2. Brioche, cappuccino e ipnosi

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Non ho dormito per tutta la notte e i motivi sono principalmente tre: il tizio al piano di sopra sta traslocando e pare si sia divertito a montare mobili fino alle tre di mattina; Joy russa tremendamente; non ho potuto smettere di pensare a quello...

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Non ho dormito per tutta la notte e i motivi sono principalmente tre: il tizio al piano di sopra sta traslocando e pare si sia divertito a montare mobili fino alle tre di mattina; Joy russa tremendamente; non ho potuto smettere di pensare a quello che ho sentito ieri sera.

Rovinerò questo matrimonio.

Le parole mi rimbombano ancora in testa.

Rovinerò questo matrimonio.

Chi l'ha detto? E perché vuole rovinarlo?

«Perchéé?», sbuffo sconfitta lasciandomi andare tra i cuscini del letto.

«Shhh!», mi ordina Joy sdraiata al mio fianco. «Non riesco a dormire se fai tutto questo casino».

Ah! Casino?! Io?!

«Non hai dormito abbastanza questa notte?», la rimbecco.

«Per niente», mugugna lei da sotto le lenzuola.

«Davvero strano, perché mi è parso di sentirti russare profondamente».

«Ma se non ho neanche chiuso occhio! E comunque adesso sono sveglia, grazie tante». Si alza di scatto e sparisce trascinandosi fino alla porta del bagno.

«È inutile che neghi. Io ero qui. Il mio orecchio destro ha perso la sua capacità uditiva».

Ieri sera dovevo parlarle per mettere fine a questa storia della sua permanenza qui e invece, con quello che è successo alla festa, me ne sono completamente dimenticata. Ogni volta che devo parlare con Joy succede sempre qualcosa che mi impedisce di farlo.

Stasera. Stasera le parlo.

«Sbrigati a uscire dal bagno! Serve anche a me, soprattutto perché io devo andare al lavoro», le urlo attraverso la porta.

Prendo un leggero spavento quando lei la apre di colpo, appoggiandosi con tutta calma allo stipite. «Che cosa vorresti insinuare con questo?»

«Niente», rispondo a disagio. «Proprio niente. Si faceva per dire».

Restiamo lì a guardarci per qualche secondo, lei con gli occhi a fessura, io spostandoli qua e là.

«Caffè?», esordisco per distrarla.

«Rosalyn, tu lo sai che io lavoro, vero?»

«Oh, ma sì, certo», dico avviandomi a piedi scalzi verso la cucina.

«Io sono una costumista».

«Lo so questo». Riempio la macchinetta di acqua e aggiungo il caffè macinato.

«Non fare finta di fare il caffè!».

«Non sto facendo finta!», mi difendo.

«Perché non mi credi?»

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