IV.

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❝ i don't know how to feel but i wanna try, i don't know how to feel but someday i might. ❞




Bussai una volta, due, tre. Nessuna risposta, neanche un cenno di vita, ma avrei insistito fino allo sfinimento. Non mi sarei stancato, no, sarei rimasto tutta la sera lì se fosse stato necessario. Tirai fuori il cellulare per chiamare di nuovo Ansu, ma non ricevetti nessuna risposta. Ci riprovai per altre due volte ed allo stesso tempo suonavo il campanello imperterrito. Alzai gli occhi di scatto non appena vidi una luce accendersi e una voce in lontananza, probabilmente s'era stancato di tutto il chiasso che stavo provocando. Riposi il telefono in tasca, mettendomi quasi sull'attenti, e contando i secondi affinché la porta s'aprisse dinanzi i miei occhi. E quello che vidi non mi piacque per nulla.

—''Pablo, che ci fai qui?''

Ansu era di fronte a me, con due occhiaie da spavento, occhi lucidi e viso stanco, preoccupato ed arrabbiato. Aveva la mascella serrata a tal punto da farmi rabbrividire. Forse era vero che non si sentiva bene, mi stava odiando e non potevo biasimarlo. Accennai un sorriso, tentando di fargliene spuntare uno, ma non ci riuscii. Si appoggiò allo stipite della porta, passandoci più una mano sul viso e mi fece cenno con la mano di parlare.

—"Ero, anzi sono, preoccupato per te. Non sei venuto all'allenamento oggi."

Sorrise ironicamente e scosse il capo.

—"Non sto bene, ecco tutto."

—"Che succede?"

M'azzardai a fare un passo in avanti in sua direzione, volendo poggiargli una mano sulla spalla e penso che bastó questo per farlo crollare. I suoi occhi tornare lucidi e la sua espressione di addolcì, seppur di poco, ma lo fece. Scosse di nuovo il capo e abbozzando un sorriso, come per rassicurarmi.

—''Mi dispiace, Pablo. Ne parliamo un'altra volta.''

Fece per sbattermi la porta in faccia, ma non ci riusci', perché lo fermai prima del tempo.

—''Ansu, fammi entrare, spiegami cosa sta succedendo.''

Sbuffò per poi girarsi e guardare dietro di se. C'era qualcosa, o meglio qualcuno, che gli impediva di farmi entrare, che non voleva che m'intromettessi in quel loro momento d'intimità, almeno così pensavo, credevo. Buttai un occhio all'interno, senza capire chi fosse, non riuscii ad intravedere nulla in lontananza. Forse era con la sua ragazza. Cosa c'era di male in ciò? Era il mio migliore amico, perché avrebbe dovuto tenermelo nascosto? Ritornai a guardare Ansu, con ciglia aggrottate ed anche un piccolo sorriso nervoso.

Avevo frainteso tutto.

—''Sei in compagnia, ho capito. Non pensavo avessi segreti con me, eh. Grandissimo stronzo.''

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 29 ⏰

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enchanted | pablo gavira.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora