prologo.

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Il disastro presente sulla scrivania del mio ufficio era difficile da spiegare, documenti erano sparsi per l'intera stanza, il pavimento era pieno di fogli appallottolati e cartelle da organizzare, impilare e distribuire all'intero staff tecnico

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Il disastro presente sulla scrivania del mio ufficio era difficile da spiegare, documenti erano sparsi per l'intera stanza, il pavimento era pieno di fogli appallottolati e cartelle da organizzare, impilare e distribuire all'intero staff tecnico. Sistemare il mio spazio personale era l'unico modo per poter mettere in ordine i sentimenti contrastanti che s'erano venuti a formare dopo quelle settimane di assoluta confusione, malessere, dispiacere, negazione. Dopo venticinque anni, nessuna relazione e zero innamoramenti, avevo finalmente fatto la conoscenza con ciò che c'era di più vicino all'amore. Come un adolescente alle prese con la sua prima cotta, i primi appuntamenti tra pizze e churros divorati all'ombra di un tramonto nel punto più alto di Barcellona, mani strette nel buio di un cinema, film strappalacrime visti ancora, ancora ed ancora, l'uno tra le braccia dell'altro, paroline sussurrate per non distruggere quell'intimità, quella segretezza che definiva alla perfezione il nostro rapporto. Un relazione nata e conclusa in un schiocco di dita, nata senza che ce ne rendessimo conto, nata da sguardi complici, abbracci ed incoraggiamenti, baci nascosti nei corridoi della Ciutat Esportiva e tante, troppe, infinite e interminabili lacrime. Lacrime per la delusione, per la paura, per non essere abbastanza. Il nodo in gola che s'era venuto a formare quasi m'impediva di respirare, l'oppressione nel petto era una presenza costante nonostante avessi messo a freno le mie lacrime. Presi posto al centro della stanza, seduta sul pavimento a gambe incrociate, cominciando - con estrema lentezza - a riporre in ordine alfabetico i dossier di ogni singolo giocatore. Il tempo sembrava non scorrere mai, il respiro s'era ormai regolarizzato e il silenzio nella stanza mi permetteva di pensare, a 360 gradi, ad ogni singolo singolo istante, sorriso e bacio. Volevo sbarazzarmene in maniera definitiva, ma prima di farlo, prima di voltare completamente pagina, avevo bisogno di un momento, un singolo istante, per ripassare quei mesi di pace e beatitudine tra le braccia di un amore.. impossibile, destinato alla rovina ed al dolore.

E così fu.

—''Ne avrai ancora per molto?''

Quella voce, la sua voce, mi fece alzare il capo rapidamente, facendomi perdere completamente la concentrazione e la voglia di tornare al lavoro, rimpiazzandola con l'irrefrenabile voglia di scappare, dare le dimissioni e rinunciare al sogno più grande che avessi mai avuto, rinunciare alla mia carriera come Match Analyst del FC Barcelona.

—''Va' via, Pablo. Ho da fare.''

—''No, ti aspetto. Ti do un passaggio.''

Insisteva.

Non faceva altro che insistere senza pietà.

—''Ho la mia macchina, non ho bisogno di te.''

Scossi il capo trattenendo lacrime, per poi coprirmi il viso con entrambe le mani, contando fino a dieci e trasferendo la mia intera attenzione su me stessa, allontanando per un secondo la sua presenza, focalizzarmi su ogni mio sospiro.

—''Mar, guardami..''

—''Pablo, devi andare via. Hai capito che non abbiamo nessuna possibilità?''

enchanted | pablo gavira.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora