9. Città dell'Alluminio, La verità del razzo

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Hana cercò di riprendere un po' d'aria, una volta che decise di staccarsi — questa volta sul serio, non come le altre cinque precedenti — da quelle soffici ma fin troppo invitanti labbra. Era ancora seduta a cavalcioni sopra di lui, ma per comodità si erano spostati sul letto, invece di restare sul freddo pavimento.

-Dovremmo andare. Tra poco Francois serve la colazione, e volevo chiedere scusa agli altri per averli fatti preoccupare-.

Ryusui fece una smorfia, ma sapeva che aveva ragione. Non voleva lasciarla andare, ma era vero che non potevano rimanere lì per tutto il tempo.

-È vero, zuccherino...-. Fece lui, carezzandole la schiena con le mani che aveva introdotto precedentemente sotto la maglietta, facendole scendere fino a poggiarle sui suoi fianchi. Fece un movimento e Hana credette che si stesse semplicemente spostando per potersi alzare, ma invece si ritrovò di schiena sul materasso e Ryusui sopra di lei con un ghigno sul viso, non aspettandoselo affatto.

-Prima un altro bacio-.

Hana sentì come dei brividi lungo la schiena nell'udire quel sussurro, per nulla contraria ad un ultimo bacio. Si aspettò un veloce, tenero contatto, ma quando le loro labbra si unirono, comprese quanto lontana fosse dalla verità. I baci di Ryusui erano esattamente come la stessa persona: appassionati, molto intensi e, in qualche modo, persino avidi. Come se volesse esplorare ogni centimetro di quel contatto senza rimanerne mai annoiato — le mani non rimasero mai ferme, scendendo sui suoi fianchi e lasciandole baci sul collo. E Hana strinse le mani sui suoi capelli biondi abbastanza da non fargli male, spostando la testa in modo da lasciarlo fare più facilmente, potendo solo mugugnare con quel calore che le faceva provare. Fu così presa che, quando Ryusui si staccò all'improvviso per poi alzarsi, prese a guardarlo un po' disorientata.

Arrossì vistosamente nel vedere quel ghigno sul suo viso. 

-Amo questa tua avidità, zuccherino, ma non è il momento-.

Hana gonfiò le guance nell'essere presa in giro. -Senti chi parla..!-.

Si alzò in piedi e cercò di darsi una rapida sistemata mentre lo sentiva ridere, sicuramente contagioso visto come non era riuscita ad evitare di tenere un piccolo sorriso anche lei.

Quella mattina, non appena la videro, Suika e Chelsea furono le prime a circondarla belle pimpanti, chiedendole come stava. Non erano le uniche ad essersi preoccupate per lei, ma Hana ci tenne a far loro sapere che non avevano nulla di cui preoccuparsi.

Stranamente, in qualche modo, tutti avevano compreso alla prima occhiata che qualcosa era successo fra lei e Ryusui — si erano mostrati mano nella mano, dopotutto. E gli sguardi che si scambiavano non potevano essere fraintesi da nessuno. Però aveva voluto ugualmente accennarlo a Senku e Gen: il mentalista si mostrò contento per lei, mentre lo scienziato fece solo le spallucce e il suo solito ghignetto da "non mi interessa, ma buon per te", o qualcosa di simile.

Onestamente, Hana era felice che, perlomeno, Chelsea si era mostrata super interessata di conoscere i dettagli: non che lei avesse raccontato proprio tutto, ma era bello potersi confidare con qualcuno. Avrebbe voluto avere Yuzuriha al suo fianco, ma aveva dovuto accontentarsi dei soliti messaggi a codice morse e le loro chiamate. Lei ne era rimasta super-felice dalla notizia e la stessa cosa valeva per Taiju. Dal canto loro, da come la sua migliore amica le stava raccontando, si stavano impegnando tutti quanti nella realizzazione del mega-calcolatore, ed erano già ad un buon punto. Infatti, pochi giorni dopo, proprio mentre loro avevano trovato una fonte di carburante per la Perseus e avevano fatto il pieno — per poter così proseguire e andare via dalle acque indiane — avevano ricevuto dalla città del mais la notizia che fosse pronto. E con esso, Gen diede inizio alle "olimpiadi di matematica". 

Come un fiore che fluttua nel vento | DR. STONE [Ryusui x OC]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora