Louis, I'm not gay

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Solito cliché. Pensò Harry.
Finalmente quando tutto stava andando per il verso giusto lui era costretto a cambiare scuola, di nuovo. Ma perché il padre doveva essere spostato da un posto a un altro per quello stupido lavoro? Poi però penso anche che quello stupido lavoro gli dava il via libera per comprarsi tutte le cose costose di cui credeva di aver bisogno.
Però era felice che finalmente non erano andati a sbattere in uno stupido e insipido paesino, Londra era senz'altro il posto in cui avrebbe voluto vivere una volta finiti gli studi.
Ricevette un messaggio dalla ragazza che aveva lasciato nel vecchio paese, non voleva leggerlo in realtà ma era curioso.
"Amore! Com'è la nuova casa? Ti piace Londra? Vedrai ti troverai bene li. Fammi sapere quando posso venirti a trovare. Già mi manchi, ti amo."
E pensare che stava per lasciarla prima di andare via di li. Le relazioni a distanza erano la cosa che più odiava al mondo e odiava anche farsi i chilometri senza una macchina, quindi si, voleva davvero lasciarla.
Ma poi Jennifer si era messa a piangere quando gli aveva dato la notizia della sua partenza e non se l'era più sentita di lasciarla in quel momento.
Avrebbe aspettato una settimana e poi l'avrebbe lasciata via skype dando la colpa alla lontananza.
"Si la casa è bella e anche la città. Salutami tutti, non mi va di rispondere le stesse cose per trenta messaggi. Poi ti faccio sapere, ti amo."
Ripose il telefono nella tasca stretta dei jeans convinto che non appena si sarebbe piegato gli sarebbe schizzato via per la troppa pressione e perché più a fondo di così non ci poteva andare.
L'unica macchina disponibile l'aveva presa il padre, l'altra se la sarebbero fatta portare di li a qualche giorno. Non vedeva l'ora di prenderla e andarci a fare un giro per le strade della città, magari anche rimorchiando qualche ragazza o anche qualche ragazzo.
Se la ragazza avesse saputo della sua bisessualità lo avrebbe di certo lasciato.
Iniziò a prendere in considerazione l'idea di dirglielo per non avere sulla coscienza la fine di quella storia.
Non è che lui non l'aveva detto a nessuno per la vergogna, anzi, lui ne andava fiero perché si riteneva libero di poter amare chi voleva senza essere recintato da una cosa stupida come il corpo anche se era l'aspetto fisico che lo attirava all'inizio. Lui semplicemente non l'aveva mai detto a nessuno perché non avrebbe avuto motivo dato che passava solo un discreto periodo di tempo in un posto e se faceva qualche scappata con un ragazzo era solo uno totalmente lontano dal posto in cui viveva.
-Ti serve un passaggio?- il padre prese le chiavi della macchina e glie le dondolò davanti al naso mentre il riccio cercava di sbrigarsi a far colazione.
Non gli importava di arrivare tardi il primo giorno di scuola, ma bensì di non riuscire a prendere l'ultimo banco infondo alla classe.
-Se puoi- alzò le spalle e fissò il padre che gli sorrideva.
Avevano gli stessi occhi verdi anche se il taglio di Harry era più simile a quello della madre.
-Dai andiamo capellone.- il padre gli fece cenno di sbrigarsi. Harry pensò che il suo carattere non si addicesse per nulla all'uomo che dimostrava di essere. La giacca e la cravatta non facevano per lui, era troppo solare e pieno di vita per quell'indumento così serio che sprizzava la parola "lavoro" da ogni cucitura.
-Alla mia età anche tu ne avevi così tanti.- disse sbuffando mentre metteva la ciotola vuota dentro il lavandino.
-Bei tempi- sospirò il padre prendendo la sua ventiquattrore e passandosi la mano tra i capelli brizzolati e corti.
-Dai andiamo sennò facciamo tardi tutti e due.- Harry prese lo zaino nero, apparentemente vuoto e si diresse verso il portone di casa.
-Non ti copri? Guarda che non fa caldo.-
-Papà ho diciannove anni.-
-Perché uno a diciannove anni non può ammalarsi?-
Harry sbuffò e prese il suo trench nero e lungo.
-Non capirò mai il tuo modo di vestire- il padre scosse la testa sorridendo.
-Questo è perché non ne capisci nulla di moda-
Salirono in macchina, il padre accese la radio su una stazione che i due amavano per via degli ottimi gusti musicali dai conduttori.
