2- Vacanza e berlino e nuovi incontri

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SANDY'S POV

<<sei pazza>> mi disse oliver mentre aspettavamo il nostro imbarco verso Berlino

<<perché?>> chiesi ancora assonnata

<<perché?! stai per partire alle 4 di mattina con tuo cugino su un volo di 9 ore, senza dire niente a nessuno, cosa penseranno i tuoi genitori? e cosa penseranno di me che ho accettato di non dire loro nulla?"

"uff, eddai lo sai quanto io mi sento soffocata la dentro, non ce la facevo più, voglio solo staccare il cervello da tutto" dissi sbuffando

oliver mi guardò roteando gli occhi al cielo.

era mio cugino. ma per me era come un fratello, siamo praticamente cresciuti insieme fino ai 13 anni, poi mio padre ed il suo hanno litigato e da allora ci vediamo molto raramente. Però secondo me abbiamo un rapporto speciale, ci guardiamo le spalle l'un l'altro.

...

"Ladies and gentlemen, annunciamo l'imbarco del volo 2956 da Washington DC verso, Berlino, con la compagnia aerea Blue Skies, tutti i passeggeri sono pregati di recarsi al gate numero 3"
annunciano gli altoparlanti.

<<HAI VERAMENTE PRENOTATO IL VOLO CON LA COMPAGNIA AEREA DI MIO PADRE?!>> gli ringhiai contro

<<si, per farti un dispetto. Ora siamo pari, tu mi farai odiare dai tuoi genitori dopo questi 3 giorni"

...

atterrammo a Berlino, dopo un lungo volo pieno di turbolenze, ma oramai di aerei ne prendo così tanti che non sono così turbata. Io ed oliver andammo a recuperare i nostri bagagli e chiamammo un taxi che ci portasse al nostro hotel.
<<All'Estrel Berlin, per favore" disse oliver con un tedesco pessimo.
<<sei impazzito? è un hotel a 4 stelle e mezzo, costerà un occhio della testa>>
<<tu sei la reginetta di Washington, hai più soldi di me e questo tassista messi insieme, e ti lamenti?>> ridacchiò lui.
non risposi, era vero, ma mi ero offesa lo stesso.

L'hotel era, come ci aspettavamo, bellissimo.
La stanza aveva un soffitto alto, le pareti erano imbiancate di un bianco immacolato, e sul letto c'era un lenzuolo celeste perfettamente steso, senza nemmeno una piega.

spostai lo sguardo sulla piccola terrazza che si affacciava sul centro di Berlino, illuminata da 2 candele lilla al profumo di lavanda. e mi accorsi che sopra il piccolo tavolino da caffè c'era un secchiello pieno di ghiaccio ed una bottiglia di spumante.

<<e quella? chiesi confusa ad oliver>>
lui si girò grattandosi la testa, sembrava confuso pure lui.

<<avranno pensato fossimo una coppia, meglio per noi, stappala. io intanto sistemo le valigie>>

...

La mattina seguente mi svegliai molto presto, "sarà colpa del jet-lag" pensai.
mi misi le prime cose che trovai frugando nella valigia perché non avevo le forze di pensare ad un abbinamento sensato, e scesi giú per la colazione.

Oliver era già lì
<<bacon, uova, fagioli, cupcake, ciambella, croissant, salame, nutella e ketchup>> dissi guardando il suo piatto pienissimo. <<abbinamento perfetto>> ridacchiai

<<invece di insultare me pensa te stessa, guarda come sei conciata: pantaloni della tuta rosa barbie e camicia hawaiana, direi che i tuoi abbinamenti sono peggio>>

gli lanciai un'occhiataccia e mi incamminai verso il buffett.

i primi due giorni abbiamo vagato per le strade di Berlino, abbiamo visitato il Palazzo del Reichstag, il memoriale per gli ebrei, il duomo, la torre della televisione... è tutto così strano ma bello allo stesso tempo, vorrei non andarmene mai più.

mi sento un po' fuori luogo però, le donne tedesche sono tutti così alte, hanno la figura slanciata, le gambe chilometriche, i seni prosperosi e i visi che sembrano fatti di porcellana. Ogni donna che passava Oliver mi tirava una gomitata come a dire "guarda questa". io avrei voluto tirargli una gomitata nelle costole.

