Capitolo 12

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Kyle's pov:

Avevo accettato e ancora non mi sembrava vero.
Fui così istintivo che non mi accorsi del danno che avevo appena creato.
Non mi capacitavo di come fosse possibile che al solo suo tocco il mio cervello smetteva di funzionare, dando precedenza ai miei istinti e mettendo da parte la ragione.
Avrei dovuto arrabbiarmi per il succhiotto, ma non feci nemmeno quello, rimasi incantato dalle sue labbra sulla mia pelle.

Lo avevo seguito in bagno senza un motivo ben preciso, le mie gambe erano partite da sole quando lo avevo visto allontanarsi con una ragazza.
Non appena intuii cosa stessero facendo lì dentro, mi si gelò il sangue.
Non sarei mai dovuto essere lì in quel momento, ma la sua voce mi aveva tenuto incollato al pavimento.
I suoi gemiti suonavano così bene che per qualche istante chiusi gli occhi e lo immaginai.
Ma tutto questo era sbagliato.
Seguirlo era sbagliato, rimanere lì era sbagliato, immaginarlo era sbagliato.
E adesso mi toccava fare i conti con la realtà.

Avevo accettato la sua proposta in un momento di debolezza, ma alla fine era ciò che volevo, o almeno così mi convinsi.
Per quanto possa non andare d'accordo con lui e con i suoi modi, il mio corpo subiva scosse ogni qualvolta mi stesse accanto, ed era frustrante.... era frustrante perché non riuscivo più a controllare i miei impulsi.
Diedi colpa maggiormente alla mia vita sessuale inesistente per ben diciotto anni, perciò adesso gli ormoni si stavano facendo sentire in qualche modo, ma mai avrei pensato di farlo così, deciso al momento e con una persona che di sentimenti non ne avrebbe messo.

Venni riportato alla realtà quando fui afferrato dal polso da Dante, diretto verso la seconda uscita del college.
Non riuscii a dire nulla poiché ancora non stavo realizzando ciò che successe in un breve tempo, brevissimo.
Mi ritrovai fuori, col cielo adesso più scuro e le voci che si facevano sempre più lontane.
Arrivammo davanti la sua macchina lussuosa e pulitissima, che guardai per lunghi secondi.

«Sali, ma sta attento a non sporcarla.»

Avvisò serio, prima di entrare dentro quest'ultima.
Feci lo stesso con cautela, allacciando subito dopo la cintura.
Partimmo senza nemmeno sapere il luogo in cui stavamo andando.
Mi stavo fidando così tanto di lui che mi stupii di me stesso per un momento.
Pensai anche di dover mandare un messaggio ad Oliver per avvisarlo di un malessere improvviso, anche se mi sentii in colpa l'attimo in cui il messaggio era già stato inviato.

Nel frattempo Dante tirò fuori un pacchetto di sigarette, prendendone una con i denti.

«Puoi... puoi non fumare per favore?» Chiesi a bassa voce.

«Non siamo più a casa tua.»Rispose con nonchalance, cercando l'accendino nella tasca.

«Mi darebbe fastidio sentirlo su di te... in quel momento. Puoi evitare e basta?»

Le guance mi si colorarono di rosso, tanto che sentii un caldo improvviso.
Dante nel frattempo tolse la sigaretta dalla bocca e la gettò nuovamente all'interno del pacchetto, allontanandolo da sé.
Non credevo fosse in grado di ascoltare qualcun altro oltre se stesso, e di questo ne fui grato.

Ci volle poco prima di arrivare davanti una casetta vicino ad un lago.
Era un posto molto tranquillo, si sentivano persino i versi degli animali che probabilmente vivevano da quelle parti.
Dante scese dalla macchina ed io feci lo stesso, affiancandolo.
Aprì la porta e mi fece cenno di entrare per primo e così feci.

La casa era piccola ma molto accogliente, c'erano tantissime foto di bambini piccoli che supponevo fossero Dante ed Esmeralda.

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