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Miles Edgeworth non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe ritornato a vivere,a vivere veramente e non limitandosi ad andare avanti,giorno dopo giorno,mosso da rancore e paura.

Non dopo quello che era successo a suo padre,non dopo gli anni passati con Manfred Von Karma come suo mentore.

Era certo che qualcosa dentro di lui si fosse rotto per sempre,quel ventotto Dicembre 2001,pensava di essere irrecuperabile,incapace di amare o essere amato.

Pensava di non essere altro che un mostro, che non sapeva fare altro se non ferire tutti quelli che lo circondavano,che lo amavano.

Pensava di dover sempre agognare alla perfezione, senza potersi permettere un singolo sbaglio.

Pensava molte cose, sulla quasi totalità di esse aveva torto.

Gli ci era voluto molto tempo per capirlo e,sopratutto,l'aiuto di quell'uomo.
Un uomo che per puro caso era entrato a far parte della sua vita ma che era riuscito a stravolgerla completamente per il meglio. Phoenix Wright.

La prima volta che le loro strade si erano incrociate era stato quando entrambi avevano solo nove anni.

Tutti i ricordi dell'infanzia prima dell'omicidio di suo padre sembravano come sfocati nella sua testa,alcuni mancavano completamente.

Forse era un meccanismo di autodifesa, quei tempi erano qualcosa che gli mancava al punto di essere fin troppo dolorosi da rivivere col pensiero.
Eppure,nemmeno volendolo con tutto se stesso,avrebbe mai potuto dimenticarsi dell'amicizia che c'era fra lui e Phoenix.

La loro prima vera interazione, i pomeriggi passati a casa sua o di Larry a guardare Signal Samurai,l'ammirazione nei suoi occhi quando lo sentiva parlare di come un giorno sarebbe diventato un avvocato difensore, la faccia che faceva quando era concentrato a disegnare e sicuro che nessuno lo stesse guardando...

Tutte cose impresse a fuoco nella sua mente.

E anche quando si era trasferito, andandosene improvvisamente, senza aver modo nemmeno di salutare un'ultima volta i suoi amici, Phoenix non aveva rinunciato a lui.

In qualche modo aveva trovato il suo nuovo indirizzo e iniziato a spedirgli delle lettere.
Von Karma aveva bruciato la quasi totalità di esse,proprio in fronte ai suoi occhi,dicendo che amici del genere erano solo una distrazione e che lui doveva impegnarsi per diventare un procuratore perfetto,solo così avrebbe potuto evitare che ingiustizie come quella del caso di suo padre si ripetessero nuovamente.

Riuscì però a salvarne alcune,grazie all'aiuto indispensabile di Franziska.

Erano lettere brevi e dal contenuto pressoché identico; chiedeva delle sue condizioni, lo supplicava di mandargli anche solo una lettera vuota per fargli capire che stesse bene, ribadiva come le cose non fossero più come prima senza lui lì a scuola e,infine gli dava alcuni aggiornamenti sulla vita sua e di Larry.

Non riuscì mai ad inviare una risposta,un po' per mancanza di occasioni un po' per mancanza di coraggio,e col passare del tempo le lettere si fecero più rade,fino a cessare completamente.

Poteva solo sperare che Phoenix si fosse stancato di rincorrerlo,che si fosse arreso all'idea che Miles non volesse più avere nulla a che fare con lui.

Quel pensiero gli causava sempre una dolorosa fitta al petto,ma sapeva che era meglio convincersi di questo, anziché anche solo ipotizzare che potesse essergli accaduto qualcosa di grave,che potesse essere morto.

Si forzò a smettere di rimurginarsi sopra,perché,in ogni caso,era certo che non avrebbe mai più rivisto la faccia di Phoenix Wright in vita sua,quindi perché tormentarsi? Il passato era qualcosa da lasciarsi alle spalle. Quello su cui doveva concentrarsi lui,un giovane aspirante procuratore,era il futuro. Ma il futuro,a quanto pare,gli riservava delle sorprese.

«𝙶𝚊𝚢 𝚕𝚊𝚠𝚢𝚎𝚛𝚜 𝚍𝚘𝚒𝚗𝚐 𝚝𝚑𝚎𝚒𝚛 𝚜𝚒𝚕𝚕𝚢 𝚐𝚊𝚢 𝚝𝚑𝚒𝚗𝚐𝚜»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora