Capitolo 1

53 3 5
                                    

Ariana


La mattina mi sveglio sempre con il buon umore, perché di notte mi arriva l'ispirazione, e così mi ritrovo a canticchiare la melodia di una nuova canzone, le parole per il testo invece vengono da sé, basta guardare il cielo limpido primaverile, o il viale alberato in cui vivo, o meglio ancora, chi abita di fronte casa mia. Jaxon. Jax ed io ci conosciamo da quando eravamo bambini. Le nostre mamme si sono conosciute al college e da lì è nata questa forte amicizia.

Tanto è vero che si sono trasferite nello stesso quartiere residenziale, si sono sposate e hanno avuto rispettivamente me è Jax. La cosa straordinaria è che noi due siamo nati lo stesso giorno, il 10 maggio. Ogni compleanno l'abbiamo festeggiato insieme, ogni festività, qualunque cosa. Siamo come una famiglia allargata, un forte affetto ci lega, nonostante i continui battibecchi.

Mi alzo dal letto e, volteggiando, raggiungo la finestra, l'aria profuma di gelsomino e il sole risplende, filtrando tra le foglie degli alberi che circondano casa mia. Mi affaccio e lo vedo. Jax è nel suo giardino, sta provando il suo nuovo skateboard, il suo viso è tutto concentrato e mi fa sorridere. Ha indossato una canottiera bianca e un jeans largo e stracciato. Ha i muscoli in tensione, i capelli neri spettinati, gli occhi cioccolata socchiusi a causa del sole, le labbra piene accennano un sorriso.

"Ehi, Jax"esclamo agitando la mano.

Alza i suoi occhi nella mia direzione, un sorriso bianchissimo si allarga sul suo viso, spiccando sull'incarnato olivastro.

"Ehi, usignolo, ben svegliata! Hai trovato l'ispirazione?" domanda avvicinandosi alla mia finestra. Ovviamente sa tutto di me, anche che la notte sogno melodie.

Quando eravamo più piccoli, era abitudine dormire insieme, o a casa mia, o da lui. Restavamo svegli a raccontarci storie horror, con la torcia che illuminava i nostri volti. Poi ci addormentavamo vicini, mano nella mano. E la mattina, al nostro risveglio, Jax mi diceva che io canticchiavo nel sonno, e così capii che quelle melodie erano frutto della mia mente, le avevo create io.

"Sì, verrà fuori un pezzo bellissimo, devo solo scrivere il testo" gli dico con un sorriso. Mi fa l'occhiolino, usando la sua espressione da furbo. "Ti darò una mano!" Faccio una smorfia "sì, come no. Anche quell'altra volta volevi darmi una mano, ma non facesti altro che prendermi in giro!".

Fa un sorrisetto divertito "sai che mi piace stuzzicarti, Ari".

Annuisco e gli faccio la linguaccia "vado a prepararmi, ci vediamo dopo, gemellino" chiudo la finestra e vado a farmi la doccia.

Una volta vestita, mi guardo allo specchio, è proprio vero che Jax ed io ci assomigliamo. Abbiamo la stessa pelle olivastra, gli stessi occhioni scuri, e i capelli castani, i suoi tendono al nero, i miei invece sono leggermente più chiari.

Sorrido al mio riflesso e lego i capelli in una mezza coda, trucco le palpebre con l'eyeliner e stendo un velo di lucidalabbra a lampone.

Scendo al piano terra, mia madre è seduta a prendere la colazione, mio padre è già uscito e al mio posto c'è Jax.

"Che ci fai qui?"

Si gira e mi sorride, è così carino.

"Ti stavo aspettando per andare a scuola, e zia Reena mi ha offerto un pancake" esatto, Jax chiama mia madre zia anche se non lo è per davvero.

Mia madre guarda Jax circospetta, gli vuole bene, certo, ma lei è così, non dà confidenza, e inoltre, pensa che Jax non sia proprio un bravo ragazzo.

Insomma, lui è bello, simpatico, furbo e un po'... stronzo.

Sopratutto per quanto riguarda le ragazze. Le usa e le getta, e mia madre ha timore che possa succedere la stessa cosa anche a me... Impossibile, Jax ed io siamo solo amici. Tra noi due non potrà mai esserci niente che vada al di là dell'amicizia. Giusto?

Nel tragitto verso scuola, Jax mi sta affianco con il suo inseparabile skateboard, fa gli slalom, acrobazie, si mette in mostra. Lui è un tipo egocentrico.

"Smettila di fare lo spaccone, ho capito che sei un bravo skateboarder".

Alza il sopracciglio, e poi mi sorride "sono bravo, bellissimo, e simpatico" esclama, poi si avvicina e mi tira una ciocca di capelli. Alzo gli occhi al cielo e mi sistemo la gonna "e io?" gli chiedo facendo gli occhi da cucciola.

Improvvisamente diventa serio, mi scruta attentamente e poi mormora "tu sei perfetta, usignolo".


Una volta a scuola, ci ritroviamo con il nostro gruppo di amici.

" Ecco i gemelli" esclama Liana, la mia migliore amica. Jax le va in contro e la prende in braccio, facendola volteggiare, poi la rimette a terra e le stampa un bacio sulla guancia. "Ciao, biondina" le dice usando la sua espressione da ti-stendo-con-uno-sguardo. Secondo me si piacciono, ma non sono mai usciti insieme in quel senso. In verità, gliel'ho impedito, non voglio che la mia migliore amica soffri per lui. Jax non è il tipo che si fidanza. Preferisce volare di fiore in fiore.

Liana mi prende a braccetto e mi indica Dylan McHall. "Guardalo, Ari, non è bellissimo?" gli occhi azzurri di Liana risplendono. Scrollo le spalle, " è carino" le rispondo. Dylan McHall è il ragazzo più popolare della scuola, è il tipico ragazzo perfetto che si trova in ogni liceo.

Alto, muscoloso, biondo, occhi verdi, capitano della squadra di baseball, studente modello, ecc...

Non è il mio tipo, e poi non penso molto ai ragazzi, ho ben altro da fare.

Tra qualche giorno ho le prove di canto, poi dovrò girare un video mentre canto una mia canzone e inviarlo agli agenti. Spero con tutto il cuore che qualcuno mi noti.

"Ho sentito che vuole invitarti al ballo di primavera, ci andrai?" incalza la mia amica.

"Davvero? Non ne sapevo niente... "

Liana allarga i suoi occhi azzurri "forse te lo chiederà in giornata".

"Chi ti chiederà cosa in giornata?" Jax arriva alle nostre spalle e ci cinge con le sue braccia muscolose.

"Dylan McHall inviterà Ariana al ballo di primavera, non è fantastico?" strepita la mia amica.

Sento Jax irrigidirsi, mi guarda aggrottando la fronte, mi rifletto nei suoi occhi che sembrano i miei, non capisco perché mi sta guardando così, sembra arrabbiato.

" Davvero? Mica ci andrai?" il suo tono di voce è duro, e il suo sguardo mi incenerisce.

Mi rimpicciolisco "non... non lo so" farfuglio.

Si stacca da me e mi volta le spalle, poi si inoltra tra la folla, urtando chiunque trova davanti a sé, l'andatura spavalda e l'aria di chi non la conta giusta.

"Perché ha reagito così?" chiede Liana.

Scuoto la testa "non ne ho idea".

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 04, 2015 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

One last timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora