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Presi il sacchetto che avevo lasciato sul tavolo e mi sbrigai a infilarmi le scarpe.
Dovevo dare la roba ad un cliente non abituale,quindi speravo di accontentarlo con ciò che gli avrei dato.

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Stanca stremata di questa giornata,che sembrava non finire più mi buttai sul divano.
Mi chiamo Miriam e ho vent'anni. Sono italo-colombiana.
Ultimamente il mio lavoro non sta andando bene. Pochi clienti,quindi pochi soldi. So benissimo che qualcuno ha riferito qualcosa a qualcuno.
Ho iniziato a spacciare qualche anno fa,due ragazzi mi convinsero dicendomi che era un modo molto più facile per guadagnare i soldi,ma non era così. Dopo essere finità in comunità e anche in carcere capii che quello che facevo ogni giorno era sbagliato solo che era troppo tardi,tornare indietro non mi avrebbe aiutata.
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Erano le sei di mattina ed io ero stanchissima,lavoravo in un bar . Facevo il turno di mattina perché la sera avevo le mie " faccende da svolgere " e quindi non avevo tempo.
Salutai Alessio e mi misi subito a fare due caffè macchiati.  Di solito il bar si riempiva in pomeriggio e verso le sette ,otto di sera veniva molta gente solo per prendere birre o gelati. Odiavo quell'ora perché era pieno di pedofili in giro e anche di ragazzi maleducati. Una volta mi è capitato di sentire un fischio,gli tirai la lattina di red bull che avevo in mano ferendo quel ragazzo sulla mano.

Siamo come fantasmi che non possono toccarsi// Baby gangDove le storie prendono vita. Scoprilo ora