Capitolo 6 - Cause you had a bad day

499 35 46
                                    


23 dicembre, ufficio A.T. Architect&Design. (Sophie)

"Tu COSA?" quasi urlai in faccia ad Arthur.

"Ho invitato Mark a passare il Natale con noi" rispose tranquillamente.

La sua espressione tranquilla mi fece montare ancora di più la rabbia.

"Arthur, ma cosa cavolo ti dice quella testa? Ti ricordi sì che Alisea è già partita e appena saprà di Mark andrà su tutte le furie?".

Amavo quell'uomo, ma in quel momento lo avrei volentieri strangolato con le mie mani.

"Non urlare, ti sentono dall'ufficio accanto".

Ormai in preda ad una crisi isterica cercai freneticamente il cellulare che trovai sepolto tra le varie scartoffie che avevo abbandonato sulla scrivania. Volevo chiamare immediatamente Alisea. Non l'avrebbe presa bene, anzi, sarebbe andata su tutte le furie.

"Cosa pensi di fare?" mi bloccò Arthur con voce severa "dobbiamo spostarci in sala riunioni. Adesso".

Cazzo.

"Hai finito di risistemare la presentazione del progetto per la ristrutturazione? Lo sai che il cliente è molto esigente, ma se riusciamo a convincerlo che i nostri design sono i migliori e otteniamo il contratto avremo l'occasione di essere conosciuti a livello mondiale"

Potevo leggere l'entusiasmo e la determinazione negli occhi di Arthur. Amavo quegli occhi. Aveva lavorato duramente su quel progetto, e anche io mi ero impegnata molto. Era fondamentale per noi ottenere quell'incarico.

"Sì è pronto, ho aggiunto ieri sera le ultime foto" ribattei secca.

"Bene" disse Arthur radunando una serie di fogli sparsi sulla sua elegante scrivania, "è ora di andare".

Presi il laptop e ci dirigemmo in sala riunioni. Sospirai. Avrei chiamato Alisea più tardi.

...

Non feci in tempo. La riunione si era protratta più del previsto, ma avevamo ottenuto l'ingaggio.

Arthur stava stappando da bere per festeggiare il successo ottenuto quando il mio telefono prese a vibrare. Sul display compariva il nome "Alisea".

Non feci in tempo a salutarla che mi interruppe chiedendo di Mark. Dal tono della sua voce potevo intuire la sua rabbia. Provai a giustificarmi, ma mi riappese il telefono in faccia urlandomi che se ne sarebbe andata non appena fossimo arrivati.

Arthur aveva assistito in silenzio alla conversazione. Alisea urlava a tal punto che ero convinta avesse sentito ogni singola parola. Lo guardai infuriata.

"Sei contento adesso?" gli chiesi mentre provavo a richiamare Alisea che ovviamente non mi rispose. "Mi spieghi cosa cazzo ti è passato per la testa quando lo hai invitato?"

Arthur non rispose, mi porse il bicchiere con lo champagne e si affacciò ad una delle grandi vetrate del suo ufficio. La vista panoramica dalle finestre offrì uno spettacolo mozzafiato: lo skyline della città, con i grattacieli imponenti che si erigevano verso il cielo, era completamente imbiancato dalla neve. Aveva ricominciato a nevicare, fiocchi grossi e vorticosi stavano di nuovo sommergendo le strade.

"Ieri sera mi sono visto con Mark al Cloverfield".

"Lo so e allora?".

"Pensa ancora a lei, avresti dovuto vedere la sua espressione quando l'ho nominata".

"Sì, beh avrebbe dovuto pensarci prima di sbaciucchiarsi con quella bionda al bar" ribattei sarcastica, "mi pare tardi pensarci ora".

Rimase qualche attimo in silenzio, soppesando le parole che avevo appena detto.

Come il vento d'invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora