Capitolo 3

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Sentivo un rumore da lontano. Un bip incessante, ma era come se fosse ovattato. Cercai di aprire gli occhi, ma le mie palpebre erano pesanti. Cercai di muovermi, ma tutto il mio corpo era troppo pesante.

Concentrai le forze e spalancai gli occhi. La luce bianca penetrò istantaneamente nelle mie pupille, costringendomi a richiudere le palpebre e ad emettere un gemito di dolore, o almeno, quello che ne uscì. Sentii un rumore di fianco a me, come se una sedia avesse strusciato velocemente per terra; ma anche quello era come se provenisse da lontano.

Riprovai ad aprire gli occhi, questa volta lo feci lentamente, lasciando entrare pian piano la luce e permettendo ai miei occhi di abituarsi alla luce.

Mi trovavo in un letto, era tutto bianco. Alla mia sinistra c'erano diversi macchinari dai quali partivano diversi fili, tutti collegati al mio corpo. Devo trovarmi in ospedale, pensai. Alla mia destra, invece, si trovava un'enorme finestra dalla quale entrava un sacco di luce; da lì si riuscivano solo a vedere le punte deli altri palazzi. In piedi davanti alla finestra c'era una figura, un uomo molto alto e molto muscoloso, ma non riuscivo a vederne la faccia, sia a causa della mia vista ancora sfocata, sia a causa della troppa luce che entrava dalla finestra. La figura si avvicinò a me "Come ti senti?" disse in tono preoccupato.

Riconobbi subito quella voce. Capitan America. Nulla uscì dalla mia bocca. Alzai una mano e la portai sulla mascherina che si trovava sopra la mia bocca. La tolsi e tentai di parlare nuovamente. Solo un soffio lasciò le mie labbra. Steve si avvicinò, prese la mia faccia tra le sue mani e parlò nuovamente "Ti prego dimmi che stai bene".

I nostri nasi quasi si sfiorarono, i suoi occhi guardavano fissi i miei, erano in cerca di una risposta, il suo respiro era leggero e veloce. La sua faccia è decisamente vicina alla mia. Mio dio... i suoi occhi... non avevo mai visto nulla di così azzurro... Il mio cuore iniziò a battere fortissimo, uno dei macchinari alla mia sinistra iniziò ad emettere dei 'bip' frenetici. Il capitano mi lasciò andare immediatamente "Scusa non volevo spaventarti" disse ancora più preoccupato.

Non mi hai spaventata...

"Amy, ti prego, dimmi che stai bene..."

"Sto... bene.... Credo..." balbettai "Come fai a sapere... il mio nome?" dissi con un filo di voce.

La risposta fu semplice "Stark"

"Cos'è successo?" chiesi ancora intontita

Il capitano sospirò profondamente "Non ricordi nulla?"

Cercai di ricordare qualcosa, ma era tutto sfocato nella mia testa. Scossi il capo.

"Beh per farla breve, mi hai salvato la vita"

Spalancai gli occhi. COSA?! Iniziai a tossire, Steve mi aiutò a tirarmi su e mi aiutò a bere dell'acqua. Mi spiegò che mi ero messa in mezzo e per fortuna ero stata colpita su un fianco. Come mi fossi rotta un polso e i diversi tagli che avevo in faccia rimanevano ancora un mistero.

Con l'aiuto di Steve riuscii a ricordare tutto.

Rimasi un attimo in silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto, poi l'eroe disse caldamente "In un paio di giorni sarai fuori di qui"

"Oh spero proprio di no..." dissi amaramente "La mia casa è andata distrutta e... e il mio lavoro... non ho più una casa, né un posto in cui lavorare" il mio respiro si fece rapido e pesante

"Hey calma" prese la mia mano tra le sue, il suo gesto ebbe tutt'altro effetto che quello di calmarmi. Proprio in quel momento la porta si spalancò e entrò il miliardario "Cosa state facendo?"

Diventai rossa in viso e liberai la mia mano da quelle del capitano. Oltre che essere nel panico ora ero in imbarazzo. Steve si voltò verso Tony e in un attimo il suo voltò si illuminò, poi si voltò verso di me e riprese il suo discorso "Vedi, lui è ricco" fece un cenno con il capo verso il miliardario

Save me CapDove le storie prendono vita. Scoprilo ora