Misunderstandings

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AXEL
Era una brutta mattinata, le notti insonni mi accompagnavano da una vita ormai.
Mi diressi verso il bagno e mi sciacquai il viso per poi fissarne l'immagine allo specchio, mi ci riuscivo a stento a specchiare a causa della mia altezza.
Mi soffermai su gli occhi verdi, il colore della speranza che covavo da bambino verso un futuro migliore. Spostai poi lo sguardo sulla mandibola spigolosa e l'accenno di barba che mi riportarono alla realtà. Quel bambino era cresciuto ormai.
Il mio cellulare si illuminò: era Angie, mi aveva chiamato tredici volte nell'arco di una giornata, era così difficile capire che non volessi parlarle? Sbuffai infastidito.
La schermata di blocco indicava le 7:05 AM, mi sarei dovuto trovare fuori casa cinque minuti prima.
Mi vestii in fretta e mi diressi alla fermata dell'autobus .
Davanti scuola ebbi il piacere di rincontrare due miei vecchi "amici", Greg e James, il primo cresciuto in mezzo alla strada, il secondo invece figlio di papà grazie al quale aveva scampato la galera innumerevoli volte.
Mi ero allontanato da quel giro ma in quel momento avevo un disperato bisogno di bloccare i pensieri, avevo un po' di liquidi a portata di mano.
Decisi di entrare in seconda ora, almeno avrei evitato di trascinare i miei problemi sul banco di scuola.
Ero appoggiato su un muretto dietro scuola quando una mano mi si posò sulla spalla e mi fece voltare.
Prima ancora che ne potessi capire l'appartenenza mi arrivò un ceffone in pieno viso. Era Ivory, lo immaginavo.
Me la ritrovai davanti, gli occhi color pece grandi e profondi erano contornati da tonnellate di mascara che gli decorava le lunghe ciglia scure. Il viso candido dai lineamenti delicati creava un netto contrasto con i lunghi e folti capelli neri sempre perfettamente piastrati. Mi rivolse uno sguardo di disapprovazione torturandosi le labbra carnose con gli incisivi.
Ci fissammo per qualche istante, avevamo molto da dirci.
<Sai questa volte eviterei volentieri di farti un discorso strappalacrime sulla tua dipendenza o una ramanzina da madre iperprotettiva. Credevo fossi sincero quando mi hai fatto quella promessa l'ultima volta che ci siamo visti. Ma ora sono sempre più convinta che tu per tutto questo tempo non abbia fatto altro che prendermi per i fondelli.>
Spezzò lei per prima il silenzio. 'Fondelli' Trattenni una risata, era così buffa, sempre elegante ed educata nell'esprimersi anche quando parlava con un imbecille come me.
Non era cambiata di una virgola. Restava sempre la piccola leggiadra principessa oscura.
Mi piaceva pensarla così, da ragazzino.
Mi stava ancora guardando di sottecchi, visibilmente innervosita.
Probabilmente si aspettava che quantomeno mi scusassi per il sorrisetto compiaciuto che le avevo rivolto involontariamente. Ovviamente non lo avrei fatto.
<Perché ridi adesso? Se continui così hai due opzioni, o andrai in galera o attraverserai il punto di non ritorno> fece lei cruda, subito dopo mi parve pentirsi di quelle parole così dirette. Il fatto era che era quasi accaduto, la seconda opzione, e avevamo sofferto entrambi parecchio in quei momenti.
Addolcì lo sguardo e incurvò l'angolo delle labbra in una smorfia dispiaciuta, probabilmente non riusciva a trovare le parole giuste per scusarsi direttamente.
La capivo, non la biasimai, non avrei mai più fatto un errore di una gravità simile per puro egoismo. Era una promessa, fatta più a me stesso che a lei.
La abbracciai, lei si aggrappò a me.
<Ho mantenuto la promessa fino ad ora ma oggi proprio non ce l'ho fatta. Sono contento che tu sia qui.> fui certo di avvertire i muscoli del suo viso adattarsi ad un leggero sorriso inumidito da una lacrimuccia.
Sorrisi anche io, poi la sentii emettere un gemito di dolore e la lasciai immediatamente.
<Stai bene?> mi preoccupai, lei annuì, mi sembrò essere un po' tesa.
Mi riavvicinai e le scostai i capelli di lato, mi accorsi dei lividi che le ricoprivano il collo e che le arrivavano fino all'inizio della schiena.
Erano impressionanti, tanto che la mia mente faticò a realizzare quell'immagine.
<Ora se provi a dire una cazzata tipo che ti ama e che è stato un incidente non parlarmi più. Scegli bene> sbottai arrabbiato, che la pazienza e le buone maniere andassero a quel paese.
<Non posso farti promesse, ho bisogno di tempo, devo vedere Daniel però. Ti prego dammi l'indirizzo.> Mi pregò lei in un sussurro flebile.
<Io non ti darò tuo fratello, non nelle condizioni psicologiche in cui ti trovi adesso. Va' via da qui Ivory.> Feci io con insolita freddezza nei suoi confronti.
Cercò di convincermi ad aiutarla e a rivelarle dove si trovasse suo fratello ma io non smossi di una virgola la mia sentenza. Per quanto dura potesse risultare.
Doveva andare via, per il suo bene.
E per quello di Daniel.

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