Partì una delle loro canzoni preferite e si misero a cantare come matti tra un sorriso e l'altro.
Avevano davvero un ottimo rapporto e alla madre piaceva vederli così uniti.
-Ciao campione- il padre scompigliò i capelli di Harry affettuosamente e lui cercò di ritrarsi lamentandosi.
Prima di scendere dalla macchina se li rimise a posto.
-Ciao rompitore di capigliature.-
-Pensa a studiare, asino.- lo spinse ridendo fuori dalla macchina e Harry lo salutò ringraziandolo con un sorriso sincero.
Era davvero una schiappa a scuola e lo ammetteva. Non gli andava proprio di studiare, era come allergico a quel verbo.
Si avviò lentamente nella scuola tra gli sguardi curiosi di tutti quelli che sarebbero stati i suoi compagni.
Finalmente nessuno criticava il suo modo di vestire anche se non era tipicamente londinese ma più americano. Ammise tempo fa che la sua ispirazione veniva da un Johnny Depp bohemien, forse solo ritoccato un po' per sembrare meno pretenzioso.
C'erano molti volti, alcuni lo colpirono meno di altri. Vide gente di ogni tipo, dal secchione allo sbruffone, dallo sfigato al figo della situazione che stava in un angolo a fumare...e non l'aveva nominato senza un motivo. Un ragazzo in disparte aveva davvero attirato la sua attenzione.
Quella giacca di pelle gli fasciava le braccia muscolose, la barbetta incolta gli dava quell'aria trasandata senza sembrare del tutto un barbone. A pochi passi da lui una ragazza lo guardava incantata e riusciva benissimo ad immaginare il perché. Ma anche la ragazza non era male.
Andò in segreteria per farsi assegnare la classe che trovò senza problemi grazie alle indicazioni della segretaria.
La classe era vuota e lui poté prendere il posto che tanto desiderava.
Si mise seduto con le cuffiette nell'orecchio e la testa poggiata sopra le braccia incrociate sul banco. Il sonno se lo stava portando in gloria.
In pochi minuti la classe si riempì e lui fu svegliato senza pudore da una mandria di casinisti senza pietà.
-Ma che cazz...?- si tirò su frastornato prima di realizzare dove fosse e in quale preciso istante.
Giusto, scuola. Pensò sbuffando tra se e se.
-Ei abbiamo un ragazzo nuovo!- una ragazza dai tratti tipicamente inglesi gli sorrise mettendosi davanti alla faccia assonnata del ragazzo che le sorrise a sua volta.
Era davvero una bella ragazza.
-Come ti chiami?- il suo sorriso si allargò ancora di più lasciando vedere al ragazzo la dentatura perfetta e bianca che sembrava quasi emanare luce.
Al diavolo Jennifer, la lascerò prima del previsto.
Dopo quel pensiero tirò fuori l'espressione che usava sempre per rimorchiare qualcuno. Quell'espressione non lo deludeva mai.
-Harry, te?- sorrise poggiandosi spavaldo allo schienale della sedia.
-Eleanor-
-Bel nome, bello quasi quanto la proprietaria.- sorrise alzando soltanto l'angolo destro della bocca. La ragazza sembrò arrossire.
-Il posto vicino a te è libero?- Harry sorrise vedendola così imbarazzata ma si tenne pronto per rispondere.
-In realtà lo stavo riservando per qualcuno di speciale con cui vale la pena passare il tempo.-
-Oh, scusami.- sembrava dispiaciuta e ancora più imbarazzata.
-Quindi direi che è tuo.- riprese Harry felice di vedere la reazione sorpresa ed entusiasmata della ragazza castana di fronte a lui.
Eleanor si mise subito vicino al ragazzo posando la borsa sul banco, prima che si potesse mettere seduta, Harry, gli aveva già dato una guardata sul sedere convincendosi dell'ottima scelta.
Gli arrivò un messaggio e lo aprì senza far caso a tutti gli occhi che lo guardavano chiedendosi chi fosse.
"Ei Harold, come va il primo giorno di scuola?"
Era soltanto Sam, l'amico più stretto che si era fatto nel vecchio paese che aveva appena lasciato.
-Harold eh?- si girò e vide che un Eleanor sorridente gli spiava i messaggi.
Sorrise mettendo il blocco e girando la testa verso di lei che si scostò per paura di essere troppo vicina.
-Si ma tutti mi chiamano semplicemente Harry.- alzò le spalle continuando a tenere lo sguardo fisso su di lei.
