4 capitolo

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"MERDA" impreco fra me e me.
È da circa un'ora che provo a coprire il livido nell'occhio con un pó di trucco, ma evidentemente non posso fare miracoli.
Dovrò inventarmi qualcosa, non voglio dire a Jason quello che è successo.
Il suono del cellulare interrompe i miei pensieri e prendendolo, il mio nervosismo sparisce.
"Hey"
"Ciao Jason"
"Sei pronta per uscire"
"Si"
"Bene, sarò li fra cinque minuti!"
"OK, per me va bene. Jason..."
"Si?"
"Fammi un favore"
"Ogni tuo desiderio è un ordine principessa" quelle parole mi fanno sorridere.
"Non bussare, aspettami fuori. Preferibilmente non proprio davanti casa mia"
"Ok. È strano, ma in fondo io stavo per buttarmi dal tetto di un ospedale per farti compagnia, quindi non posso giudicarti" cominciamo a ridere e dopo aver staccato la telefonata comincio a prepararmi.

Dopo aver indossato una maglietta e dei pantaloncini abbastanza corti, mi dirigo silenziosamente verso la porta per uscire.
Fortunatamente mio padre non si accorge di me, cosi vado verso Jason che è seduto sul marciapiede non molto lontano da casa mia.
"Erika! Cosa ti è successo all'occhio?" mi chiede preoccupato.
"Sono caduta con la faccia sul tavolo" mi affretto a dire, anche se non sono mai stata brava a dire cazzate.
"Fa male?" chiede lui agitandosi ancora di piu.
"Jason sto bene, rilassati"
"Nessuno deve far male alla mia principessa, nemmeno uno stupido tavolo"
"Hai intenzione di denunciarlo?" dico sarcastica.
"Ci penserò, per ora voglio solo andare al parco e rilassarmi" il mio Jason spensierato è tornato.

"Quella sembra un pavone, la vedi la coda?" dice Jason.
Ci ritroviamo distesi sull'erba del parco a cercare di capire il significato della forma delle nuvole.
"Ti ho detto di NO. Quello è un castello"
"Ok, ok. Hai ragione tu" lui si gira e mi guarda ridendo.
"Perché stai ridendo? Io sono seria, non si scherza su queste cose" cerco di assumere un'aria disinvolta, ma non ci riesco.
"Adoro questo suono"
"Cosa?" dico confusa
"La tua risata. E come per un ceco vedere per la prima volta"
Rimango a bocca aperta a quelle parole.
Lui è cosi dolce con me, come faccio a non innamorarmi?
Sento le sue labbra sulla mia guangia e quel piccolo tocco si propaga per tutto il mio corpo.
Chiudo gli occhi per un attimo e penso di trovarmi in paradiso.
Le sue labbra si staccano da me all'improvviso e lo sento tossire molto forte.
"Jason va tutto bene?" chiedo preoccupata.
"Si, sarà l'allergia" mi dice continuando a tossire.
Lo aiuto ad alzarsi e mi attira improvvisamente fra le sue braccia.
"Scusa" mi sussurra.
"Va tutto bene" lo tranquillizzo.
"Penso che oggi dovrò tornare prima a casa"
"Ok. Se vuoi io torno da sola, non c'è alcun problema"
"Non se ne parla neanche, forza andiamo" mi porge la sua mano e io l'afferro.

Stiamo camminando tranquillamente verso casa mia e nessuno dei due ha parlato per tutto il tragitto.
Jason sembra essere pensieroso, così provo a rompere il ghiaccio.
"Va meglio l'allergia?"
"Si" dice lui con gli occhi rivolti verso terra.
"È per questo che l'altro giorno eri in ospedale?"
Lui fa un piccolo sorriso triste prima di rispondermi.
"Diciamo di si" si ferma un attimo a guardarmi e poi prosegue a parlare.
"Non ne potevo più di sentir parlare mia madre con l'infermiera, cosi sono salito sul tetto per prendere una boccata d'aria"
"E mi hai incontrata" dico sorridendo.
"Eh già" mi sorride anche lui "odio la mia allergia, ma a quanto pare si è resa utile in qualche modo"
"La adoro anch'io per questo"

Mentre continuiamo il nostro cammino Jason mi racconta della sua famiglia.
È figlio unico, ma i suoi genitori gli hanno sempre detto che con lui e come averne dieci.
Suo padre, dopo essersi ritirato dall'esercito, è diventato un meccanico, mentre sua madre e una maestra di scuola materna.
"Bene, siamo arrivati" dice Jason, e quelle parole mi fanno tornare alla realtà.
"Eh già" dico io fingendo un sorriso.
Lui si avvicina a me, dandomi un bacio sull'occhio nero.
"Attenta ai tavoli" mi dice scherzando.
"Ci proveró" dico ridendo.
"Ascolta, domani vado con i miei in campeggio e mi chiedevo se tu volessi venire!?"
"SI!" dico entusiasta.
"Wow, fantastico!"
"Ho sempre amato il campeggio"
"Ok, allora passiamo a prenderti domani mattina alle otto"
"Non mancheró"
"Notte piccola"
"Notte"

Rientro a casa e non sento mio padre chiamarmi, cosi decido di salire in camera mia.
Quando entro lo vedo con una valigia in mano e i miei vestiti dentro.
"Che stai facendo?" dico spaventata.
Lui si gira e mi guarda con un sorriso inquietante.
"Goditi questi giorni, perché accadrà qualcosa molto presto"
Lui mi passa accanto uscendo dalla mia stanza.
"Domani andrò con un amico in campeggio" le parole mi escono dalla bocca senza che io me ne accorga.
"Divertiti" mi dice tranquillamente.
Mi ha detto di divertirmi. Non ci posso credere, c'è qualcosa che non va.
Mentre provo a prendere sonno le parole di mio padre mi riecheggiano nella mente, ma fortunatamente riesco ad addormentarmi e gli incubi vengono sostituiti da un volto angelico, occhi azzurri e capeli biondo scuro...Jason

Hey, sono sempre io. Spero che la mia storia vi stia incominciando a piacere, perché accadranno cose veramente strane nei prossimi capitoli. Vi prego di commentare per darmi qualche consiglio
PS. Scusate eventuali errori

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