CHAPTER ONE

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«Dai, per favore! Non puoi mancare, Karl, ci saranno tutti!» esclamò il corvino al telefono, «Non mi piacciono le feste, Nick, quante volte te lo devo dire?». Il ragazzo non riusciva a capire perché l'altro dovesse sempre invitarlo alle sue feste stracolme di gente a lui sconosciuta, non gli piaceva il casino e non si sentiva a suo agio. Alla fine ci andava sempre e solo per lui, poiché beveva sempre qualche bicchiere di troppo e poteva rischiare di farsi male. «Ci divertiremo, Karl, promesso!» disse, «Non ti lascerò solo, ti farò conoscere nuova gente!».
«Sei proprio un idiota, Nick...» rispose il maggiore ridacchiando, «Tanto finisci sempre per essere sbronzo, e non mi calcoli mai». «Non succederà questa volta, ma ti prego, vieni! Solo questa volta, Karl, non te ne pentirai!». Il moro sembrava un bambino, e Karl trovava difficile dirgli di no. Infondo non era per il fatto che non lo voleva vedere, anzi, sarebbe morto per poterlo vedere ancora e ancora, ma sapeva che le sue feste non finivano mai bene. Non aveva nulla da perdere, se non più fiducia nell'altro. Finiva sempre per soffrire, ma alla fine era per il bene di Nick.
«Karl, ti supplico, io...» cominciò nuovamente il minore, ma il nominato non lo fece finire. «Va bene, Nick, hai vinto» disse sconfitto, «Ma hai fatto delle promesse, e ora le devi mantenere».
«Si! Grazie, Karl, sei il migliore! Non te ne pentirai, lo giuro, ci vediamo sta sera!» esclamò esaltato, giurò di poterlo quasi veder saltare. «Si, si... Ci vediamo sta sera, Nick» concluse soridendo, ma peccato che il più basso non poté vederlo. «A stasera, Karl, ti amo!» e così butto giù.
Karl si soffermò per un attimo su quella frase inaspettata. Non sapeva esattamente cosa quelle due parole significassero per Nick, e diede per scontato che non ci avesse dato molto peso e che in fin dei conti gli volesse solamente dire che gli voleva bene. Giusto, Karl era solo un'amico per Nick, non sarebbe mai potuto essere qualcuno di speciale per lui ne tantomeno il suo ragazzo. Era da ormai troppo tempo che fantasticava su un futuro che non apparteneva lontanamente a loro due, forse troppo preso dai sentimenti che l'avevano portato completamente fuori strada. Non sapeva più cosa fare, Nick era costantemente nei suoi pensieri e non azzardava neanche per un secondo ad andarsene. Lo tormentava con la sua presenza invasiva e all'inizio gli piacque quella situazione, ma col passare dei mesi capì che non sarebbe più riuscito a comportarsi da normale amico per lui. Al solo pensiero del suo sorriso Karl arrossì, si era perdutamente innamorato del suo migliore amico. «Cazzo, Nick, cosa mi fai?».

Decise di restare un po' al telefono e di giocare con il computer fino a che non si fosse fatta un'ora ragionevole per inizare a prepararsi. Quando spense il portatile, però, il suo cellulare cominciò a squillare. Lo prese in mano e sorrise quando lesse il nome di colui che lo stava chiamado: George. «Pronto?» chiese avviando la chiamata, e subito una voce al quanto allegra gli rispose dall'altro capo del telefono. «Hey, Karl, lo sai che stasera Nick da una festa, vero?» gli chiese, «Oh, certo che lo so, mi ha pregato di venirci!». Sentì George ridacchiare per poi schiarirsi la gola, «Comunque, io e Clay cominciamo a prepararci fra un quarto d'ora, quindi per le nove siamo pronti. Ti serve un passaggio?». «Mi farebbe piacere, ma non vorrei disturbare» ammise; la casa di Nick distava qualche chilometro da casa sua e avrebbe potuto prendere tranquillamente un mezzo pubblico per andarci. «Ma che disturbare! Tanto guida Clay!» escalmò ridendo, e Karl riuscì a sentire la voce del ragazzo dell'amico protestare, «Ti veniamo a prendere per le nove, allora, sii puntuale e vestiti bene!». Rise e disse di si, lo salutò e poi chiuse la chiamata.
Si guardò intorno un po' disorientato e poi scelse di farsi una doccia, mettendo in sottofondo un po' di musica. Una volta asciugatosi i capelli rivolse la propria attenzione al guardaroba, cercando qualcosa di addatto da mettere. Di certo non voleva fare colpo su Nick, e anche se ci avesse provato pensava che non ci sarebbe riuscito, ma voleva almeno vestirsi decentemente. Optò per una camicia grigia a strisce bianche e dei jeans aderenti neri, il tutto con un paio di converse alte del medesimo colore dei pantaloni. Si lavò i denti e si sistemò dei ciuffi ribelli, si mise un po' del suo profumo preferito e per ultimo indossò alcune collane e anelli. Guardò l'orario e notò felicemente che mancassero solo cinque minuti alle nove, così prese il suo cellulare ed uscì di casa. Aspettò che George e il suo fidanzato lo venissero a prendere, e i due non tordarono ad arrivare. «Ma come siamo eleganti sta sera! Pronto a fare colpo su qualcuno, Karl?» esclamò il suo amico ridendo e lui non rispose, abbassò la testa imbarazzato. In fondo George non sapeva che l'unico che aveva catturato i suoi occhi era proprio colui che dava la festa quella stessa sera. Salì in macchina, «Grazie del passaggio, ragazzi». «Ah ma di nulla! Clay avrà pure preso la patente per un motivo, no?». «Di certo non per fare il taxista a voi due!».

DRUNK LOVE [Karlnap]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora