Capitolo 11

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Dante's pov:

Ero uscito da quel bagno soddisfatto di ciò che avevo appena fatto.
Quel succhiotto non era nulla che segnasse possesso o le solite stronzate da coppiette.
Semplicemente amavo stuzzicare quel ragazzino, perché le sue reazioni mi mandavano fuori di testa, mi bastava poco per fargli andare il cervello in tilt.
E poi, naturalmente, anche per infastidire Oliver.
Quel sorrisetto da coglione prima o poi glielo avrei fatto sparire per sempre.
In qualche modo sapevo che c'entrasse lui con le mie condizioni fisiche, era chiaro che non gli era andata giù la sconfitta di boxe ma soprattutto era stato umiliante per lui perdere davanti a Kyle.

Una volta fuori, andai nel cortile della scuola, dove avevano allestito tutto con panchine, tavolini, sedie e banchetti pieni di cibo e di bevande analcoliche.
Nonostante odiassi queste feste di fine anno, stavolta ero stato costretto a partecipare e non avevo altra scelta se non questa.
I miei erano tornati dal loro viaggio di lavoro e l'aria in casa era diventata nuovamente pesante, insopportabile e soffocante.
Mia sorella, al contrario mio, rimase a casa per passare del tempo con mia madre, visto che non la vedeva da un bel po'.

Avevo bisogno di staccare già la spina nonostante fossero arrivati soltanto da qualche ora.
Stare lì dentro mi uccideva e avrei preferito quindi questa festa da novellini a quell'inferno.
Vidi tra la folla i miei amici che si sbracciavano affinché li vedessi, così mi avvicinai a loro e occupai il posto riservato a me sulla panchina.

«È pieno di ragazzini e ragazzine carine, non trovi?»

Chiese Jason al mio fianco.
Ignorandolo, presi dalla tasca il pacchetto di sigarette che sfilai tra le labbra e accesi.

«Che ne dici di quella lì?»

Indicò col mento un punto preciso poco più lontano da noi.
Alzai il viso e notai quanto piccola potesse essere quella ragazzina in confronto al mio amico.

«Cazzo Jason, potrà avere appena diciassette anni e tu ne hai ventitré.»

Mormorai tra un tiro ed un altro.
Lui sbuffò sonoramente e continuò a guardarsi attorno, finché non indicò un'altra persona.

«Invece che ne dici di quello? L'ho già visto da qualche parte...»

Non appena alzai il viso, notai che stava indicando di fronte a noi, proprio il ragazzo biondino, Lentiggini.
Era seduto anche lui attorno ad un tavolino piccolo insieme ad Oliver e la sua compagnia.
Erano vicini ed entrambi si stuzzicavano tramite le mani o qualche aggrovigliamento di piedi.
Ripugnante.

«Quindi, è un sì? Me lo approvi?» Chiese Jason con quel sorriso da arrapato sul volto.

«No.» Dissi secco, terminando la sigaretta troppo in fretta.

«Io invece dico che tu debba farti una bella scopata.
Sei troppo agitato per i miei gusti.»

Si versò in un bicchiere una bevanda, che subito gli tolsi dalle mani e bevvi con nonchalance.

«Io dico che tu debba farti i cazzi tuoi invece.»

Lo fulminai con lo sguardo e lui fece altrettanto per aver preso la sua bevanda.
Anche se poi non aveva tutti i torti.
Non scopavo da un po' e quando ci provavo, non riuscivo ad arrivare al punto.
Vedevo sempre il viso del biondino vivido nella mia mente e questo mi mandava fuori di testa.
Volevo e dovevo scoparlo solo per togliermi lo sfizio, dopodiché avrei tagliato qualsiasi tipo di contatto con lui.

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