-Non rispondi?- quel sorriso prima o poi glie lo avrebbe spento con un bacio. Ne era più che sicuro.
-Diciamo che ho di meglio da fare.- le fece un veloce occhiolino prima di voltare di nuovo la testa davanti a se.
-Tipo?-
Sorrise per la curiosità della ragazza.
-Tipo fare conversazione con un'impicciona.- le sorrise di nuovo e lei arrossì bruscamente tirandosi più indietro per non essere invadente.
-Non sono un'impicciona.-
-Si invece, ma sei anche molto carina.- si voltò di nuovo perché in quel momento in classe entrarono quattro ragazzi che fecero un baccano assurdo.
Riconobbe quello all'entrata della scuola con una sigaretta in bocca.
I banchi opposti ai suoi, in fondo alla classe, erano stati lasciati liberi per loro dagli altri ragazzi della classe quasi come se fossero già stati riservati e con il nome sopra.
Harry lo trovò ridicolo anche se quello era il trattamento che gli riservavano nella vecchia scuola.
-Ei Ele! C'hai per caso abbandonato?- uno di quei ragazzi si avvicinò ai loro banchi con l'aria curiosa e sorpresa ma senza perdere il sorriso.
-Ho trovato una compagnia migliore.- disse lei sorridendo e alzando incurante le spalle.
-Oh si, l'ho notato.- il ragazzo si voltò verso Harry,che cercava a tutti i costi di trattenere un risolino, e gli sorrise quasi ammiccando.
-Stai lontano Tommo.- quello della ragazza parve quasi un avvertimento che fece definitivamente scoppiare a ridere il riccio.
-Scusate mi spiegate cosa succede?- Harry passò lo sguardo da Eleanor a quel Tommo restando quasi incantato quando si soffermò sui suoi occhi azzurri.
-Lui è il mio fratellastro, un rompi palle assurdo.- Eleanor sorrise indicandolo.
-Piacere, Louis Tomlinson.- gli porse la mano e Harry l'accettò sorridendo.
-Harry Styles.-
-Sei nuovo di qui? Insomma sei di Londra o no?- si mise seduto con solo una coscia sul banco dando le spalle alla sorellastra. Aveva un sorriso bellissimo secondo Harry.
-No, non sono di Londra.-
Che strano, e pensare che all'inizio aveva messo gli occhi sulla sorellastra di quel tipo.
-Sei un tipo di poche parole, mi sbaglio forse?-
-No, diciamo che la bocca preferisco tenerla impegnata in altro.- Harry notò piacevolmente che il ragazzo si era irrigidito che aveva portato istintivamente la mano sul cavallo dei pantaloni mentre Eleanor sbuffava infastidita.
Era già gelosa del ragazzo riccio?
-Ei Tommo, vuoi il posto attaccato al muro o...- un biondino da uno strano accento si avvicinò a loro dando una pacca sulla spalla al ragazzo castano che non smetteva di sorridere ad Harry.
-Muro, addosso al muro- disse senza staccare gli occhi da Harry che però reggeva bene il suo sguardo anche dopo quella frase che decretò come un pallido invito a provarci.
-Ti piace stare addosso al muro, Tomlinson?- Harry gli sorrise spavaldo.
-Dipende in quale situazione.-
-Ok la piantate? Tomlinson vattene!- Eleanor spinse giù dal banco il suo fratellastro facendo sorridere Harry e restare di sasso Louis.
-Comunque piacere, sono Niall.- il biondino salutò con un cenno della mano Harry che ricambiò sorridendo.
-Harry-
-Loro sono Liam e Zayn.-
Ecco chi era quel fico con la sigaretta! Zayn!
Il ragazzo era davvero combattuto, dentro quella cazzo di classe erano uno meglio dell'altro. A partire da quel tale Louis Tomlinson.
Poi però pensò che la sua prima scelta era comunque ricaduta sulla ragazza e poi che ne sarebbe stato del suo principio di non provarci con i ragazzi della sua scuola? No, doveva restare fedele alle sue regole.
Quando entrò la professoressa si presentò velocemente e fece l'appello. Harry fu costretto a presentarsi davanti a tutti con la sua aria di menefreghista strafottente che già faceva impazzire Louis.
Dopo la prima ora i quattro ragazzi iniziarono a fare casino e a dare fastidio ai ragazzi davanti a loro ovviamente scherzando, non odiavano nessuno e era questo che li rendeva assolutamente i migliori.
Harry si divertiva a guardarli e ripensò a quando anche lui con i suoi amici facevano i cretini per far ridere la classe.

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