Capitolo 1 - Reed

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Dio uccide chiunque sulla terra con il diluvio universale, tranne Noè e la sua famiglia.
Genesi 7:23

Percorro di corsa i corridoi e gli innumerevoli piani del Deadly Sins per raggiungere in fretta l'ufficio di Lucifer.
   Ci ha convocati tutti lì e quando questo accade vuol dire solo una cosa: Lucifer è incazzato.
   È notte fonda, ma le attività qui non si fermano mai. Tutto è in pieno svolgimento, ventiquattro ore su ventiquattro, per soddisfare al meglio ogni richiesta e desiderio dei nostri clienti. Ma le zone più frequentate a quest'ora della notte sono il bar e il casinò, tralasciando qualche stanza in cui le porte si chiudono su scene di intimità e piacere intenso.
    Tra queste mura ognuno può sentirsi libero di essere se stesso, senza timori o giudizi. Siamo circondati da anime che cercano fuga, peccato e libertà. È un mondo a parte, dove i vizi sono accolti a braccia aperte e le tentazioni si celano dietro ogni angolo. Ma stasera qualcosa di oscuro permea nell'aria e lo sento mentre mi avvicino sempre di più all'ufficio di Lucifer.

    Alcuni dei miei fratelli sono già qui: Wolfe è appoggiato con una spalla al muro e digita svogliatamente qualcosa sul cellulare. Axel ha un bicchiere di whiskey tra le mani e guarda con attenzione uno dei tanti quadri preziosi di Lucifer, in particolare "la strage degli innocenti", come se ne capisse qualcosa di arte. Drake mi saluta con un cenno della testa e poi riprende a far roteare il coltellino che ha tra le dita. Infine, Blade, con varie macchie di rossetto sul collo e sul petto nudo che si intravedono da sotto il gilet aperto. Deve aver concluso adesso uno dei suoi spettacoli indecenti.
Mancano Demon e Gunner e questo è un bel problema. Non tanto per l'assenza di Demon che di sicuro starà facendo baldoria da qualche parte, ma per Gunner che di solito è sempre il primo a presidiare alle riunioni improvvise. Evidentemente, c'è qualche problema con un cliente.

"Togli le tue dita lerce dal mio quadro, Axel.» La voce di Lucifer squarcia il silenzio, pacata e perentoria.
    Axel alza le spalle e ci rivolge uno sguardo confuso, impressionato da come abbia fatto Lucifer a vederlo se è di spalle, avvolto dal buio, e con lo sguardo rivolto verso l'enorme finestra ad arco che affaccia su Las Vegas completamente illuminata.
    Questo è un mistero che non ho mai compreso, fin da quando avevo appena dieci anni, ma a Lucifer non sfugge mai nulla. Sono passati vent'anni da quel giorno in cui mi ha prelevato dalla strada e portato qui, in questo enorme grattacielo che all'epoca era vuoto e impolverato. E gli sono bastati solo due anni per trasformalo nel luogo più frequentato dai peccatori di tutto il mondo.

     Era già soprannominato Lucifer quando mi ha adottato e, lo ammetto, avevo una gran paura di lui. Me la facevo letteralmente addosso quando pronunciava il mio nome e temevo che prima o poi mi avrebbe fatto a pezzetti, cucinato, e mangiato usando forchetta e coltello con la sua invidiabile eleganza diabolicamente pacata. Eppure, ero un ragazzino sveglio. Vivevo per strada e mi mantenevo rapinando e truffando i turisti in vacanza, ma erano orribili le cose che si dicevano su di lui e quella cicatrice che gli trapassava l'occhio ne era la conferma. Poi, ho imparato a conviverci e a capire che non mi avrebbe fatto alcun male; anche se parlava poco e non restava in una stanza con me per più di dieci minuti, ma non mi faceva mancare nulla. Mi dava cibo, istruzione, vestiti, scarpe costose, videogiochi, in cambio di una sola cosa: non combinare guai, studiare, acculturarmi e imparare a vivere come lui.

E così ho iniziato ad adattarmi a questa vita, a frequentare gli ambienti del Deadly Sins e a mettere a frutto le abilità che avevo acquisito per sopravvivere in strada. Non ero più un semplice ragazzino malandato, ero diventato parte di qualcosa di più grande, un membro della famiglia di Lucifer: l'uomo più rispettato e temuto della città.
Ho fatto di tutto, negli anni, per renderlo fiero di me, specie quando aveva iniziato ad adottare gli altri e io non volevo restare mai un passo indietro a loro. Ero il migliore, cazzo! Questo Lucifer doveva assolutamente saperlo. E poi, finalmente, è arrivato il mio turno di dimostrargli che ero capace. Tutti i suoi insegnamenti erano serviti ad un solo scopo: mettermi al timone di questo posto. E ce l'ho fatta a soli ventitré anni, mentre ai miei fratelli sono stati riservati altri ruoli più consoni alla loro personalità, io dirigo il club più esclusivo di Las Vegas. Anzi, più esclusivo degli Stati Uniti.

Deadly sins - PRIDEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora