Capitolo 10

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Tappò le orecchie mentre strinse gli occhi. Alatair non voleva saperne nulla di quello che la strega aveva detto a Meira. Da quando fù piccolo, lui odiò perennemente ogni persona o essere vivente che aveva connessioni con gente come le maliarde.
<<L'Isola Ptolema è lontana un miglio.>> Scoppiò Alastair.
Questa reazione da parte sua fu esattamente simile a quella di Meira quando la strega Wisteria le aveva detto che per iniziare a liberarsi della maledizione, dovrebbe prima prendere delle cose quasi impossibili da procurare, e consegnarle alla strga finché ella dirà di averne abbastanza per creare un liquore.
Alzò lo sguardo verso l'aeroplano in legno che suo amico stava costruendo seguendo la figurina che qualche tempo fa, mostrò ad Ophir. Le ali erano complete e il macchinario sembrava pronto per il volo. Perfetto per una breve vacanza sull'isola.
<<Non ci pensare nemmeno.>> Avvertì non appena vide lo sguardo incantato di Meira. <<Questo aereo non è nemmeno in grado di stare sulla terra ferma, figuriamoci nell'aria.>> Strinse una stringa che alzò un telone bianco, coprendo la costruzione prima che la pioggia la rovini, dopodiché copì la parabrezza con un telo largo.
Le nuvole grigge si avvicinarono una accanto ad altra e il vento fresco che scompigliava i capelli biondi di Alastair, avvisava una tempesta precoce.
Le sembrava un'idea folle quella di partire verso Ptolema con questo tempo, ma la verità era che non vedeva l'ora di liberarsi di tutto. Voleva passare attraverso tutte le tempeste pur di scoprire quello che aveva tenuto dentro di lei sin dalla nascita. Il potere che non è mai stata in grado di usare o almeno trovare.
<<Dovremo prendere un uovo di drago.>> Avvisò e con la coda dell'occhio notò il corpo robusto di Alastair girandosi subito verso la sua direzione. Lei non era in grado di fare contatto visivo perché sapeva il ragazzo la stesse fulminando con lo sguardo, più di quanto si illumina il cielo, quindi si limitò a guardare i suoi stivalli in pelle, pieni di polvere e pezzettini d'erba dal campo.
<<Dovresti. Nessuno ha detto che verrò con te.>> Si avvicinò, poggiando delle viti sul coperchio del barile dell'acqua fresca per i cavalli e poi si fermò a guardarla. <<Hai idea a cosa vai incontro? Stiamo parlando di draghi. Esseri che uccidono ogni cosa che si muove e respira nella loro area e tu vuoi rubare un loro uovo?>>
Si Alastair, proprio così. Lo stava facendo per lei e per il suo bene.
<<Solo tu puoi aiutarmi, lo sai già.>>
<<Non su queste cose, Meira.>>
La oltrepassò lasciando dietro a se un profumo forte di legno di pino e zucchero filato e uno sguardo più che arrabiato ma che la principessa non riusciva a prendere sul serio.
<<Eddai All>> Lo seguì. <<Se non verrai ci andrò da sola.>> Poi entrò iniseme a lui dentro casa. <<E se muoio sarà tutta colpa tua e mi avrai sulla coscienza e poi Zelda lo verrà a sapere e ti ucciderà per questo, anzi ti toglierà dalla carica di capo esercito e ti manderà nelle celle più fredde del castello e ti lascerà marcire lì dentro per...>>.
<<E va bene!>> Si fermò così bruscamente che fece fare a Meira un passo indietro. Ma il fatto che accettò la fece saltare con le braccia intorno al suo collo stringendolo in un abbraccio togli fiatto.
Restò con la testa poggiata sulla sua spalla aspettando le parole che avrebbe voluto sentire e non mosse un'osso finché non pronuncio la frase.
<<Verrò con te.>>
<<Si!>> Fece un salto battendo i palmi tra loro e girò per la stanza saltellando come una bambina piccola. <<Partiamo sta sera.>> Disse come ultima cosa prima di salutarlo e uscire dalla porta di casa.


Come una tela oscura e senza fine, il cielo brillava lampante sopra le loro teste facendo loro da guida verso l'altra terra, posto forse ancora più oscuro del buio della foresta.
Il suono dei rami che si rompevano sotto i loro piedi trasmeteva lungo la spina dorsale di Meira, una continuità di brividi che le faceva la pelle d'oca. Costantemente controllò che Alastair la stesse seguendo e ad ogni passo che faceva, sentiva il tintinio delle spade appuntite che toccavano alternamente il tiretto dei stivali creando un'eco melodico in tutto il bosco.
Stavano per arrivare alla riva dell'oceano quando la brezza del vento intorno a loro si intensificò, e con la sua potenza spazzò via ogni foglia caduta per terra creando serie di rulli che scivolavano verso di loro.
Tempestuose, le sole onde si alzarono e sbattevano contro la riva. Selvagge e furiose spargendo gocce d'acqua salata da per tutto.
Si fermò davanti all'infinità dell'acqua e l'assenza di terra ferma fece istaurare dentro di lei un sentimento di paura, un tremoglio che non fu capace di colmare con la convinzione che tutto andrà per il meglio, perché di strada fino all'Isola Ptolema ce n'era fin troppa.
Guadrò l'espressione assente del suo amico.
<<Non l'ho mai fatto.>> Alastair teneva lo sguardo nel vuoto e il suo pomo d'Adamo salì e poi scese per un tempo breve. <<Non ho mai costruito una barca.>> Continuò. <<E temo che non funzionerà, Meira.>>
La guardò finalmente negli occhi i quali si fondevano con il buio notturno ma non aggiunse altro. Lei si guardò intorno e puntò gli occhi su un piccolo rametto che alzò da terra in fretta.
<<Pensi di poterne ricavare qualcosa da questo?>>
Una barca. Bastava una barca per trasportarli sull'altra isola e solo Alastair era in grado di costruirla, usando solo il suo potere. Insomma, è riuscito a creare un'aereo di sicuro una piccola barca non gli farà da ostacolo.
Lui, prima di lasciare la spada a terra, prese un sospiro. Guardò il mare da cui non ha mai staccato lo sguardo e poi, strinse i pugni così forte che le sue nocche presero un colore bianco cadaverico.
Meira si spostò all'indietro. Non vide mai Alastair usando i suoi poteri e questo le metteva un tipo di timore che la spinse a pensare che forse era meglio se si allontanava di qualche passo. Sin da piccola le è stato detto che il potere non è mai affidabile e che non bisognava fidarsi di se stessi quando lo si usa, perché un solo movimento può uccidere tutto. Da allora non ha mai voluto vedere Alastair diversamente perchè questo la faceva sentire come lei. Il fatto che lui non usava i poteri davanti a lei le faceva ricordare che di persone come lei ce ne sono ancora. Questo la faceva sentire meno sola e si autoconvinceva sempre così.
Ma sta sera, invece, era diverso.
Per la prima volta, stava per assistere ad un fenomeno di manipolazione del potere. Dall'inizio fino alla sua conclusione.
Alastair si girò allungando la mano verso di lei. <<Avvicinati, Meira.>>
Ci pensò due volte.
Se magari non riuscisse a farlo? Se non riuscisse a creare la barca? Cosa succederà se la maledizione farà di nuovo in modo che qualcosa accada e tutto questo tentativo dovesse fallire? Non era decisamente pronta a questo ma sapeva Alastair non le avrebbe fatto del male, neanche se offuscato dal potere.
A testa alta si avvicinò alla riva del Oceano Rimshire, tenendo stretta la mano di Alastair, che sembrò molto calmo e concentrato mentre lei sudò freddo ma rimase in silezio finché due strisce di luce verde, illuminarono la schiena del ragazzo.
Sussultò e una valanga di emozioni scivolarono nel suo stomaco. Dalla felicità all'ansia, dalla curiosità all'impassibilità tutto questo mischiato con la sensazione di meraviglia. Alastair aveva appena creato un pezzo di legno semplicemente estraendolo dall'abisso delle luci verdi.
<<Ci basterà come panchina?>> Chiese facendole tenere il pezzo che ha appena costruito, trattenendo il sorriso appena vide l'espresione sorpresa di Meira. Sembrava stesse verificando ogni scheggia, ogni angolo del rettangolo legnoso tagliato perfettamente.
Il ragazzo continuò ad estrarre ciò che serve per costruire una barca e ogni pezzo di legno che abbandonava la sua schiena, attraversava la camicia di Alastair come fosse invisibile. Questo atto non sembrava gli causasse alcun tipo di dolore o fastidio anzi, i suoi occhi si illuminavano man mano che l'opera stava prendendo vita. E l'impressione salì sempre di più quando ogni pezzo di legno si lasciava manipolato dal potere di Alastair assemblandosi da solo, prendendo subito la forma di una barca abbastanza grande per entrambi.
Un solo pensiero viaggiava per la testa di Meira: Questa costruzione, era l'unica che poteva condurre loro sull'Isola di Ptolema.

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