La mattina del terzo e ultimo giorno Oliver mi sveglia scuotendomi bruscamente per le spalle
<<O MAMMA MIA COSA VUOI?!>> gli urlo con la voce ancora impastata e stanca.
<<scusami, io devo andare, mi hanno chiamato per lavoro, ti ho lasciato il tuo biglietto di ritorno sulla mensola, stasera alle 19, ora vado, ciao.>>
non feci in tempo neanche a proferire parola, nemmeno un dove, cosa, o quando, che oliver era già fuori dalla porta.

ero confusa, ma non troppo, in realtà ha sempre fatto così, non ha mai voluto dirmi che lavoro fa, ogni volta che glielo chiedo o gli chiedo di qualche suo collega non mi risponde. se qualcun'altro glielo chiede risponde "il panettiere" ma è chiaro che ci sia qualcosa di più nascosto.

comunque sia, meglio per me, potrò godermi questo ultimo giorno da sola, e senza gomitate.

in realtà ho un piano al quale stavo pensando da quando siamo partiti, ma non pensavo proprio di poterlo mettere in atto, ed invece, l'occasione sembra essersi presentata, per cui meglio cogliere la palla al balzo prima che rotoli via.

Io non me ne andrò.

No, no e no, scordatevi tutti che io me ne torni in quella sorta di prigione che alcuni chiamano casa mia.
anzi, adesso vado a farmi una doccia per togliermi di dosso l'ansia con cui mi ha svegliata oliver. e dopo mi faccio un bel giro nel mega parco qua vicino, senza pensieri.

mentre mi alzo dal letto vedo il biglietto sulla mensola, mi avvicino e lo stringo tra le mani, con tanti pensieri che mi girano in testa, ma lo faccio.

prendo il biglietto e lo riduco in piccoli pezzettini, poi lo butto nel bidoncino accanto alla porta.

...

oggi, nonostante la solitudine, è stata una bellissima giornata, Berlino ha iniziato ad assumere l'aspetto di casa.
si sono fatte le 19 ormai, in hotel servono la cena dalle 20 in poi, quindi mi decido a tornare.

ma non appena entro, vedo la mia valigia all'entrata
<<s-scusi, signora>> fermo un'impiegata che stava passando
<<mi dica pure>>  grazie a Dio parla inglese
<<perché la mia valigia si trova qui?>>
<<oh, lei è Sandy Smith? vero?>>
<<si sono io>>
<<ah beh, non è ovvio? la sua permanenza all'hotel è terminata, lei non soggiorna più qui dalle 17 di oggi pomeriggio>> la sua risposta mi spiazza, sono rimasta senza parole e mi limito ad annuire,
<<se volessi restare ancora qualche giorno quanto mi verrebbe a costare?>> chiedo nella speranza mi facciano rimanere, in attesa che io trovi una sistemazione
<<signorina, la sua camera è stata occupata, ma ne abbiamo un'altra disponibile, il costo viene quattro mila e settecento euro a notte, prenoto?>>
<no, no, la ringrazio comunque>> lei mi saluta con un sorriso cordiale, mentre io vorrei sprofondare.

afferrando la mia valigia vado a sedere fuori sul marciapiede, per evitare di svenire dalla notizia.
"dove andrò?" mi chiedo tra me e me.
i miei genitori avrebbero pagato quella somma senza problemi, io tutti questi soldi non li ho, non potevo caricarne così tanti sulla mia carta, altrimenti se ne sarebbero accorti.

all'improvviso mi viene un'idea, in aereoporto avevo visto tante persone in attesa del loro volo, stese sulle sedie o per terra, potrei farlo anche io, mi confonderò con loro ed intanto cercherò un affitto non troppo costoso nei dintorni.

...

ho camminato circa 4 chilometri ma finalmente sono arrivata all'aeroporto, prendo il mio piccolo cuscino e mi sistemo in una zona molto appartata, c'è anche una moquette rossa per terra, e c'è silenzio, strano che la gente non si metta qui ad aspettare.
compro un panino e mi metto gli auricolari ascoltando un po' di musica. e mi addormento cosi.

<<ehi, ehi>>
una voce profonda mi scuote
<<svegliati, chiunque tu sia>>
apro gli occhi e davanti a me vedo un ragazzo alto, molto alto, dai capelli neri un po' bizzarri e gli occhi marroni penetranti.
<<non puoi stare qui>> mi dice ancora.

(non) sono una tua fan-Bill KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora