E L L A
-Metto qui le felpe?- mia madre mi guardava con entusiasmo.
-No, per favore, faccio io‐ afferai ciò che aveva in mano con una finta calma guardando il nuovo armadio‐ è molto spazioso.- rispondo in tono rassicurante, depositando gli ultimi vestiti.
La guardavo poco, sapevo che la mia faccia non riusciva a contenersi, e non volevo che pensasse che volessi ucciderla.
-Bhe, la stanza ha bisogno di una ripulita, poi appenderai dei quadri alle pareti, delle fotografie e se vuoi possiamo cambiare i mobili- elenca quasi d'un fiato.- Starai bene qui.
Quel "starai bene qui" mi è sembrato più un autoconvinzione che una affermazione.
-Vedremo... d'altronde non è la prima volta.
-Si, ma ora è diverso, starai più tempo qui, con la scuola e tutto, meglio, meglio per tutti- disse, nemmeno lei mi guardava in faccia, la mamma aveva pura di guardarmi in faccia, odiavo che facesse così, dimostrava quanto era debole emotivamente.
-Credi?- chiesi con un tono estremamente falso, con un sopracciglio alzato, bruciavo dentro, ero arrabbiata e la stavo provocando, non lo facevo a posta.
-Almeno non dovrò spostarmi avanti e indietro per colpa tua- affermò senza pensare.
-Colpa mia?- oh, sapevo come sarebbe finita.
-Non hai scelto tu la scuola da tuo padre?
-Scusami? Adesso non posso scegliere la scuola che voglio?- chiesi indignata.
-Certo, ma non lamentarti dopo. Tanto non ti interessa di me.
-Pensa ciò che vuoi, ma non dire che sei sola mamma, altrimenti non ti saresti trasferita, e poi c'è Kate con te- arrabbiarmi per cose così ripetitive era energia sprecata- In ogni caso hai vinto tu, sono qui, o mi sbaglio?
-Si Ella, e cagaci il cazzo, credi di avermi fatto un favore? Sei mia figlia, e poi sei qui solo perché tuo padre deve finire l'affidamento.
Rimasi in silenzio, era la cosa migliore, pur sapendo che mia madre avrebbe continuato a parlare da sola.
-Credi che ci sarà qualcuno di simpatico a scuola?- chiedo cambiando discorso. Non voglio dare per scontato che non riuscirò ad integrarmi con nessuno, e poi c'è sempre Edith, le cose non possono andare male.
-Se per simpatico intendi qualcuno di asociale che se ne stia nell'angolo a leggere come te, allora non credo. Quello è tutto il contrario del concetto di simpatia- si intromette mia sorella mentre sale le scale.
-Non intendo questo, e non sono asociale!- Chiarisco- pensa al tuo concetto simpatia, che non è di certo meglio del mio.
-Non essere pessimista, su una scuola intera ci sarà pur qualcuno con cui potrai approcciare.- risponde mia madre.
-Non l'ho dato per scontato, è solo che entrare in una scuola, dopo anni passati in un'altra non è di certo la cosa che più mi piaccia fare.- In verità anche se fosse stato l'inizio di qualsiasi anno.
-Questo è perché avresti dovuto ascoltarmi ed iniziare dal principio dell'altro anno, ma hai preferito rimanere con i tuo padre- insinua lei.
-Basta mamma, sai benissimo che non è così, te l'ho spiegato mille volte perché sono rimasta dall'altro lato.- tanto per intenderci, significherebbe da mio padre.
-Senti, so che è difficile, ma nessuno ti impedisce di tornare da tuo padre, puoi farlo quando ti pare e piace.- chiarisce, e per non continuare il discorso annuisco, da papà era anche peggio- non mi sorprenderei se sceglieresti di nuovo lui.
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Questione di fiducia
Teen FictionQUESTIONE DI FIDUCIA Per tutti quei bambini che sono cresciuti prima del dovuto. Una mattina di fine settembre, la disattenzione di un taxi e la sbadataggine di una bionda, fanno aumentare il traffico stradale facendo quasi finire qualcuno in ospeda...