mestieri fa tuo padre?" chiese Varinio.

Gli sguardi non furono mai distolti.

"Mio padre è un lanista"

A quelle parole Varinio si incupì. "scusatemi devo salutare un importante amico" disse allontanandosi. Seppius invece restò lì sorseggiando del vino ma non distogliendo lo sguardo da lei. Alidia e Rolonio si allontanarono per chiacchierare più privatamente e lasciando i due giovani da soli.

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