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▶️ Play: Pensando a lei - Shiva

"Shawty's like a melody in my head that I can't keep out, got me singing like: nella notte penso a lei, nella testa come un replay"

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Ero giù in strada da tutta la sera, nemmeno il giubbotto riusciva più a ripararmi dal freddo e la metà dei miei amici già era rincasata o aveva trovato di meglio da fare.

Era solo l'una di notte, mica potevo andarmene. Almeno non finché non avrei finito di vendere anche gli ultimi grammi. Non sarei mai e poi mai tornato a casa dai miei con la droga addosso. Con che coraggio l'avrei fatta entrare quella merda? Non potevo farlo, avevo troppo rispetto per i miei genitori per fare una roba del genere. Non avrei mai avuto le palle di nasconderla sotto al materasso, a due centimetri da dove mio fratello piccolo dormiva, né di abbracciare mamma con quello schifo nelle tasche.

Ok fare le cazzate, ma solo a patto di non coinvolgere neanche lontanamente la mia famiglia. Loro mi hanno cresciuto bene, con dei valori, e giuro che non li ho persi per strada... è solo che la strada sa come farti fare quello che vuole lei.

Seduto con i piedi a penzoloni giù da un muretto, con me c'erano solo Andre e Mo, che non avevano un cazzo di meglio da fare se non tenermi compagnia, noncuranti dell'orario. Anche se era un mercoledì, l'indomani mattina non avrebbero dovuto comunque fare un bel niente.

"Quanto hai fatto?", mi aveva chiesto Morad, indicando con un cenno del capo il borsello che tenevo a tracolla.

"Boh, penso tipo cinquanta euro, poca roba stasera".

Spicci. Che merda.

"Di sto passo diventi milionario", mi aveva preso in giro Andre, dandomi una pacca sulla spalla.

"Minchia, ci pensi? Averne così tanti da non sapere manco che farci...".

"Sì, però se fossi ricco mica saresti qui in quartiere con noi", mi aveva fatto notare Mo ridendo.

Nonostante la frase del mio amico potesse potenzialmente diventare uno spunto di riflessione sul fatto che non tutto il male venga per nuocere, non avevo intenzione di fare discorsi seri.

"Appunto... sai che bellezza!".

"Vaffanculo Sami, tanto lo so che, anche se non ce lo dici mai, in fondo ci vuoi bene e vuoi bene pure a 'sti palazzi".

La prima parte era assolutamente vera, mi sarei buttato nel fuoco per i miei fratelli, ma la seconda... Beh, discutibile. Come si fa a voler bene ad un posto che non t'ha mai dato un cazzo? Che ti ha reso la versione peggiore di te stesso? E' vero, se non fossi nato qui non avrei mai conosciuto i miei amici, 'sto posto mi ha cresciuto, ma allo stesso tempo mi ha limitato tanto.

Mi ero accarezzato involontariamente la collanina che mi aveva regalato Ali per il mio compleanno e avevo iniziato a giocare con il pendente d'oro, picchettandomelo sulle labbra nervosamente.

Cazzo, erano già passati tipo dieci giorni. Avevo compiuto diciannove anni e quasi neanche me n'ero accorto.

I miei amici mi avevano portato in giro per locali, mi avevano fatto divertire festeggiando per quasi una settimana intera e manco avevo realizzato che era passato così tanto da quando Ali aveva fottuto la collana. E da quando io avevo fottuto Ludo.

Io con loro non l'avevo dato a vedere, non volevo che sapessero quanto ero sfigato a pensare ad una tipa da una botta e via, mi ero comportato da gradasso vantandomi con loro di essermela portata a letto, ma in realtà appena restavo da solo ripensavo a Ludovica come un vero e proprio coglione.

LeiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora