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Sei pronta vero?
Sono sotto.
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— — —

Sorrido, bloccando il telefono e prendendo la borsa prima di scendere le scale e trovare Andrea con una rosa in mano, poggiato sulla sua macchina.

«Buongiorno.» il suo volto si illumina, dopo aver dato un'occhiata veloce al mio outfit, mi porge il fiore, che prontamente afferro, ancora sorridendo.

«Buongiorno.»

Il ragazzo mi apre la portiera, facendomi entrare, dopodiché fa lo stesso e parte.

«Mi prenderai per pazzo ma ho registrato la canzone circa mezz'ora fa. Però è ancora solo in acustica.» afferma.

Vorrei sapere dove ha trovato il tempo sia per cucinare che per registrare.
Tutte queste sorprese mi stanno mandando fuori di testa.

«Posso ascoltarla?» chiedo, girandomi verso di lui che subito annuisce con un sorriso stampato in viso.

Accosta, dopodiché connette via bluetooth il suo telefono alla macchina e fa partire la canzone.

È così bella.
L'effetto che il testo mi aveva fatto ieri raddoppia adesso che la ascolto proprio dalla sua voce.

«Allora? Giuro che non parto se non mi dici cosa ne pensi.» afferma sorridendo.

Si volta verso di me che intanto sto praticamente singhiozzando.

«Hey...»

Andrea si avvicina a me per cingermi in un dolcissimo abbraccio, dopodiché si distanzia di qualche centimetro per baciarmi.

«Non volevo farti piangere, cazzo non ne faccio una giusta.» afferma dispiaciuto.

«È troppo Andrea. È semplicemente troppo, non me lo sarei mai aspettato. Grazie.» rispondo, abbozzando un sorriso e asciugandomi le lacrime con i polsi.

Il ragazzo accanto a me ritorna a sorridere e ad abbracciarmi, questa volta stringendomi più forte.

«Però adesso andiamo, comincio ad aver fame.»

Detto questo, Andrea si allontana da me, ancora sorridendo e fa partire l'auto.

***

Entriamo nel palazzo dove abita il ragazzo, che decide di farmi compagnia per le scale dopo il mio ennesimo diniego nei confronti dell'ascensore.

«Ancora vivo, Arrigoni?» lo prendo in giro, quando, fresca come una rosa, ormai abituata, sorrido alla vista di lui che, accasciato sul muro, sta cercando di prendere aria.

«Divertente. Davvero divertente, ma la prossima volta ti abbandono e prendo l'ascensore.» afferma, rialzandosi e frugando nel suo marsupio di Gucci alla ricerca delle chiavi di casa sua che, non appena trovate inserisce nella porta, permettendoci di entrare.

Non appena richiudo la porta dietro di noi, il profumo delle pietanze cucinate poco prima mi inebria le narici.

«Il profumo è passabile dai, ma devo ancora assaggiare prima di giudicare.»

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