Per poter toccare il libro, Calix, le aveva detto che doveva assicurarsi che le sue maledizioni e colpe fossero allontanate da lei, ed il consiglio da prima di sua zia è caduto perfettamente nel discorso.
<<A te non sembra strano che Zelda abbia accetato di aiutarmi?>> Si girò verso Ophir che la seguiva silenziosamente lungo la strada. E con la stessa traqullità le risponde:
<<Ophir crede che l'ha fatto con un scopo preciso.>> Saltò sopra un rametto tentando una caduta dopo aver rischiato di rompersi le unghia dei piedi.
<<E quale sarebbe? Quello di rendersene finalmente conto che mi ha trattata con disprezzo? Non penso proprio, sappiamo benissimo com'è fatta, non darebbe un dinaro per me, neanche se dovessi seguire le sue stupide regole oltre la mia tomba.>>
Ophir non ribatté e così, il suo silenzio fece passare molte cose per la testa di Meira. Così tante che riusciva persino a concentrarsi sul suono delle foglie particolarmente asciute, sbriggiolarsi sotto le sue suola dei stivali. E nonostante sia primavera, questa parte del bosco sembrava arsa. Deserta. E fin troppo taciturna.
Si fermò.
Mise la mano sul pugnale e si guardò intorno, continuando ad ascoltare i suoni. Sentiva passi che non erano suoi né quelli di Ophir, furono passi pesanti che schiacciavano le foglie per terra come noci in pieno autunno. Una cadenza così astuta che sembravano, qualsiasi possesso avessero, saltassero dalla penombra del bosco e pugnalarla in mezzo al nulla.
Prese per il polso Ophir e lo fece avvicinare a se, proteggendolo con il suo corpo come se volesse nasconderlo.
Girò intorno a se stessa in cerca di qualche figura animalesca, umana o grotesca. Tratteneva il respiro per riuscire a sentire meglio ma le sembrava di sentire queste cose soltanto nella sua mente.
Fece un piccolo passo poi si fermò.
<<Alla buon ora, principessa!>>
Ma si girò di colpo affaciando una strega molto robusta, alta e incpucciata.
<<Si fidi di quello che ha sentito.>> Indicò con la punta dell'unghia spezzatta e nera come se avesse lavorato terra, un punto preciso nella direzione dalla quale sentiva quei passi, poi disse: <<Quell'ombra dopo gli alberi lì stava cercando proprio lei.>> Il suo naso appuntito e la sua pelle bianca, simile a quella delle Yele, radiò sotto la luce del sole che splendeva fra i rami degli alberi, in perfetto contrasto con la sagoma ben definita che sparì appena Meira girò lo sguardo.
<<Sono sicura che sai il perché sono qui e ti pagherò per questo.>> Meira si avvicinò alla signora e infilò la mano nel tascapane, tirando fuori una scarsella piena di monete. <<Ti darò il doppio se mi dici chi era quella persona.>> Allungò la mano verso la strega stringendo invece con l'altra il manicotto del pugnale dietro la sua schiena, facilitando la fatica quando l'anziana fu pronta ad assaltarla.
Ma la strega si allontanò verso quella che sembrò la sua casetta, rifiutando i suoi soldi ed ignorando la sua proposta.
Lei la seguì ed entrarono insieme nel suo abitacolo. Aveva molta paura: le gambe le tremmavano, iniziò improvisamente a sentire una buffata di calore salire dalle sue gambe fino al collo, e la sua fronte era bagnata ormai dal sudore. Si fermò sullo stipite della porta in legno e abbassò la testa osservando le mani di Ophir attorcigliate alle sue gambe, con il naso abbuffato nel suo polpaccio.
<<Entra, entra.>> La intimò la vecchietta, e prendendo il cuore tra i denti, passò nella singola cameretta, immergendosi in un odore di piante ed olio e profumo di pino e corteccia putrida. Era abbastanza invidiosa perché Ophir potesse coprire il suo naso e lei no, perché quel profumo di aria oscura fu il peggior odore che avesse mai sentito, a tal punto da provocarle nausea.
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Set on Fire
FantasyUn anello Una maledizione E una legenda Questo è quello che porterà Meira alla distruzione sua e quella del mondo intero, finché anima viva non ci sarà e tutto intorno a lei sarà ridotto in cenere.