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Questo capitolo è un po' "strano" nel senso che qui su wp non ho visto niente di simile. Dmitri, qualche mese prima, era scappato di casa. Stava iniziando a diventare tossicodipendente e, mentre da un lato di questa cosa si vergognava, dall'altro l'unica cosa di cui gli importava davvero era trovare i soldi per comprare la prossima dose. Tuttavia a un certo punto si trova a corto di denaro. Ciò lo spinge a ritornare a casa e a cercare di convincere suo fratello di prestargli una certa somma. Non riceve quello che stava cercando, ma al contario ritrova la motivazione, ormai perduta, di ritornare alla vecchia vita di una volta.

Spero che la storia vi piaccia )))



Il rumore di passi pesanti e affannati ruppe il silenzio che, assieme alla notte, era calato sulla foresta. Quell'irregolare sequenza di suoni misteriosamente troppo inusuali per appartenere ad un umano si diffondeva lungo il sentiero e oltre trasportata dal fresco vento notturno e dalla paura degli uccelli che, udendola, si levavano in volo. Non era qualcosa di naturale, non era né un uomo né un animale, non sapeva di vita ma di carogna. Era forse un alieno, venuto da un pianeta lontano? O un essere modificato e reso mostro? La sua ombra veniva proiettata dal chiaro di luna sulle cortecce degli alberi e sulle loro chiome, diventando ancora più minacciose dalle irregolarità delle stesse. Respirava affannandosi, fermandosi solo una volta ogni tanto quando, con il cuore in gola gli pareva di essere già sul punto di collassare al suolo privo di sensi. Ma poi, in preda ad un febbrile furore, ripartiva dopo appena una manciata di secondi con i suoi passi faticosi ad arrancare lungo il sentiero. Cos'era a mettergli così tanta fretta? Cos'era che lo costringeva a continuare a correre anche se le sue forze lo stavano sempre più rapidamente abbandonando?

Dmitri seguiva una fioca luce che di tanto in tanto faceva capolino da dietro qualche tronco di quercia. Né quella, né la pallida illuminazione servita dalla luna piena erano sufficienti ad illuminargli la strada, e proprio per questo il ragazzo continuava imperterrito ad inciampare e a ruzzolare goffamente al suolo. Aveva fatto quel sentiero un numero incalcolabile di volte, essendo quello uno dei tanti modi per arrivare a casa sua, ma quella non era una situazione normale. Non era uno di quei tipici casi in cui usava quel percorso per accorciare la strada dalla fermata dell'autobus a casa quando tornava da scuola, no. E non era nemmeno una cosa che faceva tanto volontariamente. Si era trovato costretto, nonostante la promessa che si era fatto, a ritornare. Continuava ad avanzare a fatica trascinando i piedi e inciampato ogni 3 metri, ripetendosi in continuazione che era ancora sempre in tempo a girarsi e tornare indietro. Ma no, ogni volta finiva sempre per rispondersi che se non fosse andato, sarebbe morto. Letteralmente.

E pertanto continuava, continuava a spingersi oltre i propri limiti anche se il suo corpo dava ormai da tempo forti segni di cedimento sotto a tutta quella pressione. Continuava a trascinare i piedi e a inciampare, a rialzarsi e a continuare ad arrancare. La sua fronte era impegnata di sudore gelido, i suoi muscoli erano contratti e i denti stretti a tal punto da far diventare bianche le gengive. Non sembrava un umano. Sembrava più uno strano essere a metà strada tra uno zombie e una bestia feroce. I suoi occhi erano iniettati di sangue, rossi e semichiusi come se stesse per crollare addormentato. Ma il resto del suo corpo era ben lontano dal dormire. Tremava e si agitava, pareva che un essere nascosto sotto la sua pelle stesse cercando di uscire. Ma no, era solo lui e le sue impressioni. Grondante di sudore freddo, scosso da quei brividi e dolore alle ossa che stava cercando in ogni modo di avvertirlo che stava per morire, continuava il suo cammino. Perché lo stava facendo perché stava tornando a casa? Non aveva forse detto basta? Non era forse scappato via nascondendo la faccia dalla vergogna che lo perseguitava per le sue azioni?

No. Semplicemente non aveva saputo reggere al dolore, non aveva avuto abbastanza fegato per continuare a vivere la vita che lui stesso aveva scelto.

I brividi che scuotevano il suo intero corpo da capo a piedi aumentavano di intensità ad ogni secondo che passava senza giungere in vista della casa mezza imboscata tra gli alberi. La sua fronte, imperlata di sudore gelido, tremava anch'essa. I suoi denti, stretti spinti l'uno contro l'altro dai potenti muscoli delle mandibole, mandavano fitte lancinanti di dolore. Sembrava che il ragazzo fosse stato colpito da un febbrile morbo sconosciuto, che lo avrebbe torturato fino a portarlo ad una lunga e dolorosissima fine.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 17, 2023 ⏰

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