Capitolo 1

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Mi chiamo Anna ho 13 abito a Manhattan, frequento la terza media, ho una famiglia fantastica e la mia vita é davvero bella.
Lo scrissi circa un anno fà sul bellissimo diario che mi regalò mio padre per "ricordarmi di ricordare", cosí mi disse.
Vivevo in una bellissima casa, mia madre non lavorava, mio padre invece era un rappresentate aziendale, non ho mai capito bene che lavoro fosse ma comunque portava sempre a casa moltissimi soldi.
Successe che un giorno due uomini fecero irruzione a casa nostra e arrestarono mio padre, per uscire di prigione dovette pagare una cauzione molto costosa, fu così che alla mia famiglia non rimase più niente.
Aveva collaborato a delle azioni illegali ma i miei non ne parlarono mai dal giorno in cui uscí di prigione, perlomeno non davanti a me.
Ci trasferimmo in un piccolo paese nella Georgia lontano da occhi indiscreti, in mezzo alla natura e una casa modesta dove vivo tutt'ora.
Mi chiamo Anna ho quasi 14 anni, vivo in un piccolo paese sperduto nella Georgia, frequento la prima superiore per modo di dire visto che non vado 5 giorni su 6, mia madre é una alcolizzata e mio padre la tradisce, la mia vita é veramente fantastica...
Amo correre, corro in continuazione, mi sento libera, mi sento viva quando corro: mi sfogo, mi rilasso.
Domani compio quattordici anni e non vedo l'ora naturalmente!
Non oso gridare al piano di sotto buonanotte, non so cosa potrebbe rispondermi mia madre sotto l'effetto di quello schifo.
Buonanotte a te...

...

Siii finalmente ho quattordici anni! Mi piace il numero 14...
Mio padre non c'é... non é una novità, ma non me ne frega piú di tanto, é un uomo libero, faccia quello che gli pare.
Comunque sono felice, e quando sono scesa in cucina mia madre aveva in mano una bellissima torta e un pacchetto.
Dentro c'era un ciondolo a cuore con incise delle bellissime decorazioni. Proprio bello.
Circa mezz'ora dopo entra mio padre con un altro pacchetto in mano, aveva il fiatone.
Pensai subito male e invece era ovvio che fosse andato a prendermi un regalo.
Un libro intitolato "The real dream", lo sa benissimo che odio leggere, ma ho fatto finta che mi fosse piaciuto molto.
Sono entrata in camera e tanto per vedere di cosa si trattava ho letto la prima pagina.
La prefazione, odio la prefazione, spiegava il significato dei sogni lucidi.
É quando riesci a vivere il tuo sogno come un vero e proprio momento reale, ma puoi fare tutto quello che vuoi...
Camminare sui muri, attraversare pareti, volare e tutto quello che ti passa per la mente.
In fondo i sogni non hanno limiti giusto?
Tutta la notte mi misi a pensare come sarebbe stato poter vivere i miei sogni...
Il giorno dopo promisi a mia madre che sarei andata a scuola, ma presi il libro che mi aveva regalato mio padre e andai al parco a leggere pagina per pagina.
C'era di tutto, una cosa piú stupida dell'altra, Capitolo 1 "fattori che favoriscono il sogno" Capitolo 2 "cos'é il sogno lucido" e tutte ste cazzate una dopo l'altra, anche se, a pensarci bene prima di considerarla una cazzata avrei dovuto provarla.
Decisi che quella notte avrei provato a fare questi "Sogni lucidi".

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